MESSINA. A Messina, e a Messinambiente, c’è stato appena un anno e mezzo, ma l’esperienza non si è conclusa nel migliore dei modi, e gli ha lasciato in dote uno strascico giudiziario: una richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. E Raphael Rossi ha deciso di raccontarla sul suo blog, ospitato su Il Fatto Quotidiano.

Arrivato in città come consulente per il commissario liquidatore di Messinambiente, Alessio Ciacci, e da subito connotatosi come suo braccio destro, Rossi nel ricostruire la vicenda, secondo il suo punto di vista, non si lascia mai andare a rancorose difese, ma anzi tiene un profilo decisamente morbido. “So perfettamente che le mie attività possono essere oggetto di indagine da parte della magistratura, verso cui ho fiducia sempre, anche quando le sue attività inquirenti mi riguardano”, scrive nelle prime righe del suo blog.  Poi racconta la sua versione dei fatti.

“La vicenda è sinteticamente questa. Nel 2014 Alessio Ciacci, appena nominato alla testa della azienda pubblica dei rifiuti di Messina, mi chiama a collaborare nel suo sforzo di risanamento”, scrive Rossi, spiegando chi sia Alessio Ciacci, e cosa abbia fatto, ma spiegando soprattutto cosa fosse Messinambiente: “Debiti milionari, immondizia per strada, mezzi per la raccolta completamente fatiscenti. Di contro, un management privo di alcuna competenza pagato con stipendi da centinaia di migliaia di euro. Assieme al sindaco Renato Accorinti ci siamo trovati a fronteggiare quella che la stessa procura di Messina definirà una spaventosa macchina mangiasoldi. Anche grazie alla nostra azione risanatrice e alla verifica di tutti i contratti in essere, oltre a risparmi di milioni di euro, verranno alla luce i dettagli di un’inchiesta che porterà agli arresti di tutti i vertici di Messinambiente, proprio quelli che avevamo sostituito”, sostiene Rossi, che oggi è manager della Formia Rifiuti Zero.

Dopo il contesto, Rossi parla del suo “guaio”. “L’incarico che ricevo è quello di supportare Alessio Ciacci in tutte le attività gestionali e operative: dal coordinamento delle squadre di lavoro all’analisi degli appalti in essere. Anche se la norma lo consentirebbe – racconta Raphael Rossi – non mi viene fatta una nomina diretta, perché vinco un bando pubblico. Scaduto il termine del primo contratto, mi viene chiesto di rinnovarlo. Nel frattempo, ho ricevuto altre offerte di consulenza e vinto altri bandi. Per gestire meglio questi incarichi decido di aprire una società. L’accusa – continua –  sostiene invece che tale secondo incarico sia scorretto e che la società, costituita da poco non avesse l’esperienza per assumere l’incarico. Ritiene inoltre che vi fossero già nell’azienda competenze sovrapponibili alla mia. Rispetto queste ipotesi anche se, ovviamente, ritengo di poter provare la mia totale innocenza ed estraneità ai fatti”, conclude Raphael Rossi.

Perchè, come dice Rossi,  “la procura ritiene che tale secondo incarico sia scorretto e che la società, costituita da poco non avesse l’esperienza per assumere l’incarico”? Ciacci affida alla Re- Sources, società di cui Rossi è amministratore, un incarico per “servizio di consulenza e collaborazione per le attività di supporto alle diverse aree funzionali aziendali di Messinambiente Spa in liquidazione”. Cinquanta giornate lavorative, un terzo delle quali “in trasferta”, viaggio, vitto e alloggio in nota spese a rimborso da parte della partecipata e compenso da 31.334 euro iva esclusa.

Problema, secondo la procura, è proprio la Re-Sources: costituita a Torino (città in cui Rossi risiede) il 28 novembre 2014, ed è stata iscritta al registro delle imprese il 3 dicembre: esattamente la data in cui l’azienda di Rossi ha ricevuto incarico da parte di Messinambiente.

Raphael Rossi, praticamente, dopo aver interrotto il rapporto con Messinambiente ad ottobre 2014, lo riannoda a dicembre. Qui c’è l’inghippo: “Messinambiente affida alla Re- Sources le attività di supporto professionale alle funzioni aziendale di Messinambiente per agevolare il coordinamento tra esse e permettere l’attuazione più rapida e completa delle decisioni strategiche assunte dall’organo liquidatore”, specificava l’incarico, all’articolo 3 del quale si legge  “la Re-Sources indica come professionista incaricato a svolgere i servizi il proprio amministratore delegato Raphael Rossi“.

Su questo, la procura ha deciso di indagare, arrivando poi alla richiesta di rinvio a giudizio.

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