MESSINA. “Abbiamo scelto di esporci in quanto docenti, e non solo in quanto semplici cittadini, perché abbiamo constatato la contraddizione tra ciò che cerchiamo di insegnare quotidianamente ed il silenzio assordante – quando non addirittura asservito – dei luoghi dell’istruzione e della cultura rispetto ad una questione così impattante sulle nostre esistenze. Noi che viviamo giorno dopo giorno i disagi del fare formazione in spazi inadeguati, con risorse insufficienti e infrastrutture drammaticamente carenti, non possiamo accettare passivamente che si scelga di sperperare denaro pubblico in opere inutili e dannose”.

E’ l’appello che un gruppo di docenti, un centinaio riuniti stamattina alla saletta Fasola, hanno firmato un manifesto contro la costruzione del ponte sullo Stretto. Di seguito il testo del documento.

La Storia chiede, ogni giorno, la parola e l’azione di ciascuno di noi.

Consapevoli che il compito di educare nulla abbia a che vedere con l’addestramento, e che, al contrario, significhi “tirar fuori ciò che è dentro” affinché fiorisca e sparga semi nel mondo e per il mondo, noi docenti non possiamo tacere di fronte alla violenza dei modelli di sviluppo che ci vengono imposti. Il modo in cui interpretiamo il nostro ruolo è quello di sostenere i nostri studenti e le nostre studentesse nel leggere e affrontare la complessità, stimolando il pensiero critico; di accompagnarli in quel processo di crescita e di formazione affinché diventino persone capaci di incidere creativamente sui processi sociali; di incoraggiare sogni, condividere valori e ideali favorendo il senso della comunità, nel rispetto reciproco, nella tolleranza e nella solidarietà. Coerentemente con tutto questo, sentiamo il dovere etico di esprimere la nostra radicale contrarietà al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Le ragioni sono molteplici:

noi educhiamo ai valori della democrazia, fondata sulla sovranità popolare, ma stiamo subendo una decisione dall’alto che non tiene conto della voce dei cittadini che abitano i territori coinvolti;

noi ogni giorno subiamo, insieme alle nostre studentesse e ai nostri studenti, le carenze di un sistema che poco o nulla investe sui diritti fondamentali come l’istruzione, la sanità, la cultura, il lavoro, la casa, e assistiamo sgomenti a scelte scellerate di investimento su opere inutili se non addirittura – come nel caso del ponte – dannose;

noi ogni giorno subiamo, insieme a loro, il disagio di trasporti inefficienti e infrastrutture drammaticamente carenti, e non comprendiamo come sia possibile concepire un impiego così massiccio di risorse pubbliche per una cattedrale nel deserto, la cui costruzione richiederebbe per anni lo smantellamento di un’intera area dello Stretto ridotta a cantiere aperto;

noi ci confrontiamo con i traumi e le paure di città ferite da terremoti e alluvioni, in cui altissimo è il rischio sismico e di dissesto idrogeologico, e gruppi di potere, con colpevole irresponsabilità, vogliono impiantare sul nostro territorio fragile un’ulteriore “bomba a orologeria”;

noi raccontiamo le lotte per i diritti dei lavoratori, e le nostre allieve e i nostri allievi subiscono, anche all’interno della scuola e dell’università, l’inganno di promesse di lavoro che fanno leva sul bisogno e che in realtà riproducono un sistema fondato sul precariato e lo sfruttamento;

noi spieghiamo gli effetti nefasti di un progresso tecnico assunto come fine e non come mezzo, e ci troviamo di fronte al rischio di un’opera che si rivelerebbe devastante per il territorio e per il suo ecosistema e che, inoltre – a dispetto della retorica che l’ammanta – presenta incongruenze e lacune significative, dal momento che i tanti nodi venuti al pettine con le prescrizioni e le raccomandazioni non hanno trovato soluzione, rendendo legittimi i dubbi sulla sua effettiva realizzabilità e spalancando la prospettiva di un’ennesima mostruosa opera incompiuta;

noi educhiamo ai valori della bellezza e della cultura, mentre il ponte rappresenterebbe l’emblema di un approccio predatorio a luoghi densi di mito, di poesia e di storia, che costituiscono da sempre la nostra identità.

Pertanto facciamo appello a tutta la comunità educante affinché ci si assuma la responsabilità di denunciare e impedire non solo la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, ma anche e primariamente l’avvio dei cantieri, e chiediamo l’apertura dei luoghi dell’istruzione e della cultura al dibattito, per non assistere passivamente alla trasformazione dei nostri spazi e delle nostre vite.

 

Per aderire all’appello, inviare un’email a docentinopontemessina@proton.me, indicando: nome, cognome, materia di insegnamento, scuola/università, città.

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