MESSINA. Sono stati nominati oggi i nuovi direttori artistici dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele: sono Giovanni Anfuso, per la sezione prosa, e Matteo Pappalardo per la sezione di musica e danza. Il commissario straordinario Orazio Miloro li ha selezionati a partire dalle terne di nomi proposte dal sovrintendente Gianfranco Scoglio. Le nuove cariche sono valide per il triennio 2024-2026.

Attore e regista di lunga esperienza di piéce teatrali e di opere liriche rappresentate in Italia e all’estero, Giovanni Anfuso – formatosi all’Accademia d’Arte Drammatica P. Scharoff di Roma – ha collaborato, tra l’altro, con maestri del calibro di Lamberto Puggelli e Glauco Mauri. Già direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, dell’I Art (il polo diffuso per le identità e l’arte contemporanea in Sicilia) e del Teatro Greco di Segesta.

Musicologo (tra le sue pubblicazioni, spiccano le monografie sugli anni messinesi di G. Sinopoli e il volume, con Q. Principe e G. Conti, sulla vita e l’opera del compositore C. F. Semini) e compositore, Matteo Pappalardo è titolare della cattedra di Storia della Musica per Didattica presso il Conservatorio “A. Corelli” e ha già guidato dal 2017 al 2022 la sezione Musica e Danza del Teatro messinese. Dal 2018 insegna Storia della Musica presso il Dams del Cospecs dell’ateneo peloritano e, per più di vent’anni, come critico, si è occupato della vita musicale di Messina e Taormina sulle principali testate cittadine. È stato, inoltre, curatore della Sinopoli Chamber Orchestra, ensemble specializzato in musica contemporanea, ospite in due occasioni della Biennale Musica di Venezia.

La nomina dei due è stata accompagnata dalle polemiche politiche: secondo Antonella Russo del Pd “l direttore artistico è stato nominato in assenza dei rappresentanti del comune. E a Messina? Idem. Un cda congelato per mesi immotivatamente, in perenne attesa di diventare operativo, e quindi reso di fatto inesistente, da tempo è sostituito da un commissario che decide (singolarmente e non collegialmente…) e stabilisce nomine che toccano di diritto al, di fatto inesistente, cda. Accade così a Messina che il principio del rinnovamento è piegato al riposizionamento degli stessi soggetti, che la rappresentanza territoriale è piegata a logiche politiche centralizzate a Palermo. Il sindaco Basile, che nella sua doppia veste di sindaco della città e sindaco metropolitano ha nominato due componenti del cda su tre, e quindi con la possibilità di decidere i nomi dei direttori artistici, di fatto non viene per nulla preso in considerazione. La politica regionale impone le sue regole anche sulla cultura in città. Niente rinnovamento di cariche, niente alternanza, niente ascolto dei territori. Bene! Messina sempre più periferia dell’impero regionale, con la figura della massima autorità cittadina di fatto tristemente esautorata delle sue stesse prerogative. O solite figure continuamente riconfermate o nuove nomine catanesi che non conoscono certo il nostro territorio – al netto delle capacità personali che nessuno discute – decidono “anche” la cultura a Messina, asservita a decisioni ed incastri politici estranei alla città. Ci si chiede: che rapporti avrà il cda con questi direttori che non ha scelto? E loro a chi renderanno conto? Non si rischia di innescare un perverso gioco di veti incrociati che graverà solo sulla missione culturale del Teatro Vittorio Emanuele? Attendiamo sviluppi, con motivata preoccupazione”.

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