MESSINA. “Un bambino di sei anni in un ospedale in Afghanistan con proiettile nel torace”. Questa è la prima “cartolina” che ha voluto regalare Cecilia Strada agli studenti messinesi. Il racconto di quello con cui gli operatori di Emergency si confrontano giornalmente nei loro presidi ospedalieri nelle zone di guerra. La presidente della nota Ong ha parlato martedì mattina ai ragazzi di sette scuole al Palacultura (Mazzini – Gallo, Pascoli – Crispi, Pajno, Icn Gravitelli, Seguenza e Maurolico).

Un incontro voluto dall’assessore alla Pubblica istruzione, Federico Alagna che ha aperto l’incontro, e al quale ha preso parte Nadia Furnari dell’associazione Rita Atria e del movimento No Muos. Infine, il sindaco Renato Accorinti ha chiuso l’incontro con un intervento sulla partecipazione attiva della società civile contro la guerra.

Più di 200 ragazzi hanno ascoltato il racconto della vita e del suicidio della testimone di giustizia
Rita Atria
: “Ci hanno detto, ma come si può intitolare un’associazione alla figlia di un mafioso? – ha raccontato Nadia Furnari –. Poco importava dunque che si fosse ribellata alla cultura paterna e quindi alla mafia, ci hanno chiesto perché fondare un’associazione antimafia in un luogo in cui la mafia non c’è, ovvero a Milazzo? Lì dove a pochi chilometri veniva uccisa Graziella Campagna, trucidata dalla mafia: siamo riusciti ad ottenere una condanna giudiziaria di quella mano mafiosa soltanto perché i ragazzi delle scuole medie hanno chiesto la verità, perché la società ha chiesto la verità”.

La partecipazione è stata infatti il tema della giornata, il ruolo del singolo nei problemi globali. Il ruolo delle Istituzioni, delle Ong e della società civile contro la guerra.

“Un argomento molto caldo – ha esordito la giornalista Manuela Modica, che ha moderato l’incontro – in questi giorni il G7 ha blindato la nostra Taormina. Abbiamo perciò avuto le questioni più importanti del momento su piano internazionale dibattute proprio qui. Vicinanza e lontananza allo stesso tempo, perché quei luoghi in cui discutevano le sorti del mondo erano a noi vicini ma inaccessibili, seppure in maniera comprensibile, quei temi però non sono distanti dal singolo individuo, da noi”.

“La Sicilia? La più grande piattaforma militare del mediterraneo, questo è – ha sottolineato Furnari – il Muos, il sistema Radar militare statunitense installato ai confini di un parco naturale, quello della Sughereta a Niscemi mentre la nostra Costituzione è stata totalmente ignorata e il nostro governo inerme”.

Gli alberi di Niscemi, i radar americani, il controllo aereo che parte dalla Sicilia e arriva nelle zone di guerra, lì dove a portare aiuto medico e umanitario c’è Emergency: “È tutto collegato: perché il bambino di sei anni aveva nel torace un proiettile che era stato sparato ma prima ancora comprato, venduto, prodotto – continua Strada -. Un percorso che non inizia in Afghanistan. L’Italia vende armi all’Arabia Saudita, che poi bombarda lo Yemen, da quei bombardamenti il popolo scappa e cerca di raggiungere l’Europa dove diventa un clandestino: certo che c’entriamo tutti”.

“Eppure molti spostano l’attenzione su cosa ci sia dietro gli aiuti umanitari, le attività delle Ong – ha continuato la presidente di Emergency – : Ci deve essere sotto qualcosa – si chiedono – uno prende, va, rischia la vita e non ci guadagna niente? Lui ha bisogno d’aiuto e io glielo do, non c’è nient’altro dietro, se provi a farlo capisci cosa si prova e cosa c’è dietro. Emergency non fa niente di particolare, il mondo sarà un posto migliore quando nessuno penserà che facciamo qualcosa di strano o straordinario ma semplicemente un’azione normale per cui non c’è nessun bisogno dell’applauso”.

Strada ha poi raccontato le reazioni dopo le dichiarazioni del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha lanciato l’allarme sulla condotta criminale di alcune Ong: “Se c’è l’interesse mafioso in alcune Ong sono la prima a volerlo sapere. Queste dichiarazioni però non hanno scatenato l’interesse su questo argomento, l’effetto che si è avuto è stato semmai quello di scatenare il proprio odio e la propria frustrazione: su facebook sono stata accusata di tutto. Mi hanno accusata, per esempio, di andare a prendere in mare migranti in combutta con queste organizzazioni: ma Emergency non ha navi, non è questo il tipo di aiuto che offriamo. Si è scatenata una guerra tra poveri, tra sfruttati mentre lo sfruttatore sta comodo. Bisognerebbe fermarsi, invece, e riflettere: ma aspetta un attimo: perché io piccolo produttore di arance ho lo stesso problema del raccoglitore di arance, mohamed e il nostro problema si chiama nello stesso modo, ovvero criminalità organizzata?”.

Guerra tra poveri ma anche popolazioni impaurite che chiedono maggiore sicurezza: “In questi 15 anni ci hanno detto che per ottenere la sicurezza dovevamo fare la guerra, eppure il tempo è passato la guerra si è espansa mentre il terrorismo è arrivato anche da noi, adesso. Perché non si può ottenere la sicurezza con le armi o con i cacciabombardieri. Bisogna fare un passo indietro, però: cos’è la sicurezza? Sicurezza è avere un lavoro, una pensione dignitosa, un ospedale buono, pulito, che la scuola non ti crolli in testa”.

Bisogna, in una sola parola: “partecipare”: “Esattamente 23 anni fa mio padre tornava da zone di guerra con questa “pazza” idea di Emergency – ha concluso Strada –  sembrava davvero una pazzia totale, ma piano piano qualcuno si convinceva che si poteva perlomeno provare: così ha curato 8 milioni di persone gratis, una pazzia fatta tutti assieme”.

A conclusione dell’incontro, dopo avere gridato a Trump il suo rifiuto per la guerra, Renato Accorinti ha spiegato agli studenti messinesi perché abolire i conflitti bellici non è un’utopia: “La scuola è il laboratorio del pensiero, senza il pensiero non cambieremo niente – ha esordito il sindaco –  La Guerra è una delle cose che sembra impossibile cambiare, eppure dovremmo riflettere sui risultati ottenuti dall’umanità: i diritti non esistevano, esisteva la pena di morte in Europa, le donne non votavano. Sono tantissime le cose che sembravano impossibili eppure sono state ottenute con la partecipazione, con la follia partita da qualcuno e poi sposata pian piano da molti fino alla realizzazione”.

 

 

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