Caronte&Tourist Isole minori e 5 imputati dovranno comparire il prossimo 18 giugno davanti al giudice dell’udienza preliminare con l’accusa di omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e nell’espletamento di operazioni portuali. Questa è l’accusa formalizzata a vario titolo per Luigi Genghi, amministratore delegato della Caronte, Salvatore Virzì, comandantedella nave, Domenico Cicciò, ispettore tecnico della società di navigazione messinese, Fortunato De Falco, direttore di Macchina, Giosuè Agrillo in qualità di Dpa (designated person ashore) della società di gestione Seastar Shipping Navigation Ltd, società deputata al controllo e alla verifica della corretta attuazione delle procedure previste dal manuale di gestione della sicurezza a bordo della nave. Infine imputato (in questa fase si definisce già imputazione) anche Vincenzo Franza in qualità di legale rappresentante di Caronte&Tourist Isole minore.

 

La richiesta di rinvio a giudizio è firmata dai pubblici ministeri della procura di Messina, Federica Rende, Marco Accolla e Roberto Conte che ripercorrono i tragici momenti del 29 novembre del 2016 quando il primo ufficiale Cristian Micalizzi a 38 anni (di Messina), il secondo ufficiale Gaetano D’Ambra, a 29 anni (di Lipari), il motorista Santo Parisi a 51 (di Terrasini), “privi dei necessari strumenti di protezione indispensabili per l’ingresso in spazi chiusi e confinati (autorespiratore, cintura di sicurezza e rilevatore di gas)”, perdevano la vita.

 

“Nessun controllo, nessuna preparazione, nessun equipaggiamento:  – si legge su Repubblica nel pezzo a firma di Manuela Modica – così sono morti nella ricostruzione che dopo un anno e 4 mesi di indagini ha fatto l’accusa: “si introducevano all’interno dello spazio vuoto n.6 di sinistra, situato nel ponte di stiva n.1 per chiudere il “passo d’uomo” della cassa di raccolta delle acque di lavaggio garage si sinistra, i cui bulloni di fissaggio erano stati allentati poco prima da Parisi e Puccio per poter fare defluire il liquido presente nella cassa, all’interno dello spazio vuoto (da cui il liquido sarebbe stato successivamente prelevato a mezzo di autobotte) provocando all’interno dello spazio vuoto a causa di tale procedura la diffusione di gas altamente tossici e in particolare di idrogeno solforato”.

 

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