MESSINA. “Fatti e comportamenti che potrebbero prefigurare reati di rilevanza penale quali falsità dei bilanci del Comune di Messina, falsità dei bilanci delle partecipate al fine di creare utili fittizi, falsità del piano di riequilibrio, assunzioni nelle partecipate di dubbia liceità a fini clientelari, creazione di modelli societari criminali e di scatole cinesi simbolo di legalità, spreco di denaro pubblico ad esempio di malaffare politico e clientelare”.

E’ la denuncia di Paolo Bitto, candidato al consiglio comunale a giugno nella lista di centrodestra “Peloro 2023”, componente dell’associazione Capitale Messina ed ex esperto contabile per l’Ato3, inoltrata alla sezione di controllo della Corte dei conti, basata sul dossier da 350 pagine del sindaco di Messina, Cateno De Luca a supporto della relazione di inizio mandato. Sulla base di questa, Bitto chiede ai magistrati contabili di intervenire per  “Omissione della deliberazione di dissesto” da parte della precedente giunta guidata da Renato Accorinti

“Il contenuto del dossier e degli articoli fai emergere notevoli criticità finanziarie del Comune di Messina, con la paventata conseguenza di una sospensione di una consistente riduzione nell’erogazione dei servizi pubblici essenziali”, scrive Bitto nella lettera indirizzata ai magistrati contabili del 15 ottobre, una settimana fa.

Il bilancio di previsione 2018-2020 viene definito un malato terminale strutturalmente in coma, e a seguire vi si riporta che il sistema municipale dal 2014 al 2017 non solo generato oltre 50 milioni di nuovi debiti, ma non è riuscito ad accantonare la gran parte delle somme necessarie per far fronte al finanziamento del piano di riequilibrio”, continua Bitto. Il bilancio di previsione è stato comunque adottato dalla giunta e votato praticamente all’unanimità dal consiglio comunale (23 voti favorevoli su 27).

Per questo, Bitto chiede alla Corte dei conti di intervenire ai sensi dell’articolo 264 del decreto legislativo 267/200, il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, per  “omissione della deliberazione di dissesto” da parte dell’amministrazione Accorinti

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