MESSINA. Sono 50 gli indagati per una “costola” dell’operazione “Totem” l’inchiesta sul clan di Giostra che ha messo in luce gli affari del boss Luigi Tibia. L’operazione di polizia e carabinieri è scattata a giugno dell’anno scorso e per alcune vicende ad aprile si è svolta l’udienza preliminare conclusa con 22 rinvii a giudizio. In questa tranche i magistrati si sono occupati della gestione e della collocazione in varie attività commerciali dei cosiddetti totem, gli apparecchi terminali collegati ad internet. Due le ipotesi d’accusa contestate a vario titolo dai sostituti procuratori della Dda Liliana Todaro, Fabrizio Monaco e Maria Pellegrino nell’atto di chiusura delle indagini preliminari. Da un lato l’installazione e la gestione presso esercizi pubblici, apparecchi strutturati come “totem” e collegati alla rete internet per effettuare il gioco a distanza senza autorizzazione da parte dell’Aams. L’altra contestazione è di aver organizzato e gestito la raccolta di scommesse su eventi sportivi non avendo la licenza “compiendo attività di intermediazione per conto di un allibratore straniero privo di concessione”. In particolare i magistrati contestano, a vario titolo, di aver gestito la raccolta di scommesse quali terminali di una rete di agenzie e internet point dislocate in città tramite un internet point per conto di un sito di una società con sede a Malta non autorizzata ad operare in Italia. Contestata anche l’aggravante di aver commesso tutto per agevolare l’associazione mafiosa facente capo a Luigi Tibia.

L’avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato inviato a: Antonino Barbera, Fortunato Bellamacina, Francesco Bitto, Natale Caruso, Paolo Chiaia, Maria Antonina Cicero, Antonio inteso Anthony Civello, Rosario Costantino, Giuseppe Cucinotta, Massimo Currò, Paolo Currò, Antonino Cutè, Luciano De Leo, Santi De Leo, Antonino Epaminonda, Roberto Ferrara, Francesco Forestiere, Francesco Gigliarano, Francesco Giuffrida, Antonino Guglielmino, Giovanni Ieni, Francesco Irrera, Luigi Irrera, Francesco La Camera, Roberto Lecca, Michele Lombardini, Giovanni Mancuso, Orazio Margurio, Filippo Marsala, Anna Morana, Giovanni Pagano, Daniele Pantò, Concetta Pappalardo, Simone Patì, Veronica Pernicone, Carmelo Raspante, Mario Rello, Pasquale Romeo, Gaetano Russo, Toruccio Salvatico, Carmelo Salvo, Pietro Santamaria, Giuseppe Schepis detto “u Bumbularu”, Carlo Sergi, Luigi Tibia, Francesco Tomasello, Giovanni Versaci, Daniele Vinci, Ignazio Vinci e Giovanni Zanghì. Dopo il ricevimento dell’avviso di conclusione indagine scattano i 20 giorni, per presentare memorie, produrre documenti e chiedere al pm di compiere atti d’indagine.

 

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