MESSINA. Morivano esattamente un anno fa, il primo ufficiale Cristian Micalizzi a 38 anni (di Messina), il secondo ufficiale Gaetano D’Ambra, a 29 anni (di Lipari), il motorista Santo Parisi a 51 (di Terrasini).

E finalmente è noto il risultato dell’autopsia: morirono per “arresto cardio-respiratorio per edema polmonare acuto ed insufficienza respiratoria nonché danno ipossico cerebrale da inalazione di acido solfidrico”. Il medico legale Elvira Ventura Spagnolo e il tossicologo forense Guido Romano hanno messo nero su bianco che esiste causalità per inalazione delle sostanze tossiche esogene suddette e il decesso di tutti e tre i marittimi, nessun’altra causa ne ha provocato la morte.

Mentre il perito della procura, Salvatore Gianino, ha trascritto i risultati delle sue indagini sulla ricostruzione della dinamica dell’incidente mortale.

Sono morti sul lavoro mentre ripulivano la stiva della nave Sansovino, della Caronte&Tourist Isole minori. Senza misure di sicurezza, senza seguire le procedure previste, senza maschere e con soccorsi immediati improvvisati alla meno peggio: questo ha scritto il perito della procura Salvatore Gianino. Individuando i responsabili di una lunga trafila di sicurezza disattesa, secondo Gianino, nella stessa compagnia di navigazione Caronte&Tourist Isole minori, nel Comandante della Sansovino, Salvatore Virzì, nel direttore di macchina, Fortunato De Falco. E ancora, l’amministratore delegato della Caronte&Tourist Isole minori, Luigi Genghi, dal Dpa (Designated person ashore) la società di gestione Seastar shipping naviation, Giosuè Agrillo che dalla Compagnia di navigazione aveva avuto la gestione dei sistemi di sicurezza, e l’ispettore tecnico della Caronte&Tourist Isole minori, Domenico Cicciò.

Secondo il perito gli errori sono stati prima, durante e anche dopo: “Grave ritardo nei soccorsi”.

Tutto ha inizio alle 13.10, quando iniziano i lavori di manutenzione nel garage, o sentina, della nave. Alle 13.57 vengono allentati per la prima volta i bulloni della cassa stagna che inizieranno a rilasciare il gas letale, alle 14.29 verranno allentati una seconda volta. Mentre allentano i bulloni i marittimi non hanno nessuna protezione individuale. Nel frattempo il liquido si sparge nello spazio numero 6 iniziando ad intossicare l’ambiente. “Liquido maleodorante assieme a schiuma di colore bianco: odore assimilabile e foamite utilizzato per le esercitazioni antincendio”, così lo descrive nella testimonianza resa, Ferdinando Puccio (, l’unico sopravvissuto tra quelli all’interno dello spazio 6. E sono le testimonianze ma anche i video della telecamera della nave che documentano gli ultimi attimi di vita dei tre marittimi, il via vai di molti marittimi di vario grado, prima che si accorgano dell’emergenza, a riprova del fatto che i tre non scesero autonomamente a pulire la sentina. Anzi, secondo quanto riporta Gianino, dopo aver sentito testimonianze e visualizzato video e documenti, il comando fu dato.

Puccio sarà il primo a capire la gravità della situazione, provando ad uscire e avvertendo Parisi di non entrare. Parisi entrò lo stesso, così fece anche Micalizzi che si precipitò a dare aiuto ai colleghi. Usciranno da quello spazio ormai senza vita. Sebbene l’uscita del corpo di D’Ambra, come annota Gianino, stranamente nella concitazione del momento non viene raccontata da nessuno e non viene ripresa dalle telecamere. I primi soccorsi sono confusi, con braghe improvvisate: sono quindi inefficaci. I soccorsi di 118 e Vigili del fuoco arrivano alle 15, le operazioni terminano alle 15.30.

Si attende a questo punto la conclusione delle indagini, che sono state coordinate dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci, con le relative richieste della procura.

 

 

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