È notizia recente che due giornalisti, Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi, abbiano chiesto l’autosospensione dall’ordine dei giornalisti, in polemica con Vittorio Feltri. In seguito a tale iniziativa, in una manciata di giorni su Change.org sono state sfiorate le novantamila firme per la radiazione dell’editorialista-direttore di Libero, numero destinato a crescere in maniera vertiginosa.

Per chi si fosse perso il testo trasmesso dai due a Carlo Verna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, eccolo qui di seguito:

Caro Presidente Verna,
abbiamo deciso di autosospenderci dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l’iscrizione all’albo professionale di Vittorio Feltri.
 Proprio noi, che più di altri, ci battiamo per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione, riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista. 
Le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria.
 Adesso basta. O noi o lui. Quel terrone che ci ha rotto i coglioni” per noi figli del Sud è inaccettabile
Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia.
 
Dopo la miseria portano le malattie” (rivolto ovviamente ai migranti), l’ormai tristemente celebre “Bastardi islamici” o, uscendo dal seminato delle migrazioni, robaccia come “Più patate, meno mimose” in occasione dell’8 marzo (e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il “patata bollente”) o “Renzi e Boschi non scopano”. Poi gli insulti a noi del sud con il celebre “Comandano i terroni” e infine il penultimo, di qualche mese fa, “vieni avanti Gretina” (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg).
L’idea che Vittorio Feltri offre è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico. E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Noi siamo convinti che resti intatta la bellissima frase che recita “Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle”. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio. Ne va della nostra credibilità.

Le chiediamo per questo di attivarsi per radiare Vittorio Feltri dall’Ordine dei Giornalisti.

Dicono che la natura non faccia salti. Io dico che non dovrebbe fare neppure scherzi. Invece ogni tanto ne fa, e ne vien fuori un tipo come Vittorio Feltri. (Vittorio, questo nome mi ricorda qualcosa, o qualcuno….. Sarà forse un omen questo nomen?).

Dicevo degli scherzi. È proprio così. Dopo un Pino Puglisi o un Giovanni Falcone ogni tanto la Ditta produce un pezzo ciaccato, da riservare alla seconda scelta, ai clienti di bocca buona.

Vittorio Feltri su questi ultimi ha costruito la sua fortuna di giornalista. Consente infatti a costoro di affacciarsi sui propri abissi personali, scorgervi le turpitudini inconfessate senza per ciò doversene intestare la paternità. C’è già lui a farsene carico.

Uno guarda la tivvù, metti che assista a una performance di Crozza su Feltri e si dice che questa volta Maurizio ha esagerato, non esiste in natura uno così. Un cinismo così bieco, una tale insensibilità verso tutto quanto sia umano!

Poi cambi canale, ti capita sott’occhio l’originale e capisci che Crozza si è mantenuto basso. Lui è molto peggio di quanto lo si dipinga.

Da dove trae origine tutto questo veleno, questa cattiveria allo stato puro, diciamolo pure questo fango sparso a piene mani su tutto ciò che è sollecitudine verso il prossimo, amore per la natura, rispetto per la dignità di ogni persona, per la democrazia e le sue regole?

Per rispondere alla domanda ci sarebbe da istituire una commissione di esperti formata (mi sia concessa l’adozione di parametri meta-temporali) da Ippocrate, Giambattista Della Porta, Cesare Lombroso, Sigmund Freud, George Groddeck, Vittorino Andreoli. E magari anche da uno sciamano siberiano, di quelli studiati da Sergei Mikhailovich Shirokogoroff.

Quali sublimi verità ha elargito dalle pagine dei suoi giornalacci questo guru dei nostri tempi? Eccone una breve, sintetica campionatura:

Clima? Non me ne frega. Con due gradi in più a Bergamo si sta meglio”.

Non riesco a capire per quale logica il saluto romano debba essere bandito, mentre la stretta di mano, poco igienica, continua a essere in auge e addirittura raccomandata”.

Chi è quel coglione che va nel Burkina Faso? Io mi guardo bene dall’andare in Burkina Faso. Non vado neanche in Sicilia, figuratevi se vado in Burkina Faso. La verità è che qui arrivano tremila africani al giorno e portano di tutto, anche le piattole”.

Se gli stupratori sono di Casa Pound vanno in prima pagina, se sono marocchini vanno liberi”.

Del clima non me ne frega niente, l’unica cosa che mi interessa è la figa”.

L’unico modo sicuro per non affogare in mare è non lasciare la terra ferma. Il resto è conversazione”.

I ricchi non sono mai razzisti né intolleranti perché non frequentano stranieri tranne domestici filippini che li servono a puntino”.

Le donne che pretendono di avere lo stesso stipendio degli uomini hanno una sola via di uscita: evitino di sposarsi e di diventare madri ad ogni costo”.

A me il Papa piace molto quando non parla. Ma succede raramente, anzi, mai”.

Dopo la malaria, la sifilide e la tbc è tornata in Italia anche la scabbia. Non c’è dubbio: l’immigrazione ci arricchisce”.

Noi cristiani se prendiamo uno schiaffo porgiamo l’altra guancia. Ma abbiamo solo due guance. E al terzo schiaffo ci conviene sparare”.

Non credo in Dio figuriamoci se credo in Asia Argento. Una che per arte limona coi cani può fare di tutto per la carriera e io a una così non la leccherei”.

Queste perle di verità hanno nutrito per anni un discreto numero di italiani, che hanno finito con l’introiettare, lenta ma implacabile metastasi, il cinismo e la cattiveria fine a se stessa sparsi a piene mani da quest’uomo, che recentemente ha irriso da par suo alla condizione critica in cui versa Andrea Camilleri, rispetto al quale ha scritto con la consueta nonchalancel’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo”.

Torno a ripetere: da quali enormi traumi infantili può scaturire il pensiero di uno divenuto maître à penser presso un pubblico ridotto in cattività, e quindi incattivito, razzista, misogino, fondamentalmente ignorante nel senso etimologico del termine?

Traumi ahimè assai grossi, a me pare, cari lettori. Trasferiti dalla triste interiorità di un parvenu delle buone pratiche di etica professionale alle budella di gente sempre più frastornata, familista, impaurita e scarsamente recuperabile alla democrazia.

Tant’è. Nell’Italia di oggi questi scherzi della natura hanno finito con l’avere piena cittadinanza. Uno scherzo costato caro alla serietà del giornalismo italiano, rispetto al quale il nostro giornalista appare “infeltrito” al pari di una pezza di lana andata a male.

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