MESSINA. Con la votazione in consiglio comunale della delibera che costituisce la nuova partecipata Messina Social City e di quella che sancisce il riassorbimento dei lavoratori che oggi prestano servizio nelle coop, finisce l’era delle cooperative, spesso indicate da Cateno De Luca come cattivo esempio di spesa pubblica e fonti di sprechi e clientele nei servizi sociali.

Una risposta, piccata e puntuale, arriva da Debora Colicchia, presidente di LegaCoop della Sicilia Orientale, che non ci sta che il sistema cooperativistico faccia da capro espiatorio, e risponde con dati e numeri in una lettera aperta.

“Egregio Signor Sindaco, Con la pubblicazione della delibera della Giunta Comunale n° 593/18 si è svelato l’arcano. Le cooperative sociali, nostre associate, che hanno lavorato e lavorano ad oggi col Comune non hanno lucrato sul costo del lavoro! Volutamente l’Amministrazione non ha tenuto conto dei costi per il personale che le cooperative sostengono – spiega Debora Colicchia – Costi del personale correttamente quantificati nei bandi, anzi con qualche svantaggio per le cooperative (ad es. l’esenzione dell’IRAP che la Regione Siciliana ha concesso alle cooperative sociali per avvantaggiarle e rafforzarle di fatto è diventato un vantaggio per l’Ente appaltante che non ha previsto l’incidenza). L’Amministrazione piuttosto che verificare dal punto di vista del contratto collettivo di lavoro nazionale (tabella costo del personale approvata dal ministero del lavoro) ha redatto una arbitraria valutazione dalla quale ha fatto discenderne un vantaggio economico tale da giustificare o motivare l’internalizzazione dei servizi. Prima di dimostrare l’errore sul quale è stato calcolato il risparmio che ne verrebbe, precisiamo che è e resta facoltà dell’Amministrazione internalizzare i servizi ed inoltre è legittima l’aspettativa dei lavoratori di un impiego pubblico. Le cooperative sociali promuovono servizi e sono strumento, non il fine per l’occupazione”, concede il presidente di legaCoop, prima di ricostruire la vicenda.

“Facciamo chiarezza sull’errore: a pagina tredici dello studio di fattibilità a sostegno della delibera di internalizzazione l’Amministrazione assume a riferimento il costo orario imponibile del lavoratore; questo contiene l’Inps a carico del dipendente 8.91% di detto imponibile e l’RPEF in ragione del reddito. La stessa Amministrazione evidenzia che il costo lordo del lavoro inserito nei capitolati è formato da: Minimo Contrattuale Garantito, 5 scatti d’anzianità, 13°mensilità, assistenza sanitaria integrativa, INPS, Inail e TFR. Invece l’Amministrazione somma al costo orario imponibile un arbitrario 22% per spese previdenziali. E’ chiaro che se avesse chiesto ad un qualsivoglia consulente del lavoro o magari all’ufficio stipendi e paghe del Comune avrebbe potuto evitare l’errore. L’INPS conto ditta è per tutto il settore pari al 26.90% dell’imponibile, se a tempo indeterminato, 28.30% in caso di contratto a termine; la tredicesima incide per 1/12° dell’imponibile; l’assistenza sanitaria integrativa per 60€ l’anno; l’Inail media per 3% sull’imponibile( varia in relazione al rischio per mansione); il TFR per 8.50% dell’imponibile. Questi costi devono essere sostenuti da qualsivoglia datore di lavoro e con qualsiasi contratto collettivo applicato. Ci chiediamo e chiediamo perché costruire su un errore voluto la delegittimazione della storia delle cooperative sociali di Messina?”, domanda retoricamente.

“Corre l’obbligo di evidenziare come queste, nei trent’anni trascorsi, abbiano concorso alla storia dei servizi sociali di Messina, ponendo la città tra le prime del meridione per qualità e quantità di risposte ai bisogni sociali. Le cooperative sociali hanno interpretato e realizzato tutti gli obiettivi che le Amministrazioni che si sono susseguite hanno fissato e voluto per questa città. Hanno formato sul campo tutti gli operatori che adesso l’Amministrazione vuole stabilizzare riconoscendone la professionalità acquisita e l’esperienza maturata ( quindi o erano bravi prima ed i servizi erano efficienti o non si comprende come dovrebbero essere rispondenti adesso). Né può far testo la qualunquistica affermazione dell’immissioni coincidenti con le tornate elettorali, la visione degli estratti previdenziali richiesti dimostrerà che la grandissima parte dei lavoratori ha anzianità di servizio coincidente con l’istituzione dei servizi stessi vedi : Casa Serena giugno 1988, SAD settembre 1988, SADH 1987, CAG/CSE 1997… e così via fino alla Casa di Vincenzo). Il turn over riguarda una percentuale minima di lavoratori provenienti da Casa Serena e dal SAD, il resto è dovuto a lavoratori dimessisi per loro scelta, probabilmente legata ad altre opportunità”, argomenta Debora Colicchia..

“Quindi se l’Amministrazione vuole cambiare è un suo diritto,a per questo non deve nascondere le proprie scelte né dietro a risparmi che a parità di orario e contratto non ci saranno! Né accusando genericamente di indebito arricchimento un mondo, quello delle cooperative sociali, che ha concorso a rendere questa città all’avanguardia nelle politiche sociali rivolte ad anziani, disabili, minori, adolescenti, immigrati, senza fissa dimora, vittime di violenza e famiglie multiproblematiche. Come già più volte richiesto sin dal mese di luglio, siamo, come sempre disponibili ad un incontro finalizzato ad approfondire le questioni sollevate”.

 

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