MESSINA. “La manifestazione di volontà di una persona sotto forma di dichiarazione fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire alle cure proposte”. Questo, in sintesi, è il testamento biologico, argomento scottante che si inabissa nei meandri dei passaggi parlamentari per anni, e poi riemerge quando i casi di cronaca lo rendono attuale.

A Messina, di farne istituire un registro di raccolta, se ne stanno occupando Nicola Crisafi (Ncd) e Nino Interdonato (Sicilia Futura), che in conferenza stampa hanno presentato un ordine del giorno da sottoporre alla giunta e successivamente al consiglio comunale. In parlamento è in corso d’approvazione una legge sul “trattamento di fine vita”, e i due consiglieri vorrebbero portare Messina al passo. Come?

Impegnando sindaco e giunta ad “un registro di raccolta dei testamenti biologici (c.d. “dichiarazioni anticipate di volontà “)”, che ha come finalità la raccolta e conservazione dei testamenti biologici ordinati per numero progressivo, con lo scopo di garantire la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza. Secondo i consiglieri sarebbe opportuno “promuovere anche occasioni di dibattito pubblico sul tema del testamento biologico”.

Sull’argomento, i riferimenti normativi non mancano. Crisafi e Interdonato ne citano una dozzina, dalla Costituzione alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dalla convenzione sui Diritti umani ai nuovo codice di deontologia medica. Tutti argomenti di ferro che probabilmente, una volta che la giunta dovesse prenderne atto, deliberare in merito e mandare al consiglio, una volta in aula si scontrerebbero con le questioni etiche e religiose che hanno condito la discussione sull’istituzione dei registi delle unioni civili.

 

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