Nato a Molfetta l’8 settembre 1873, Gaetano Salvemini si laurea in lettere a Firenze nel 1896 .
Gira la penisola insegnando Storia e Geografia a Palermo, a Faenza e a Lodi. A 28 anni, nel 1901 ottiene la cattedra di Storia Moderna presso la Regia Università di Messina.

Attraverso la rivista “La Voce”, fondata da Giuseppe Prezzolini nel 1908, Gaetano Salvemini si scaglia contro la piccola borghesia intellettuale considerata “uno dei flagelli più rovinosi del Mezzogiorno” e contro il pro sindaco di Messina Gaetano Loffredo e il malcostume politico di quegli anni (le gravi responsabilità di Giolitti e il dissesto della Banca Romana).

“«[. . . ] E’ questa una malattia di tutti i partiti, a qualunque gradazione politica appartengano, e di tutti i comuni italiani, qualunque sia la razza che li popoli. E girando l’Italia e vivendo a lungo in Romagna, in Lombardia, in Toscana ho acquistato sotto questo, come sotto molti altri rispetti, una discreta stima per l’Italia. . . meridionale: tutto il mondo è paese; e anche i nordici sono discretamente sudici

Nel 1908, a soli 35 anni, il catastrofico terremoto gli uccide la moglie, i cinque figli e la sorella, rimanendo l’unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Per alcuni mesi Salvemini rimane in stato di completa disperazione; riuscendo a trovare le forze per reagire aggrappandosi al lavoro e trovando in esso la sua ragione di vita.

Sostenitore dell’intervento dell’Italia nella guerra 1915-18 contro gli austriaci, cui partecipò come volontario; candidato in una lista di ex combattenti, venne eletto deputato nel 1919 . Con l’avvento del fascismo si schiera subito contro Mussolini. Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Arrestato a Roma dalla polizia fascista l’8 giugno del 1925, successivamente, dopo esser stato processato, poté godere di un’amnistia e in agosto si rifugia clandestinamente in Francia.

A Parigi, è tra i fondatori del movimento Giustizia e Libertà (GL). Gruppi di GL si formarono anche in Italia soprattutto tra studenti universitari. Molti furono arrestati e condannati a lunghe pene detentive. Salvemini si trasferisce poi in Gran Bretagna.

Il rettore dell’Università di Firenze ricevé da Salvemini la seguente lettera (il testo della quale fu riportato anche da qualche giornale inglese), datata Londra, 5 novembre 1925:
Signor Rettore la dittatura fascista ha soppresso, oramai, completamente, nel nostro paese, quelle condizioni di libertà, mancando le quali l’insegnamento universitario della Storia – quale io la intendo – perde ogni dignità, perché deve cessare di essere strumento di libera educazione civile e ridursi a servile adulazione del partito dominante, oppure a mere esercitazioni erudite, estranee alla coscienza morale del maestro e degli alunni. Sono costretto perciò a dividermi dai miei giovani e dai miei colleghi, con dolore profondo, ma con la coscienza sicura di compiere un dovere di lealtà verso di essi, prima che di coerenza e di rispetto verso me stesso. Ritornerò a servire il mio paese nella scuola quando avremo riacquistato un governo civile”.
La risposta del Senato Accademico fu annunziagli le sue dimissioni.
Il Popolo d’Italia” del 27 novembre pubblicò il seguente commento: “Il turpe diffamatore della Patria vincitrice e risorta; il calunniatore del governo fascista; il torbido vilissimo rinunciatario è servito in pieno”.

Nonostante stia già pagando un grosso prezzo (perdita della cittadinanza e confisca di tutti i suoi beni in Patria), Gaetano Salvemini continua a fare la sua opera di opposizione al fascismo facendo conoscere all’estero quello che è veramente Mussolini e il regime mussoliniano.

9 Novembre 1926: Alla Friend’s Meeting House di Manchester pronunzia una conferenza dal titolo “What is Fascism?” affermando 1°) che è errato credere che il fascismo abbia salvato l’Italia dal bolscevismo; 2°) che è errato confondere il fascismo con un partito conservatore di estrema sinistra, perché il fascismo è illegalista e sanguinario; 3°) che il fascismo perverte la coscienza morale degli italiani.

Arthur Meier Schlesinger Sr., presidente del dipartimento di storia dell’Università di Harvard degli Stati Uniti d’America, nel 1929 invita Gaetano Salvemini a insegnare a Harvard e Salvemini dal 1933 diventa membro a pieno titolo del dipartimento, ottenendo una cattedra di storia della civiltà italiana e prendendo anche la cittadinanza statunitense.

A partire dal 1943 pubblicò Le lezioni di Harvard sulle Origini del fascismo in Italia.

Torna in Italia soltanto 4 anni dopo la fine della guerra riprendendo gli insegnamenti all’Università di Firenze nel 1947. Nel 1955 ottiene dall’Accademia dei Lincei il premio internazionale Feltrinelli per la storia e la laurea honoris causa dall’Università di Oxford.

Non smise mai di denunciare gli antichi mali italiani: le inefficienze, gli scandali, le tremende lungaggini di una giustizia che, per quanto democratica e repubblicana, continuava a favorire i potenti. Lamentò il fallimento della scuola pubblica, dominata dal nozionismo ed incapace di formare delle vere coscienze critiche. Quanto attuali appaiono, ancora oggi, queste amare constatazioni. Muore alle ore 11,30 a Sorrento il 6 settembre 1957.

Profonda l’amicizia che lo legò negli anni a un altro grande esule antifascista: don Luigi Sturzo, fondatore del Ppi, testimoniata da un fitto carteggio. Fu inoltre in rapporti di reciproca stima con Arturo Toscanini.

Tante le vie ma soprattutto le scuole a lui intitolate, a Messina non c’è traccia del suo passaggio.

 

«Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.» (Gaetano Salvemini)

FiGi

 

Per Approfondire
– Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952
– Stefano Vitali e Roberto Vivarelli (pref.) (a cura di), Archivio Gaetano Salvemini – Manoscritti e materiali di lavoro http://www.istoresistenzatoscana.it/wp-content/uploads/Salvemini-Gaetano_Manoscritti-e-materiali-di-lavoro.pdf
Subscribe
Notify of
guest

2 Commenti
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Maria Teresa Di paola
22 Gennaio 2023 16:36

L’autore dell’articolo alla fine afferma che a Messina non c’è niente che ricordi Salvemini e sento di doverlo correggere perché di fatto da diversi decenni in città è presente una biblioteca e istituto di ricerche a lui intestato, e che da anni promuove convegni di studio e pubblica volumi di contenuto storico.

Gianfranco
Gianfranco
22 Gennaio 2023 19:18

E tra l’altro si çoncentra solo sulla connotazione antifasciata del professore ma c’è molto altro