MESSINA. Il consigliere comunale Nello Pergolizzi, capogruppo del gruppo misto, e di fatto maggioranza dell’ex sindaco dimissionario Cateno De Luca, si scaglia contro i colleghi. «Per ben due sedute il Consiglio Comunale di Messina ha impiegato il proprio tempo ed ha impegnato le risorse economiche – i soldi – dei messinesi per approvare due delibere con le quali si è stabilito che “l’acqua del mare è salata !” Ebbene sì, cari concittadini, perché a dover prendere atto che dei Consiglieri Comunali – mistificando la verità documentale – sentano la necessità di dover approvare una delibera per sostenere di aver introdotto negli statuti di ATM SpA ed AMAM SpA la possibilità che le società possano essere governate anche da un amministratore unico è una clamorosa bugia sulle spalle dei messinesi, portata avanti solo a fini propagandistici e per un becero tornaconto ritrosivo nei confronti del Sindaco De Luca». A scriverlo, in una nota, è l’esponente del Gruppo Misto Nello Pergolizzi, che si scaglia contro gli altri consiglieri, accusati “di ingenerare in maniera squallida nell’opinione pubblica il sospetto che gli statuti delle due partecipate cittadine che si occupano di Trasporto Pubblico Locale e di Acqua fossero illegittimi».

«Mentono spudoratamente sapendo di mentire – prosegue Pergolizzi – perché sanno bene che in entrambi gli Statuti societari era ovviamente – ma non avrebbe potuto essere il contrario – pedissequamente rispettato il dettato normativo imposto dall’art. 11 del Testo Unico delle Società Partecipate, laddove si prevede che le società possano essere governate da un amministratore unico o da un consiglio di amministrazione. Che senso ha adesso costringere il Socio Unico a convocare un’assemblea straordinaria davanti ad un Notaio per approvare delle modifiche assolutamente inutili e superflue? Chi paga il costo degli atti notarili? E dopo cosa faranno? Chiederanno al Commissario di revocare anzitempo e prima della scadenza naturale i CdA delle partecipate per insediare un nuovo amministratore unico? E chi pagherà il risarcimento dei danni che il Comune dovrà riconoscere in favore dei soggetti eventualmente revocati fino alla scadenza naturale del loro mandato? Certo, pagherà pantalone (i messinesi), ma state certi che questo danno erariale sarà posto a carico di chi eventualmente si presterà a questa azione senza giusta causa ed illegale», conclude.

Il motivo del contendere è la querelle, lunga più di un anno, nata dal fatto che De Luca aveva previsto un consiglio di amministrazione di tre membri per ogni partecipata, invece dell’amministratore unico, che avrebbe consentito un risparmio alle casse del Comune, come era fino al suo insediamento.

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