Il cinema, quello che oggi conosciamo tutti, nasce muto, senza audio, senza suoni. Solo nelle sale più prestigiose, la proiezione cinematografica veniva talvolta accompagnata da un’orchestra dal vivo, che ne faceva da colonna sonora.

Sarà nel 1913 che un genio messinese aprirà la strada a una rivoluzione: Giovanni Rappazzo realizza la prima pellicola cinematografica ad impressione contemporanea di immagini e suoni. Quello stesso anno, a Messina, verrà proiettato, per la prima volta nel mondo, il primo filmato col sonoro.

Nato a Messina il 16 ottobre 1893, all’età di sei anni, viene mandato dai genitori a Genova a raggiungere il fratello maggiore Luigi. Quando Giovanni ha quindici anni, i fratelli Rappazzo, tornano a Messina, subito dopo il terremoto del 1908. Giovanni si iscrive all’Istituto Industriale “Verona Trento” e la sera fa il proiezionista presso il nuovo “Eden CINE Concerto”, costruita nel 1912 dal fratello. Si tratta di una sala all’aperto, nei pressi del viale San Martino, fra i baraccamenti del quartiere Lombardo, con una capienza di circa duemila posti.

Una sera, durante la proiezione di un film, si cominciarono a sentire urla e fischi. Giovanni dapprincipio credette che fosse il film ad emettere quei rumori, per poi accorgersi che era invece il pubblico a rumoreggiare perché la pellicola per errore era stata montata al contrario. Risolse il problema, le persone si calmarono e l’orchestra che accompagnava la proiezione riprese a suonare. In quel momento però scattò nella mente di Giovanni il colpo di genio. Intuì che, nel futuro, i suoni si sarebbero potuti sincronizzare con lo scorrere della pellicola.

Dopo tanta ricerca e sviluppo, montando e smontando macchine da proiezione, ottenne un risultato unico nella storia della cinematografia mondiale: filmò immagini e suoni di un traghetto nello Stretto. Era il 1913. C’era riuscito grazie a un ingegnoso sistema dotato di una cellula fotoelettrica che consentiva di trasformare un fascio luminoso in emissione sonora, di modo che la stessa lampade proiettasse due fasci di luce, uno video e l’altro audio, perfettamente sincronizzati.

L’effetto sul pubblico fu impressionante. Come nelle prime proiezioni dei fratelli Lumière, la gente, davanti allo sbuffo di un treno e al rumore di un’automobile con il motore a scoppio, scappava come di fronte a un demonio.

Trascorsi gli anni della guerra, il 9 febbraio 1921, dopo aver perfezionato l’invenzione, l’“Elettrocinefono”, presentò e depositò presso la Prefettura di Genova i suoi brevetti.
Il primo brevetto era il “fono Film”, una pellicola da 35mm che portava due tracce audio. Il brevetto specifica addirittura anche come la pellicola deve essere impressionata e proiettata a una velocità superiore ai consueti 16 fotogrammi al secondo, per poter ottenere una perfetta riproduzione del sonoro.
Il secondo brevetto era un rilevatore elettrico di suoni per cinematografia che serviva per comandare l’altoparlante posto alle spalle dello schermo di proiezione.
Un terzo brevetto era il vibratore fono-elettrico, un sistema a micro lampade ad incandescenza adatto a tracciare sulla pellicola le due tracce sonore (da lui stesso poi definito come sincronismo sonoro o sincronizzazione foto-cine-fonica).

Giovanni sentiva di avere tra le mani la scoperta del secolo. Credette tanto nella sua invenzione che non esitò un attimo a lasciare il posto che avevo ottenuto come dirigente della Società Elettrica di Milazzo. Cercò di industrializzare l’idea contattando le più importanti case cinematografiche di allora, la Cines, L’Ambrosio, La Pathè, ma si scontrò presto con una dura realtà. Trovò soltanto ostacoli e dinieghi. Il film sonoro non sembrava interessare. Come se questa invenzione “spersonificasse” l’arte cinematografica, i manager delle diverse case, zavorrati da una mentalità ottocentesca, erano convinti che il pubblico avrebbe sempre preferito il suono di un’orchestra a quello di un altoparlante. Tra i più maldisposti al “cinema sonoro” anche attori di rilievo, come Charlie Chaplin che fu talmente ostile a questa invenzione, che soltanto venti anni dopo, nel 1940, si adeguò all’innovazione con “Il grande dittatore”.

Con un ultimo disperato tentativo, fondò a Cornigliano Ligure una “Scuola cinematografica film-sonora”, la prima al mondo, ma purtroppo iniziavano a mancare i capitali. Il sogno di diventare ricco e famoso svanì rapidamente. Rappazzo dovette chiudere la scuola e perse il lavoro. Aveva già una famiglia sulle spalle e fu costretto a rimettersi a viaggiare. Si fermò a Cagliari, dove ottenne una cattedra di insegnante in un Istituto Industriale.

Nel 1924, Giovanni Rappazzo si vede così impossibilitato a rinnovare il termine dei brevetti ed è costretto a farsi sfuggire dalle mani la sua grande opera.

Dall’altra parte del pianeta, negli Stati Uniti, dopo il successo di “The Jazz Singer” (Il cantante di Jazz) prodotto dalla Warner Bros, tutte le grandi case di produzione decidono di aprire al sonoro, fiutando i lauti guadagni che possono derivare da questa novità che piace tanto al pubblico. William Fox, fondatore della Fox Film Corporation, venuto a conoscenza del mancato rinnovo dei brevetti da parte di Rappazzo, s’impossessa del brevetto, portando nel suo paese la possibilità di trasformare definitivamente il cinema che da lì a qualche anno cesserà definitivamente di essere muto.

Frustrato dagli eventi, da Cagliari Rappazzo ritorna a Messina, dove prosegue la sua vita da professore nello stesso istituto – il Verona Trento – dove si era diplomato come perito industriale per l’elettrotecnica. Un po’ come Meucci, che non si rassegnò mai a perdere la paternità dell’invenzione del telefono contesagli da Bell, anche Rappazzo, non smetterà un solo momento della sua vita di lottare per essere riconosciuto quale primo, vero ed unico inventore del cinema sonoro.

Dovrà aspettare il 22 marzo 1994, all’età di 101 anni, per avere un’onorificenza. Su iniziativa del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, è stato nominato Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Muore a Messina, un anno dopo, il 3 aprile 1995, nell’anno del centenario del cinema. Le sue spoglie riposano accanto a quelle dell’adorata moglie, nel cimitero monumentale di Messina.

Se Giovanni Rappazzo ancora oggi non ha avuto il giusto riconoscimento che la storia universale del cinema dovrebbe tributargli, crediamo che, almeno la sua città, abbia il dovere di ricordare degnamente un suo figlio.

FiGi

 

Per approfondire:
https://fotogrammadoro.com/2020/02/08/giovanni-rappazzo-il-messinese-che-invento-il-cinema-sonoro/

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