MESSINA. Un percorso di “bonifica” della banca dati Tari che prevede un censimento di tutti gli immobili non dichiarati (o dichiarati in maniera parziale e/o infedele), con l’obiettivo di abbattere il costo della tariffa a carico dei contribuenti, chiamati a rispondere a dei specifici questionari obbligatori (che saranno inviati dopo Pasqua).

È lo scopo dell’elaborato “Analisi del Tax Gap – Tassa Rifiuti”, a cura dell’Assessore con delega ai Tributi Roberto Cicala, presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Zanca, in presenza del sindaco Federico Basile e del direttore generale Salvo Puccio. Nel corso dell’incontro sono state indicate inoltre le linee guida che gli uffici comunali competenti dovranno seguire nell’effettuare controlli mirati sui contribuenti per la lotta all’evasione della tassa rifiuti.

A introdurre l’argomento è il primo cittadino, che esordisce facendo riferimento all’importo delle tariffe, “determinato dal costo del conferimento”, e al raffronto con le altre città, Venezia e Catania in primis. Come fare per abbassarla? Aumentare la base imponibile, individuando chi non la paga. E a ciò serviranno i questionari che fra qualche settimana verranno inviati dal Comune: rispondere è obbligatorio per legge e sono previste sanzioni per chi non lo compila.

“Il problema è generale – spiega Basile – Non c’è nessuna caccia alle streghe. Qualcuno tende a omettere la propria posizione fiscale. Il fine è pagare tutti per pagare meno. Lo studio serve proprio a far emergere quello che non è emerso. È  impensabile che ci siamo proprietari di immobili che non pagano la Tari, o che ne possiedano tre ma ne dichiarino uno”.

Il fine di tutto è abbattere le bollette, considerando che il costo della spazzatura per una famiglia standard di tre persone, in un appartamento di 90 mq, è ad oggi di 448 euro, a fronte dei 375 del 2018. L’obiettivo? Arrivare presto a circa 312euro sul target considerato.

Dopo l’intervento di Salvo Puccio  (“Senza raccolta differenziata pagheremmo 650 euro, altro che 440”), tocca a Roberto Cicala, che fa il punto sui numeri: “Ad oggi risultano migliaia di famiglie che non stanno pagando o stanno pagando in maniera non corretta. Il Comune deve essere messo nelle condizioni di capire chi paga e chi non paga”. Stesso discorso per le utenze non domestiche: mancano circa 10mila partite iva.

Al centro dell’analisi c’è la banca dati su cui convergono i dati di tutti gli immobili: circa 200mila. Dai dati presenti sulla piattaforma – spiega Cicala – circa 65000 immobili sono dichiarati correttamente, altri 60mila risultano con la sola superficie dichiarata, mentre sono circa 70mila quelli senza una posizione presente nella banca dati.

“Partiremo dagli immobili e non più dai contribuenti”, specifica l’assessore, ribadendo l’importanza dei questionari e di una specifica piattaforma che servirà a sanare la propria posizione, aggiornare i dati e inserire eventuali cambiamenti.

 

 

 

 

 

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