MONTALBANO. La partenza è dal centro del paese, con vista sul borgo antico e sul maestoso castello che domina l’abitato. Bastano però un paio di curve e l’atmosfera cambia del tutto: il paese si eclissa e l’asfalto lascia il posto a un sentiero sterrato che si inoltra nelle campagne limitrofe. Inizia così l’avventura in quad a Montalbano Elicona, lo splendido paese dei Nebrodi, a 906 metri sul livello del mare, che nel 2015 si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento di Borgo dei Borghi.
I quad, per chi non lo sapesse, sono dei mezzi scoperti a 4 ruote utilizzati prevalentemente su percorsi di fuoristrada particolarmente difficili e accidentati, come mulattiere o greti di torrenti. Il servizio è a cura di una ditta privata, gestita da un ragazzo del luogo e dalla sua compagna, che affitta i mezzi per tutta la durata del tour, guidando passo passo gli avventori durante il tragitto. All’inizio non è facilissimo guidarli, data l’impressione di dover governare un piccolo carro armato. Basta però impratichirsi un attimo per lasciarsi trasportare dall’ebbrezza dell’avventura, a contatto con la natura.
Il percorso, dalla durata di circa 5 ore, inizia intorno alle 15:30 nel centro del paese. Tempo dieci minuti e si è già in mezzo al verde, in un sentiero sterrato che si inoltra fra la vegetazione, nel cuore più incontaminato dei Nebrodi. Il panorama, mentre il mezzo si fa largo nella natura lussureggiante, è da lasciare senza fiato. Ci si ferma, avvolti nel silenzio e fra gli odori delle piante, e l’impressione che si ha è quella di osservare un fotomontaggio, con il borgo che sembra arrampicato su un dorsale e in fondo, a fare da cornice surreale, le isole Eolie che fanno capolino dal Tirreno.
Il percorso prosegue in scenari se possibile ancora più incontaminati, fra felci, piccoli torrenti e un senso impagabile di libertà che raggiunge il suo culmine dopo un paio di ore di tragitto, quando ci si inoltra nel Bosco di Malabotta, nel cuore più verde e selvaggio dell’antichissima Val Demone, uno degli ultimi boschi “naturali” sopravvissuti in Sicilia, che ha un’estensione di 32,21 Kmq e vanta querce secolari, relitti botanici e una fauna variegata.
La prima sosta lunga è nel chianu dei Nutari, con una magnifica vista sull’Etna, che da qui sembra davvero vicinissima. Tempo di riposarsi un attimo, osservando cavalli e rapaci, che l’avventura prosegue nel cuore del bosco, che cambia più volte fisionomia durante il tragitto senza tuttavia perdere il suo fascino bucolico. Muta la vegetazione e il terreno si fa via via più ripido e scosceso fin quando, risalendo, dopo un breve tratto di strada con vista sulla valle dell’Alcantara e sullo Jonio, ci si inoltra nel Sentiero dei Patriarchi, che deve il suo nome a querce secolari e mastodontiche dalle forme arzigogolate.
Quando poi si raggiunge la provinciale l’avventura sembra volgere al termine, ma è solo un’impressione. Prima di far rientro nuovamente in paese, al tramonto, c’è tempo infatti per una visita all’altopiano dell’Argimusco, la Stonehenge siciliana, uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi di tutta la regione, con decine di megaliti dalle forme geomorfe e antropomorfe che da decenni attirano la curiosità di studiosi e turisti.
Alle 20:30 il tour è terminato. Si abbandona a malincuore il quad, al quale ormai ci si è affezionati, e si fa ritorno a casa. Stanchi, sporchi, esausti. Ma soprattutto appagati da una gita avventurosa in luoghi ancora – per fortuna – del tutto incontaminati.