MESSINA. Non si placano le polemiche in merito alla lettera “elettorale” con cui Cateno De Luca, nella qualità di Sindaco Metropolitano, invita i cittadini a votare per Dafne Musolino alle europee. Dopo l’esposto dei portavoce del M5s, che hanno attaccato duramente il primo cittadino, tocca adesso all’ex candidato sindaco del centrosinistra Antonio Saitta, che affida la sua stilettata a un post su Facebook.

«Il sindaco della nostra città (e della nostra Città metropolitana) cambia idea su tutto: – scrive – scuole da mettere in sicurezza, baracche da eliminare entro ottobre 2018, quartieri da chiudere, società partecipate da diminuire, giudizio terrificante su Forza Italia e sui suoi dirigenti siciliani… (l’elenco potrebbe essere lunghissimo). Su una cosa, però, ha idee irremovibili: vuol fare il Presidente della Regione e la carica di sindaco di Messina gli serve a questo. Lo ha ricordato con una lettera inviata a tutti i cittadini (della città e della provincia) firmata da Sindaco metropolitano, così dimenticando pure che da quella carica si è autosospeso e che non si fa campagna elettorale nella qualità di autorità pubblica. Ma, siccome per candidarsi alle regionali ci si deve dimettere da sindaco almeno sei mesi prima delle elezioni (quindi, al più tardi fra tre anni) – prosegue – anziché condannare la città ad una campagna elettorale continua e ad un altro periodo di commissariamento, perché non si dimette subito?  Così Messina e la città metropolitana potrebbero avere al governo qualcuno che il sindaco lo fa davvero (e magari con dignità e bene) e non che utilizza la nostra comunità soltanto per le proprie ambizioni personali».

L’affondo non finisce qui. Saitta si chiede anche come De Luca abbia avuto gli indirizzi delle case dei cittadini e, cambiando del tutto argomento, come ci si possa buttare vestiti, senza cuffia e senza aver fatto la doccia in una piscina pubblica senza essere multati.

Infine, l’avvocato ricorda come il Sindaco non abbia convocato le elezioni per il consiglio metropolitano. Motivo per il quale la Regione ha dovuto nominare un commissario per farlo al suo posto: «Bene – spiega – l’art. 94 del DPR n. 361/1957 dispone: “chiunque, essendovi obbligato per legge, non compie, nei modi e nei termini prescritti, le operazioni necessarie per la preparazione tecnica delle elezioni, per il normale svolgimento degli scrutini e per le proclamazioni, o, in mancanza di prescrizione di termini, ritarda ingiustificatamente le operazioni stesse, è punito, salvo maggiori pene previste dagli articoli seguenti, con la reclusione da tre a sei mesi e con la multa da lire 10.000 a lire 50.000”».

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