MESSINA. C’è una macchia di verde al centro della città, sulla circonvallazione. Grande, quasi 14mila metri quadrati, in una città che di verde nel centro storico ne ha meno di chiunque altro in Italia. Un parco che però non è mai stato utilizzato dai messinesi, perchè nel 1949 il Comune lo cedette gratuitamente all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia per realizzare un centro d’eccellenza che non ha praticamente mai visto la luce malgrado precise clausole contrattuali. Adesso, quasi settant’anni dopo quell’accordo, e dopo le numerose polemiche degli scorsi mesi, con tanto di occupazione simbolica da parte dell’Unione Inquilini, il Parco Aldo Moro torna parzialmente in mano al Comune di Messina, il cui intento è quello di restituirlo alla cittadinanza con la creazione di un parco urbano grazie alla concessione in comodato gratuito di una parte del polmone verde per una durata di 29 anni.

Non però la proprietà: quella resta in capo all’Ingv, perchè, si legge nel protocollo d’intesa, “il Comune di Messina ritiene necessario proseguire l’attività di collaborazione con l’Ingv“. Che da parte sua, dal 2012 ipotizzava un accordo con Palazzo Zanca, non trovando collaborazione.

Il documento, siglato lo scorso 22 dicembre 2017 dal sindaco Renato Accorinti e dal legale rappresentante dell’Ente, Carlo Doglioni, prevede la concessione a Palazzo Zanca di un fabbricato  e di una vasta area verde su cui ricadono dei “ruderi a valenza architettonica”, affidate al Dipartimento Cimiteri e Verde Pubblico, mentre resteranno nella disponibilità dell’Ingv due fabbricati, con i relativi accessi.

Nel dettaglio, il fabbricato A, locale principale destinato ad osservatorio, restaurato nel 2011 e abbandonato da anni all’incuria, e il fabbricato C, interrato, resteranno all’Istituto di Vulcanologia, “in quanto rientrano nelle strutture a destinazione strategica d’interesse nazionale e regionale ai fini di protezione civile”, mentre il fabbricato B, utilizzato come deposito e come alloggio del custode, la parte con i ruderi a valenza architettonica e l’area che circonda il fabbricato A saranno a disposizione del Comune, “in quanto non più necessari all’espletamento del servizio istituzionale”.

Le opere di recinzione dell’area dei ruderi, l’illuminazione degli stessi spazi, e i lavori di scerbatura del lotto destinato alla fruizione pubblica saranno a carico del Comune, che si impegna a richiedere alla Sovrintendenza “l’eventuale finanziamento per una campagna archeologica volta alla fruizione dei beni”.

Il parco, che si estende su una superficie di 13.760 mq a monte del viale Regina Margherita, fu messo gratuitamente a disposizione dell’Ingv il 5 novembre del 1949 per la costruzione ed il mantenimento di un Osservatorio geofisico principale. Un accordo in cui l’Istituto si impegnava “a dotare la città di Messina (…) di uno dei capisaldi della rete geofisica italiana, nell’intento di contribuire efficacemente allo sviluppo delle discipline geofisiche e nel contempo di dare alla città un centro li lavoro scientifico di primaria importanza”.

Cosa potrà fare il comune di Messina con le aree che gli sono state concesse per 29 anni? “Potrà liberamente disporre della parte di terreno su cui ricadono i ruderi di interesse archeologico e che diverrà pertanto parco urbano fruibile dalla cittadinanza, compreso l’esistente fabbricato già adibito a locale deposito, sgombero ed alloggio custode”. L’area sarà fisicamente separata dai fabbricati in uso all’istituto.

L’accordo di comodato firmato lo scorso dicembre non ha soddisfatto né alcuni consiglieri di quartiere, né l’Unione Inquilini di Messina, che il polmone verde del Viale Regina Margherita lo aveva occupato lo scorso dieci ottobre per destinarlo a scopi abitativi. Il comitato rivendicava infatti il diritto ad essere interpellato durante la trattativa, alla luce dei lavori di recupero della struttura portati avanti in questi mesi, ed ha accolto l’ultima proposta da parte del Comune, quella di destinare parte dell’area a sede della Polizia Municipale, con scetticismo e polemica.

Il consigliere del IV quartiere Daniele Travisano, che da anni segue la vicenda, pur prendendo atto dei passi in avanti, ritiene che contro l’Ingv bisognerebbe intraprendere un’azione giudiziaria più incisiva per tornare in pieno possesso dell’area: “Ci sono profili di inadempienza contrattuale da parte dell’ente, proprietario dell’area da decenni. Rinunciare alla proprietà – ha aggiunto il consigliere – è una cosa seria e posso accettarlo solo se verrà fatto un concorso di idee e il parco venga vissuto realmente da tutta la città. Orti urbani, spazi condivisi verdi, giochi per bambini…se non si fa questo in tempi brevi abbiamo solo rinunciato a ciò che potrebbe tornare ad essere nostro.

Sulla vicenda, nei giorni scorsi è intervenuto pure il consigliere comunale Santi Daniele Zuccarello, che ha preso di mira l’Amministrazione Accorinti: «La convenzione è un vero e proprio scippo ai danni di Messina e ignora gli articoli 2 e 5 dell’intesa stipulata quasi 70 anni fa, il 5 novembre del 1949. In base a quella convenzione – spiega il consigliere – l’Istituto nazionale di Geofisica si ‘obbligava a costruire e mantenere in efficienza sulla zona del terreno cedutogli un moderno e ben attrezzato Osservatorio Geofisico’ (art.2). L’istituto però, secondo quell’accordo ‘dovrà iniziare la costruzione dell’osservatorio entro un anno dalla data di stipulazione della presente convenzione’ (art.5). Infine, all’art.6 era chiarito che in caso di inadempienza di uno dei patti fissati agli articoli 2 e 5 l’amministrazione comunale avrebbe avuto il diritto di chiedere la rescissione. Non mi sembra che entro il 1950 sia stato costruito l’Osservatorio e neanche nei 70 anni successivi. Adesso –  conclude Zuccarello – non solo il Comune  se ne spoglia per i prossimi 29 anni, ma si assume anche oneri e spese per la cura e la manutenzione».

A “rispondere preventivamente” a Zuccarello, lo scorso 18 ottobre, era stato il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni, che aveva tirato in ballo i lavori di ristrutturazione del 2011: “È vero che il Parco ci è stato concesso nel 1949 con la clausola che se fosse caduto in disuso, la proprietà sarebbe tornata al Comune. È vero anche, però, che abbiamo fatto tutti lavori di manutenzione necessari e li abbiamo fatti di recente, perciò la clausola non è pertinente”, sostiene Doglioni.

 

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