TAORMINA. «Siamo qui per una proposta importante: rimettere la cultura al centro dell’economia. La mostra di Unescosites non nasce improvvisata, ma è stata ripensata con le nuove tecnologie per un pubblico di giovani e turisti. È per loro che facciamo un passo indietro. È per permettere a chiunque di poter fruire dell’arte che rinunciamo al risarcimento del danno economico e d’immagine subìto. La Regione, però, faccia la sua parte e ci riporti anche solo un quadro di Antonello da Messina, da mettere in mostra, insieme al Caravaggio che abbiamo in esposizione, per tutto il mese di luglio».

È il contenuto di una nota nella quale l’ingegnere Roberto Celli, Ceo e founder di “Beni Culturali”, comunica di essere disposto a rinunciare al contenzioso nato nelle scorse settimane in seguito all’interruzione della mostra “Unescosites”, allestita a Palazzo Corvaja, a Taormina.  «Proprio ieri – si legge nel documento – Celli ha deciso di chiarire, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, tutta l’intricata vicenda, che è al vaglio pure dei magistrati messinesi, i quali stanno indagando sul disguido burocratico causato dal Comune. Il sindaco di Taormina, infatti, a settembre dello scorso anno aveva firmato un protocollo con Beni Culturali per ospitare la mostra Unicescosites a Palazzo Corvaja per quattro mesi».

Di seguito il contenuto integrale della nota:

«“Quando abbiamo sottoscritto l’accordo nessuno di noi immaginava che Taormina sarebbe stata la sede del G7”, ha sottolineato l’ingegner Celli. “Il nostro interesse era portare a termine una grossa operazione culturale in una città, Taormina, che da tempo cerca di diventare sito Unesco e ancora non c’è riuscita. Abbiamo creato un percorso in tre lingue che mostrasse le sfaccettature dei siti Unescosites, con spezzoni dei film dei registi che hanno girato in questi luoghi meravigliosi”. Per l’amore dell’arte, Beni Culturali ha investito 500mila euro, perché lo spazio concesso dal Comune presentava criticità architettoniche e malfunzionamenti. “Siamo andati avanti comunque, anticipando i soldi per poter rimanere nei tempi stabiliti dell’avvio della mostra”, ha spiegato Celli, “e siamo andati incontro anche alle richieste del sindaco, che in conferenza stampa aveva manifestato il desiderio di vedere un Caravaggio nella sua città. Ci siamo riusciti ad arrivare a un accordo con Genova, facendoci carico, in cambio, del restauro di due opere a nostre spese. Per poi subire questa brutalità: scoprire che il sindaco aveva tenuto segreto l’accordo con gli organizzatori di una fantomatica mostra di Van Gogh nello stesso Palazzo Corvaja e nello stesso periodo”. Il disastro burocratico, e il conseguente caos mediatico generato dalla contesa dei due eventi, ha spinto la Regione Sicilia a prendere una decisione avventata: ritirare i tre quadri di Antonello da Messina, concessi a Beni Culturali con un protocollo. Uno choc per i visitatori che, dopo averli ammirati nelle immagini di tutti i tg del mondo con le first ladies che godevano di quelle splendide opere di assoluto ingegno artistico, hanno dovuto assistere allo scempio degli esperti intenti, solo dopo un giorno di esposizione, a confezionare con cura i dipinti e portarli via dall’esposizione. Ciò ha creato non solo un grave danno all’immagine di Beni Culturali, che si è vista scippare i dipinti senza un perché, ma anche una cospicua perdita economica, sia per gli investimenti affrontati che per gli introiti negati dalla vendita dei biglietti. Molti, infatti, sono all’oscuro del fatto che, nonostante Antonello da Messina sia stato portato via, resta in esposizione Caravaggio. “Il Tar ci ha dato ragione”, conclude Celli, “ma noi siamo pronti a rinunciare al denaro per riavere un dipinto di Antonello Da Messina da noi per tutto il mese di luglio”.

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