MESSINA. La Corte dei Conti ha esaminato il progetto (e i costi, e l’impatto che avranno sulle finanze italiane) del ponte sullo Stretto, ed è dubbiosa. Ad esprimere le critiche in merito all’opera è proprio il presidente Guido Carlino, che durante un’audizione che si è tenuta ieri davanti alle Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato, ha espresso forti dubbi sulla legge bilancio varata dal governo Meloni e, in particolare, sulle risorse destinante alla realizzazione della struttura che collegherebbe la Sicilia con la Calabria. Il presidente è stato, infatti, convocato per discutere della manovra e, secondo lui, sposta troppe risorse sulla grande opera (con un impatto sull’indebitamento delle casse statali), sottraendo investimenti ad altri capitoli.

Carlino ha evidenziato che c’è un forte «sbilanciamento verso misure mirate a sostenere progetti specifici, primo fra tutti per peso finanziario, il Ponte sullo Stretto, seguito da una serie di altri interventi minori, con impatti limitati sul sistema economico per via della spiccata localizzazione», come si legge anche sul dossier. E, infatti, si legge sempre sul documento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti «Incide in misura particolarmente rilevante il finanziamento per il ponte sullo Stretto che assorbe risorse per 3,1 miliardi, con un effetto pari a 1,9 miliardi sull’indebitamento».

Il magistrato contabile ha fatto i calcoli su quanto impatterà l’attraversamento stabile sullo Stretto di Messina: 410 milioni le risorse per l’avvio della realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, impegnate per il 2024, quindi 650 e 800 milioni nel biennio 2025-2026. Risorse, sottolinea la relazione, che al momento sono “programmate”.

In conclusione, quindi, «La manovra finanziaria per il prossimo triennio si muove all’interno di un sentiero molto stretto in cui devono trovare un difficile equilibrio spinte ed esigenze diverse: rispondere alle difficoltà delle famiglie di fronte alla forte crescita dei prezzi; adeguare gli stipendi pubblici senza innescare una spirale negativa prezzi-salari; rafforzare un sistema dei servizi sanitari, assistenziali ma non solo, provato dall’emergenza pandemica; assicurare una maggiore flessibilità nelle scelte previdenziali; mantenere adeguati ritmi di investimento nel processo di ammodernamento infrastrutturale del Paese – si legge nel dossier – Tutto ciò garantendo il percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito Pil».

«Tale disegno viene perseguito utilizzando i margini disponibili in un quadro tendenziale che presenta spazi molto contenuti. In coerenza con il programma di governo, pur con tali vincoli, le misure proposte sembrano cogliere risultati di rilievo in termini di reddito disponibile dei lavoratori, nel processo di consolidamento e di maggiore sostenibilità del sistema previdenziale, nonché nel necessario percorso di semplificazione e di riorganizzazione delle strutture di intervento pubblico – prosegue il presidente Carlino – Ma i vincoli alla manovra hanno consentito solo in parte di dare una risposta in termini di nuove risorse ai problemi che affliggono il nostro sistema di welfare, alle necessità di rafforzare la spinta al processo di ammodernamento della dotazione infrastrutturale e alla crescita degli investimenti».

«L’equilibrio tra i diversi fabbisogni che viene descritto rimane quindi molto esposto alle intemperie di una congiuntura economica e sociale difficile. Se appare corretto l’implicito richiamo in tutte le aree dell’azione pubblica ad un più attento utilizzo delle risorse, il quadro è soggetto al pericolo di non riuscire a mantenere la qualità dei servizi offerti, rischiando di vanificare, specie nel caso delle fasce più deboli della popolazione, il beneficio monetario che ci si propone di dare.  Già dal prossimo anno, le scelte che sono state prese, spesso a carattere temporaneo, richiederanno, per essere confermate, decisioni non semplici in termini di razionalizzazione della spesa. Scelte che dovranno trovare un importante sostegno da una decisa lotta all’evasione e da un efficiente ed efficace attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR», conclude la Corte dei Conti. L’audizione si è tenuta nell’ambito delle audizioni preliminari all’esame del “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”.

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