MESSINA. Si è riunito lo scorso 31 gennaio, nei locali della sede sociale, il consiglio direttivo dell’associazione “Pro Mili San Pietro”, in vista della già preannunciata visita del Vescovo di Messina, Cesare Di Pietro, per sollecitare l’Autorità Ecclesiastica a rendere fruibile la chiesa di Santa Maria in fluvio, almeno per le funzioni primarie religiose. L’appello della Pro Mili si aggiunge alle richieste e alle iniziative già portate avanti negli anni dalle associazioni “CTG LAG proteggiamo la natura di Mili San Pietro”, Associazione Ionio circolo Arci e Pro Loco Messina Sud.

L’associazione, costituita 2 anni fa, invita l’arcivescovo a farsi promotore di un incontro tra le varie autorità (Prefettura, Sovrintendenza e Amministrazione Comunale di Messina), per definire un percorso a breve e medio termine “finalizzato alla fruizione dell’intero organismo architettonico-ambientale che versa in un totale stato di abbandono, riconoscendo l’alto valore storico-culturale del sito”.

Fra le richieste a breve termine: l’immediata fruizione al culto della chiesa, con l’eliminazione del cancello di recente collocazione; la restituzione del monumento  alla comunità ai fini del culto e di attività culturali; la realizzazione di una scalinata di accesso al sito dalla strada e l’installazione di un impianto di illuminazione e di video sorveglianza. Fra quelle a medio termine, invece, la realizzazione di un ponteggio per la messa in sicurezza delle parti del monastero a rischio crollo. In sintesi, l’associazione chiede la predisposizione di un progetto di restauro dell’intero manufatto architettonico, e un recupero ambientale, prevedendo l’esproprio delle aree circostanti e la realizzazione di un parco tematico.

 

 

Monumento d’importanza storico-artistica di indubbio valore (un’architettura arabo-normanna di proprietà del Ministero dell’Interno, Fondo Edifici di Culto), la Chiesa Normanna di Mili San Pietro è stata data in concessione alla Curia Arcivescovile di Messina dopo essere stato restaurato tra il 2004 e il 2005.

“Nel 2012 – si legge in una nota – il monumento è stato chiuso al pubblico per un’ordinanza di salute pubblica dovuta all’assenza di una recinzione che separasse la chiesa dall’annesso monastero pericolante; questa chiusura, prolungata nel tempo, ha comportato una situazione di degrado aggravata dagli atti vandalici contro il portone cinquecentesco e l’interno; nell’inverno del 2018 a causa del crollo di un muro di una superfetazione del monastero, l’autorità giudiziaria, sovraintendenza presente, decretò la chiusura agli spazi attorno alla chiesa con la collocazione di una barriera in pannelli di ferro, tipo Orsogrill. In questi due anni si sono avvicendati danni dovuti ad atti vandalici ed incedi che hanno costretto la sovrintendenza ed il Comune ad un ulteriore giro di vite, completando l’isolamento del monumento e impedendone l’accesso anche nelle zone non a rischio incolumità con la collocazione di un cancello in ferro nell’arco di accesso alla chiesa, decretando così la preannunciata fine del bene architettonico ed ambientale”.

 

 

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