MESSINA. Non arriveranno in città nè i venti milioni per “superare le criticità conseguenti all’emergenza idrica, alla città di Messina, per le attività di ricerca idrica e la realizzazione delle opere di approvvigionamento idrico”, nè i 25 per “bonificare e valorizzare l’area ex Sanderson ricadente nel territorio della città di Messina”: erano due degli emendamenti proposti nella finanziaria 2018 da Cateno De Luca in qualità di deputato regionale, due mesi fa, e usati spesso anche in campagna elettorale. E sono stati cassati.

Lo ha stabilito il Ragioniere generale dello stato nell’esame della legge di stabilità pubblicata l’11 maggio, che il ministero di Economia e Finanze valuta nei singoli contenuti per controllare se siano ammissibili e se le fonti di finanziamento siano congrue con gli obiettivi.

All’interno dell’articolo 99, “Interventi nell’ambito della programmazione regionale unitaria”, sono presenti i due commi proposti da De Luca: il 2 sui fondi richiesti per l’emergenza idrica ed il 5 sul recupero della Sanderson, entrambi a valere sui fondi del Piano di Azione e Coesione – Programma Operativo Complementare (POC) 2014/2020.

Quale è stata la valutazione del ragioniere dello stato? Inammissibili: “Non hanno idonea copertura finanziaria in quanto le risorse del Poc sono programmate ai fini della realizzazione degli interventi approvati dalla delibera Cipe n.52/ 2017, che il comma 1 fa “salvi e impregiudicati”.

Resiste, invece, relativamente ai provvedimenti per Messina, l’articolo 62, anche questo proposto da De Luca, che concerne la creazione di una “Agenzia comunale per il risanamento e la riqualificazione urbana della città di Messina”, finanziata con 500mila euro. Su quella, la Ragioneria dello Stato non ha avuto nulla da ridire.

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