MESSINA. L’aggressione nel carcere di Gazzi di due detenuti, Angelo Lorisco e Stefano Rottino,  perché considerati vicini al collaboratore Carmelo Bisognano, è stata al centro dell’udienza preliminare conclusa con il rinvio a giudizio per sei persone. Si tratta della spedizione punitiva avvenuta il 26 maggio 2016 ad opera di altri otto detenuti che si sarebbero vendicati per le dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Stati rinviati a giudizio  per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale con l’aggravante mafiosa  Marco Chiofalo, Carmelo Maio, Santino Benvenga, Angelo Bucolo, Salvatore Bucolo e Maurizio Trifirò. 

Stralciate le posizioni di Mario Pantè e Sebastiano Torre che saranno trattate in un’altra udienza fissata per la fine di febbraio.  

L’indagine, condotta dai sostituti procuratori della Dda Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, ricostruì l’aggressione avvenuta a maggio dello scorso anno all’interno dei carcere di Gazzi ai danni di Lorisco e Rottino, che il giorno prima erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Vecchia maniera” insieme al collaboratore di giustizia Bisognano, ex boss dei mazzarroti. La dinamica dei violenti episodi fu ricostruita dai carabinieri del Ros con il contributo della polizia penitenziaria presente al momento dei fatti. L’aggressione si verificò al rientro dall’ora d’aria. Pochi istanti dopo Chiofalo, Maio, Pantè e Torre, dopo aver bloccato un agente della polizia penitenziaria, avrebbero trascinato Lorisco fuori dalla cella picchiandolo brutalmente. Nella stessa giornata si verificò un altro pestaggio ai danni di Rottino che fu accerchiato e picchiato da altri quattro detenuti. Sia Pantè che Torre, sentiti dagli investigatori dichiararono  di aver aggredito Lorisco perché era “il braccio destro di Bisognano”, che con le sue dichiarazioni li avrebbe fatti “ingiustamente arrestare”. Maio invece sostenne di essersi vendicato di Bisognano per la morte del padre, Alessandro, scomparso nel 1993 a Terme Vigliatore. Un caso di lupara bianca. Il corpo venne rinvenuto nel 2011 nel torrente Mazzarrà su indicazioni dello stesso Bisognano. 

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