MESSINA. Il piano di riequilibrio va votato entro il 2 dicembre, non entro il 23 novembre come indicato dal sindaco Cateno De Luca. E il motivo è che  vuole  “fare adottare a occhi chiusi provvedimenti di indirizzo di grande rilievo“. E’ la tesi sostenuta da MessinAccomuna in un violentissimo comunicato, inviato prima ai consiglieri comunali (ieri) e poi diffuso alla stampa.

“La proposta del Sindaco di approvare 30 delibere in Consiglio entro il 23 novembre non ha senso tecnico e amministrativo e serve solo a fare adottare a occhi chiusi provvedimenti di indirizzo di grande rilievo – scrivono dal laboratorio di partecipazione politica – Nessuna città ha approvato provvedimenti prima del piano di riequilibrio, perchè i provvedimenti attuativi devono seguire l’atto di programmazione (il piano). Se si vuole giungere prima dell’approvazione della Corte dei Conti, si possono usare i 90 giorni di legge per discutere e deliberare tutti gli atti conseguenti ritenuti necessari. Il termine del 23 novembre è del tutto arbitrario e immotivato, visto che per legge la scadenza è il 3 dicembre (11 giorni dopo). Il Consiglio dovrebbe discutere anzitutto il piano e la sua dimensione finanziaria per approfondire col tempo dovuto l’opportunità e la portata delle singole misure e valutare la possibilità di azioni e modalità alternative o integrative. Anche per evitare che i messinesi siano gravati da sacrifici non dovuti che potrebbero danneggiarli”.

Ieri pomeriggio, MessinAccomuna aveva inviato una nota dello stesso tenore anche ai consiglieri comunali, per “metterli in guardia”:

“Secondo il “cronoprogramma” del Sindaco il Consiglio Comunale dovrebbe approvare in 4 giorni ben 30 delibere, per giungere il 23 novembre all’adozione del nuovo piano di riequilibrio. È una proposta che non ha senso. Nessun Comune che abbia aderito al riequilibrio finanziario ha mai approvato preventivamente le delibere che danno attuazione al piano. Il piano di riequilibrio è un atto di programmazione e i provvedimenti attuativi vanno adottati a valle, e non a monte. Fare l’opposto è illogico: è come dire che nella programmazione urbanistica i “piani particolareggiati” debbano precedere il Piano Regolatore. È un’ipotesi impensabile, contraria al buon senso e alle pratiche di buona amministrazione; a maggior ragione se si tratta di meri atti di indirizzo. A che serve allora questa maratona? A nulla. O forse a ottenere l’approvazione a occhi chiusi di provvedimenti di grave importanza, mascherandoli da presunta “necessità” per evitare ogni discussione sul loro merito politico e sulla loro stessa rispondenza al risanamento finanziario di Messina”.

“Volendo assegnare tempi per l’adozione degli atti conseguenti, va considerato che Ministero e Corte dei Conti hanno in totale 90 giorni per l’approvazione finale del piano. Ci sono tre mesi per pervenire alla migliore versione dei provvedimenti attuativi, consentendo al Consiglio di svolgere in maniera consapevole e costruttiva il suo ruolo di organo deliberante. Un Consiglio responsabile dovrebbe oggi calendarizzare il corretto ordine dei lavori in modo da discutere entro i termini di legge (il 3 dicembre, non il 23 novembre!) il piano di riequilibrio e adottare nei tre mesi successivi gli atti conseguenti di sua competenza”.

“Ciò anche perché: 1) prima delle singole delibere va definita con certezza l’entità finanziaria della manovra; 2) molti degli atti proposti sono irrilevanti rispetto al riequilibrio finanziario; 3) per molti altri possono esservi alternative importanti, da considerare in maniera approfondita per non appesantire i cittadini con sacrifici inutili frettolosamente stabiliti”.

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