MESSINA. Nuove e clamorose rivelazioni nel processo “Matassa”, che vede coinvolti, fra gli altri, l’ex sindaco di Messina Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi, la cui candidatura alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo sarebbe saltata a causa delle dichiarazioni di due testimoni. A sostenerlo è l’avvocato di Paolo Siracusano, uomo molto vicino allo stesso Genovese, già candidato per il Pd all’ex provincia.

Nunzio Rosso, legale di Siracusano, opponendosi alla testimonianza di due imputati durante il processo Matassa ha spiegato che le dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Pernicone in aula “intervengono in un momento storico ben preciso: è un dato certo che quelle dichiarazioni spontaneamente rese sono apparse sui giornali, e in seguito, Rinaldi non è stato più visto tra i candidati”.

“Le ansie di Genovese e Rinaldi non possono influire sul diritto alla difesa di un imputato”, ha invece ribattuto Salvatore Silvestro, difensore dei due testimoni, entrambi anche imputati nel processo Matassa. “Pacchi della spesa per le campagne elettorali del 2012 e del 2013 per conto di Francantonio Genovese, Franco Rinaldi e Paolo David”, aveva detto fornendo dichiarazioni spontanee Giuseppe Pernicone, già condannato assieme al padre, con patteggiamento, per associazione finalizzata alla corruzione elettorale e al voto di scambio in concorso in compagnia – tra gli altri – di Paolo David, Francantonio Genovese e Franco Rinaldi.

“Pacchi della spesa che Paolo David mi mandava a prendere da Paolo Siracusano che aveva il supermercato sotto casa”, ha ribadito oggi, Angelo Pernicone, rilasciando nuove dichiarazioni spontanee. E ha insistito: “Sono passato come il criminale, come se facevo tutto io: ma i voti non erano per me, mentre i voti erano per Paolo David, Francantonio Genovese e Franco Rinaldi,. Io non ho mai chiesto soldi, ho detto a David col quale mi accordavo che l’importante era se c’è lavoro e me lo puoi dare perché abbiamo cooperativa, quindi gare d’appalto… Lui (David, ndr) aveva detto che se c’era bisogno di pacchi della spesa per chi ne aveva bisogno di passare dal patronato”. Durante le dichiarazioni, Pernicone ha sottolineato infine che “senza la parola di Genovese e Rinaldi non si faceva niente”.

Angelo Pernicone, attualmente ristretto in carcere, assieme al figlio, Giuseppe deve rispondere con rito ordinario anche di associazione di tipo mafioso nell’ambito dello stesso processo che vede imputati Genovese e Rinaldi per corruzione elettorale.

 

 

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