MESSINA. Diecimila preferenze alle regionali, e un contributo non quantificabile, ma comunque di migliaia di voti, non sono bastati a Beppe Picciolo a garantirsi un posto in Senato. Il leader dei Dr, per l’occasione “prestato” al Pd, per la seconda volta nel giro di quattro mesi deve rinunciare ad una poltrona in parlamento: a novembre all’Ars, ieri a Palazzo Madama.

Sorte molto simile quella di Pippo Laccoto, anch’egli deputato regionale (da quattro legislature) fino a fine ottobre, perdente alle urne a novembre e ri-perdente a marzo alle politiche. Per lui, al quarto posto nel “listino” al plurinominale alla Camera, l’ingresso a Montecitorio era apparso proibitivo fin dall’inizio. E così è stato.

Resta fuori anche l’ex deputata maria Tindara Gullo, unico esponente della corrente che fa capo a Francantonio genovese dopo il niet alla candidatura di Franco Rinaldi. Per lei una legislatura alla Camera, e riconferma stoppata dall’exploit di Alessio Villarosa dei Cinque stelle

Non è strettamente un “ex qualcosa” in cerca di riconferma, ma il “prestito con diritto di riscatto” dalle file dei Dr a quelle del Pd non ha sorriso nemmeno a Fabio D’Amore, attuale presidente dell’Ersu (ed ex candidato a sindaco di Messina), che al senato nell’uninominale è stato travolto dalla furia a cinque stelle di Grazia  D’Angelo, ma anche da Urania Papatheu, piazzandosi terzo e staccato.

A piangere anche altri nomi illustri della politica siciliana: da Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars ed assessore regionale, o Antonello Antinoro, anche lui ex assessore regionale e tornato alla politica attiva dopo l’assoluzione che ha concluso una lunga vicenda giudiziaria, o ancora il deputato uscente e vice Presidente nazionale di Nci Saverio Romano: per tutti loro, la delusione è arrivata da esponenti del Movimento 5 stelle.

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