MESSINA. Nella città dello Stretto la Tari si paga salata: Messina è fra le cinque città italiane con il costo medio più alto della tassa per i rifiuti. Secondo lo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio della Uil, infatti, da un’analisi elaborata su un campione di famiglie risulta che una famiglia messinese paga in media 476,49 euro l’anno (a fronte di una media nazionale di 324 euro): di più solo Pisa, Brindisi, Genova e Benevento. Se invece si compara alle altre città metropolitane, invece, è solo seconda, dietro Genova.

Dati che non si discostano di molto da quelli in possesso dal Comune di Messina, che a differenza della Uil (l’analisi è stata elaborata su un campione di famiglie composte da quattro componenti con una casa di 80 mq e reddito ISEE di 25 mila euro), ha analizzato la tassazione su un campione di famiglie che in media sono composte da tre membri e che vivono in una casa di 90 mq (si tratta della composizione media delle famiglie a Messina, dove ben novantamila sono addirittura mono-componenti).

A Messina il prezzo della Tari è sempre stato alto e, infatti, non è tra le città in cui si registrano le percentuali di aumento più alte, anche se il discorso cambia se si paragona la città dello Stretto alle altre città metropolitane: il 5,8% in più tra il 2021 e il 2022 (quarto posto dietro Catania, Palermo e Genova) e il 10,9% in più rispetto al 2018 (un altro quarto posto dietro a Catania, Genova e Palermo). Il tutto a fronte di una media nazionale pari al +3,7% tra il 2021 e il 2022 e al +7,7% rispetto al 2018.

Per quanto riguarda le altre città appartenenti alla “top 10” dei comuni con il costo più alto relativo alla Tari, sono: Catania 475 euro; Siracusa 472 euro; Agrigento 471 euro; Taranto 459 euro; e Trapani 457 euro. La classifica delle città metropolitane, dopo Genova e Messina, invece, è composta da: Catania 475 euro; Reggio Calabria 453 euro; Napoli 442 euro; Bari 401 euro; Cagliari 395 euro; Milano 338 euro; Venezia e Palermo 332 euro; Torino 331 euro; Roma 314 euro; Bologna 228 euro; e Firenze 194 euro.

E la situazione non cambierà di molto neanche per il 2023 (appena il 2% in meno): «Entro il 31 agosto si devono pagare i due terzi della Tari di quest’anno, con la regolazione dell’anno scorso, così come la stessa tariffa sarà adottata alla scadenza dell’ultima rata, che sarà il 31 ottobre – spiega l’assessore al Contrasto all’Evasione ed Elusione Tributaria Locale Roberto CicalaSarà sicuramente l’anno 2024 quello in cui ci sarà un abbassamento consistente della tariffa».

Prendendo in esame il 2022, sono 54 i milioni di euro che servono per pulire e smaltire i rifiuti a Messina, per un costo procapite di 248 euro (quanto la città spende all’anno per ogni cittadino per la pulizia), dato che è in linea con il resto delle città metropolitane d’Italia (la media nazionale è 243 euro). Ma perché, allora, a Messina si paga di più, e di tanto? «C’è una non corretta ripartizione alle famiglie e alle attività non domestiche, dovuta a delle anomalie nella regolarizzazione delle utenze – spiega sempre Cicala – Come si avvalora questo studio? Incrociando i dati partendo dalle famiglie residenti, dove si è notato subito che ottomila famiglie erano soggetti passivi (ovvero chi detiene l’immobile) dell’imposta Tari. Pertanto, queste ottomila famiglie hanno ricevuto e riceveranno una lettera in cui gli viene richiesto di compilare una dichiarazione all’ufficio tributi per denunciare l’immobile che utilizzano ai fini della Tari e mettersi in regola. Non sappiamo il motivo, ma sicuramente ad oggi la tassazione non è corretta. Potrebbe anche essere a nome di un’altra persona, ma se l’utenza non viene regolarizzata nella banca dati, il Comune non sarà mai in grado di controllare chi paga e chi no». Grazie a questa prima azione del Comune di Messina, illustra sempre Cicala, è stato possibile ridurre di circa il 2% la tassazione a carico delle famiglie per il 2023. E non solo, perché i costi per il 2023 sarebbero dovuti aumentare visto l’aumento dei costi per il conferimento dei rifiuti (secondo quanto previsto dal Comune, per l’anno corrente si passerà ad una spesa annua totale di 60 milioni di euro per mantenere il servizio di pulizia a Messina): «Aumentando il costo del conferimento sarebbe dovuta aumentare anche la Tari – ha spiegato l’assessore alla Pianificazione Infrastrutturale Ciclo Rifiuti Francesco CaminitiL’aumento, però, è stato ammortizzato dai nuovi censimenti dagli uffici del comune». E ancora, lo sconto del 2% è dovuto ad una «distribuzione diversa tra utenze domestiche e non domestiche: le seconde aumentano leggermente».

Per quanto riguarda il 2024, invece, la riduzione del 30% avverrà grazie ad una seconda azione di verifica da parte dell’Amministrazione comunale: «Visto che la banca dati presentava diverse criticità dovute ai mancati censimenti, abbiamo deciso di continuare lo studio di analisi partendo dagli immobili, andando all’unico dato sicuro e preciso: la consistenza dei dati immobiliari. Si è partiti, quindi, dagli immobili del comune di Messina e si è andati per esclusione, verificando quelli tassati dalla Tari e proseguendo con l’inoltro di un quesito al proprietario dell’immobile con la quale si è chiesta la sua situazione. Al termine della verifica, qualora le cose non fossero in regola, il proprietario viene tassato. Quindi, si sta procedendo e si procederà con questo controllo inverso su 60.000 immobili (il totale a Messina è 198.000, quindi un terzo), che sono quelli ad oggi non conosciuti da noi. Completeremo questa azione quest’anno: entro giugno manderemo le prime diecimila raccomandate».

«La stessa cosa viene fatta per le attività non domestiche – prosegue Cicala – Da un incrocio con i dati della Camera di Commercio risultano oltre 18mila partite iva aperte sul territorio. Di queste, sono correttamente dichiarate nella banca dati Tari poco più di 6mila. Occorre quindi individuare come i restanti circa 12mila sono tassati ai fini Tari. In questo caso, però, è più semplice perché abbiamo le pec, quindi la notifica sarà immediata, mentre con le raccomandate il tempo e i costi sono maggiori. Questa corretta identificazione degli immobili porterà, secondo lo studio dell’assessorato, ad una riduzione nel 2024 dell’imposta di circa il 30%, per arrivare ad una bolletta in media uguale a quella delle altre città metropolitane (intorno ai 320 euro per famiglia composta da tre persone in un immobile di 90 metri quadri)», conclude Cicala.

Dando uno sguardo in Sicilia, invece, si notano due comuni che hanno registrato la più consistente diminuzione della tassa sui rifiuti in questi anni: tra il 2021 e il 2022 Caltanissetta ha ridotto la Tari del 26,7% (la media nazionale è del 3,7%); mentre rispetto al 2018 Trapani l’ha ridotta del 30,8% (la media nazionale è del 7,7%).

Una curiosità. Le città in cui si paga di meno la Tari sono tutte al norda Belluno 169 euro l’anno a famiglia; a Novara 174 euro; ad Ascoli Piceno 181 euro; a Macerata 182 euro; a Pordenone 186 euro; a Brescia 187 euro; a Trento 189 euro; a Firenze 194 euro; a Vercelli 197 euro; e a Udine 204 euro.

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