“Avete uno dei più grandi waterfront che una città possa avere, che potrebbe avere una rilevanza internazionale ancor più grande di quella di Barcelona”.

La rete ferroviaria dismessa che attraversa il cuore della città e giganteggia, nella sua parte più esposta, sopra l’entrata autostradale del centro città, invece: “Una greenway molto più bella della High Line di New York”. A dirlo non un messinese ma il napoletano Carlo Gasparrini che ha firmato lo schema preliminare del nuovo piano regolatore urbano e che ha presentato oggi nel Salone delle bandiere di Palazzo Zanca un sogno “fattibile”, assieme al sindaco Renato Accorinti e all’assessore Sergio De Cola.

Perché, sottolinea il consulente campano: “l’urbanistica non può essere solo visionaria ma anche fattibile”.

Un “futuro fattibile” presentato a ridosso del ricambio politico del governo della città che ha il sapore dell’occasione mancata. Uno studio attento e complesso fatto dagli Uffici del Comune  e dalla squadra di Gasparrini, docente di urbanistica dell’università di Napoli alla quale in questi anni “abbiamo raccontato quello che vivevamo, non abbiamo fatto richieste, abbiamo solo narrato la città”, spiega l’assessore all’urbanistica uscente, Sergio De Cola.

La Messina del futuro viene presentata a meno di due mesi dalle prossime elezioni. Una presentazione che ha dunque più il sapore dell’argomento da campagna elettorale che della discussione programmatica tra studiosi e amministratori per decidere realisticamente che aspetto avrà Messina: “Non è uno spot elettorale, non avremmo potuto pensarci addirittura due anni prima quando questo lavoro è iniziato. Poteva arrivare prima probabilmente, ma è arrivato”, ha sottolineato De Cola.

L’incarico però a Gasparrini è stato affidato soltanto due anni fa, mentre le linee guida generali, rispettate nella presentazione di oggi, ovvero il primo documento dopo che i vincoli del vecchio piano regolatore erano scaduti, è stato approvato dal Consiglio comunale nel 2012, in piena giunta Buzzanca.

Una presentazione che non ha colpito gli esperti in sala, tra architetti e ingegneri che hanno parlato di una visione risaputa dell’urbanistica contemporanea. Secondo i commenti a presentazione finita non sarebbe pensabile uno schema di massima diverso da questo, considerato ormai “ordinario” per gli esperti di urbanistica.

Un momento però di sicuro necessario che arricchisce della possibilità di sognare una città sfruttata in tutto il suo potenziale.

Vista da sud, studiata da nord. Sorvolata dall’alto, Osservata dal mare come dai monti. La presentazione è l’occasione per una panoramica completa su una città che ruzzola dall’alto verso il mare, scala la costa verso nord, per spingersi in punta e conquistare il Tirreno.

Le colline, da cui scivolano i torrenti che visti in questa panoramica formano un pettine perfetto che sfrangia la costa.

Gasparrini esordisce parlando di un mosaico di paesaggi e addirittura di cinque Messine: “Avevamo il dovere di raccontare Messina, com’è fatta e cos’è succeso nel corso dei decenni, che cosa ci lascia in eredità il piano vigente”, un primo tassello, secondo il docente di Urbanistica, ” di un discorso molto più lungo”.

È finita la fase dell’espansione – continua Gasparrini -, non ce la possiamo più permettere. Possiamo però rigenerare l’esistente e questa è l’occasione non per bloccare l’economia urbana ma per farne una diversa. Un “Cambio di rotta sostanziale che si basa sulla presa d’atto di quel che è successo anche a Messina”.

Tre i punti cardine: “Regole, strategie e progetti”

E cinque strategie per cinque città: “Cinque messine che si intersecano, il primo la città paesaggio, Messina è uno straordinario mosaico di paesaggi. Poi la Città resiliente e anti-fragile: la riduzione dell’esposizione ai rischi. Poi il terzo grande filone, rigenerare quello che abbiamo costruito: una follia spendere soldi per nuove aeree quando poi cadono a pezzi, da Forte Gonzaga a tutte quelle aeree di grande pregio che sprofondano nell’abbandono. Rigenerare non significa soltanto intervenire sulla scacchiera di Borzì, intendiamo la città storica su tutto il territorio messinese, cioè pure i villaggi, gli eremi, i mulini, le fiumare, le reti delle acque”.

Una riqualificazione diffusa del territorio, su questo punta lo schema preliminare del nuovo piano regolatore: “Una profonda riconversione del settore delle costruzioni orientata al riciclo e all’innovazione tecnologica”, continua il docente napoletano.

Che presenta nella sua visione di futuro, una “città snodo, interconnessa e accessibile. Dotata di nuove reti infrastrutturali, dentro flussi crescenti di persone, merci, informazione”.

E ci sono i numeri alla base della proiezione di Messina nel futuro: “8 milioni di visitatori ogni anno, cioè una città di transito, di cui trattiene assai poco. Bisogna essere in grado di intercettare una parte di questo transito”.

Offrire un’offerta turistica che al momento vede crescere i B&B o le case in affitto ma che non ha un albergo a 5 stelle. Anche una mobilità “slow”: “Sulla mobilità ciclabile questo schema di massima punta moltissimo:  se arrivo a Messina, voglio trovare un bike sharing e toccare tutte le eccellenze funzionali che questa città ha e può avere”.

Ma ancora: “Il recupero della ex ferrovia”. Ed è sul tratto della ferrovia dismessa, sulle arcate che dominano San Paolo, che potrebbe sorgere la High line messinese. Non è da molto neanche a New York che la vecchia rete ferroviaria è stata riproposta ai turisti, diventando una passeggiata sui panorami della grande mela che è ad oggi una delle attrattive più apprezzate.

Messina, dunque come “città attrattiva, accogliente e creativa: un ruolo di città innovativa e attrattiva per il turismo, la cultura e la creatività”.

“Una dimensione urbana sostenibile per una città da rigenerare senza consumare nuovo suolo – ha continuato Gasparrini”. Che si è soffermato su altri numeri: la stasi demografica.

Negli ultimi 30/40 anni la popolazione si è fermata mentre i vani sono sovradimensionati”. Col risultato che per ogni abitante ci sono 40 metri quadri di vani edificati, secondo i dati Istat: “Chevuol dire che abbiamo costruito troppo e male, senza risolvere proprio i problemi di quelle parti di città che avevano bisogno di un’offerta abitativa”. Infine anche il parco dei Peloritani e un ambiente considerato come la vera “struttura portante” di questa visione di città.

In cui Gasparrini crede: “Un futuro non solo bello ma fattibile”.

 




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