MESSINA. Trasferimento fraudolento di titoli e valori. Con quest’accusa, alle prime ore del mattino, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Messina, con il concorso della Dia, a conclusione di una complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Messina, diretta dal Procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’imprenditore Antonino Lamonica (classe 1966) e del figlio Giuseppe Lamonica (1996), entrambi residenti a Caronia.
Disposto inoltre il sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale della “Technolam srls”, comprensivo – tra l’altro – di 23 autovetture di lusso (fra cui una Ferrari 548 ed una Maserati 4.7 S) e vari rapporti finanziari, fra cui conti corrente, depositi bancari e fondi di investimento, per un valore complessivo stimato in oltre 1,2 milioni di euro.Al centro dell’operazione la creazione ad hoc dell’impresa, operante nel settore edile e nella vendita e noleggio di autovetture (anche di lusso), formalmente intestata al giovane Giuseppe ma di fatto riferibile al padre Antonino, sorvegliato speciale e già destinatario di un provvedimento definitivo di confisca, in ragione della sua riconosciuta intraneità a Cosa Nostra palermitana (mandamento di San Mauro Castelverde), al solo scopo di aggirare le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale.

In particolare, Antonino, già colpito nel 2012 da una misura di prevenzione personale e patrimoniale, divenuta irrevocabile nel 2015, gestiva nel Comune di Caronia “uti dominus” la citata società, vanificando l’efficacia dei precedenti provvedimenti ablativi che lo avevano inibito nell’esercizio dell’impresa e – al contempo – occultando l’illecita provenienza di ingenti capitali fatti transitare sui conti correnti dell’azienda.

Il provvedimento restrittivo e il sequestro preventivo scaturiscono dai convergenti esiti di due distinte indagini, condotte rispettivamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina attraverso attività tecniche, pedinamenti e analisi economico-finanziarie, e dalla Dia di Messina, che ha svolto accertamenti patrimoniali sulle società riconducibili ai due imprenditori.

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