MESSINA. Non solo una questione politica, con la firma per la candidatura in una delle sei liste, ma anche un “patto di fedeltà alla città di Messina”, stipulato tra il candidato e l’associazione Sicilia Vera, che tra i vincoli annovera un “rimborso per le spese sostenute” e soprattutto l’obbligo di attenersi al contenuto del programma, pena un “risarcimento danni” da centomila euro.

È il contenuto del documento che i candidati alle sei liste a supporto della corsa di Cateno De Luca a Palazzo Zanca, nella primavera del 2018, si sono trovati a firmare all’atto dell’ufficializzazione dell’inserimento nelle liste: quattro pagine in cui tra Sicilia Vera (presieduta da Pippo Lombardo, oggi presidente di MessinaServizi Bene Comune, la partecipata che si occupa di rifiuti) e il candidato veniva stretto un legame “di ferro”. Spezzare il quale sarebbe costato al candidato (eletto) una multa abnorme.

Per due volte, nell’accordo tra le parti, si parla di obbligo da parte del candidato. Di contribuire alle spese, e di versare un ulteriore contributo nel caso di elezione (o di incarico amministrativo a nomina, fattispecie in cui rientrano gli assessori della prima giunta di Cateno De Luca, tutti inseriti nella lista “La Svolta per De Luca Sindaco”: nessuno di loro ha ottenuto sufficienti voti da essere eletto in consiglio comunale, ma sono stati chiamati a far parte della giunta).

“Il candidato, nel caso di sua elezione o incarico amministrativo, ovvero di subentro ai candidati eletti nella medesima lista, si obbliga a contribuire al rimborso delle spese sostenute da Sicilia Vera riguardante le attività propedeutiche svolte nel 2017 e le attività svolte nel 2018 per la campagna elettorale del 10 giugno 2018, con le seguenti modalità”, recita l’accordo. Come? “Il 10% dell’indennità lorda, compreso l’eventuale trattamento di fine mandato”, e con un “contributo straordinario non superiore al 10% dell’indennità annuale lorda riscossa o da riscuotere per il ruolo istituzionale ricoperto nelle autonomie locali”.

Anche questo, come contributo alle spese elettorali di Sicilia Vera, e specificamente nelle “campagne elettorali sovracomunali ove Sicilia Vera sia presente con proprie liste, con liste composite e con propri candidati in altre liste”. Committente della campagna elettorale, si legge nel documento, era Pietro Picciolo, per breve tempo liquidatore di MessinAmbiente, oggi nel collegio di liquidatori di Atm (di cui era precedentemente revisore dei conti) e già consulente dell’altra partecipata Messina Social City.

L’obbligo permane, sostiene l’accordo, anche “qualora il candidato dovesse iscriversi o aderire ad altro gruppo politico”. Una specie di “fine candidatura mai”: si legge infatti nel documento che “tale obbligo comprende anche il risarcimento del danno che Sicilia Vera subirà nel caso in cui il candidato dovesse iscriversi o aderire ad altro gruppo consiliare diverso da quello di elezione, essendo impedita o limitata l’azione politica di Sicilia Vera nell’ambito delle istituzioni locali”.

Non solo. L’obbligo di contribuzione viene scalfito solo nell’ipotesi di decadenza o cessazione dalla carica di amministratore locale, ma non in caso di cancellazione dal movimento. “La perdita della qualifica di socio di Sicilia Vera non comporta la decadenza per il candidato dagli obblighi o contribuzioni economiche assunti all’atto della sottoscrizione della domanda di adesione o all’atto di una designazione o accettazione di candidatura nelle liste promosse da Sicilia Vera”.

Un legame praticamente indissolubile: pena una sanzione pecuniaria piuttosto salata. Perché se il contributo alle spese elettorali è prassi piuttosto comune all’interno dei partiti (sia pure come adesione volontaria e non come obbligo), l’obbligo di attenersi al programma è molto meno consueto (oltre che di dubbia sostenibilità dal punto di vista costituzionale).

Oltre ad iscriversi al gruppo consiliare di Sicilia Vera (o persino “accettando di aderire anche ad altri gruppi consiliari successivamente indicati sempre da Sicilia Vera”), il candidato “si obbliga”, di nuovo, ad attenersi al contenuto del programma Messina bella protagonista e produttiva“. Altrimenti? Espulsione da Sicilia Vera (cosa che l’articolo precedente non lo esime dagli obblighi contratti con la firma del “patto”) e “risarcimento danni causato a Sicilia Vera ed a tutti gli eletti nelle liste promosse”.

A quanto ammonta il risarcimento? Centomila euro (o cinquantamila, il documento riporta la prima somma in cifre e la seconda a lettere, tra parentesi, “equitativamente qualificato da entrambe le parti”. A beneficio, però, non del partito, ma di un’associazione benefica che opera nella città di Messina, “insindacabilmente individuata” da Sicilia Vera stessa. Tutte cautele superflue, dal momento che delle sei liste in campo, nessuna ha ottenuto voti sufficienti per eleggere alcun consigliere comunale.

Sulla vicenda Pippo Lombardo, a tutt’oggi presidente di Sicilia Vera, commenta: “Il contratto non era obbligatorio. Sicilia Vera metteva a disposizione tutta la struttura politica e ne sosteneva le spese, il contributo serviva a questo. I candidati non hanno speso un centesimo“. Interpellati da LetteraEmme, candidati hanno confermato che il “patto” andava sottoscritto all’atto della firma per la candidatura.

 

 

 

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[…] delle sei liste a sostegno della candidatura di Cateno De Luca e l’associazione Sicilia Vera (qui i dettagli). Ad esaminare il “contratto” è Nicola Bozzo, avvocato ed esperto di diritto pubblico, […]