MESSINA. Il sistema a “pettine” realizzato da Atm ad ottobre 2018? Poteva funzionare, se avesse avuto una linea centrale molto forte, di cui si è già parlato in un precedente articolo, e se l’organico previsto dal progetto, composto da 145 autisti (più 20 di riserva), fosse stato realmente soddisfatto. La verità è che Atm aveva fatto i conti senza l’oste: mancavano i presupposti per smontare quello che era chiamato il sistema a “raggi”, e sostituirlo con quello “a pettine”

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Inizialmente la nuova Amministrazione aveva contato bene: 165 autisti c’erano, compresi gli interinali (ben 43). Il problema è che il loro contratto scadeva ad agosto 2018 e sarebbe dovuto essere rinnovato grazie ad un altro bando che, inoltre, avrebbe incluso altri 27 lavoratori pronti a guidare gli autobus di Atm. Cosa è successo? Dopo il cambio a vertice di Palazzo Zanca l’Amministrazione ha optato per non confermare l’aggiudicazione del bando all’agenzia che aveva messo a disposizione gli autisti, pagando una penale e perdendo i 43 interinali più 27 potenziali.

In tutto, quindi, gli autisti in servizio ammontavano a maggio 2018 a 157 aziendali (ovvero senza gli interinali), ma a questi bisogna sottrarre chi è andato in pensione e chi è tutelato dalla legge 104 (e ogni tanto anche qualche permesso imprevisto per malattia). Il totale degli aziendali così scende a 147 (122 meno i 10 pensionati), e il “pettine”, che già di per sé prevedeva 165 lavoratori a guida degli autobus, si vede mancare nell’organico 18 dipendenti. Nemmeno così tanti.

L’Atm ha cercato di tornare sui suoi passi, ammettendo a novembre del 2018 che “Con il personale attualmente in servizio non è possibile garantire il regolare svolgimento del servizio di trasporto in modo efficiente“. Per questo motivo aveva programmato di assumere altri 30 autisti a tempo determinato, per sei mesi. Cosa che non è mai avvenuta a causa di ritardi e ricorsi presentati da concorrenti che non hanno superato la graduatoria e di errori da parte dei commissari (qui tutto spiegato in un articolo di LetteraEmme). Ciò non ha fatto che gravare sugli autisti, e conseguentemente sul servizio e sugli utenti.

Solo a settembre 2019 l’organico dell’azienda si espande di poche decine, quando i commissari liquidatori di Atm (che stava per giungere alla fine della sua vita) hanno deciso di aprire un bando per chiamata con il Centro per l’impiego, assumendo 30 contrattisti per un anno, bando che hanno potuto richiedere in ragione di evidenti ragioni di servizio per cronica mancanza di autisti. Alla loro assunzione i dipendenti alla guida dei gommati però diminuiscono ancora, diventando 143 (in quanto nel frattempo, nell’arco di un anno, da ottobre 2018 e settembre 2019 sono andati in pensione 34 autisti).

Pezza che dopo meno di un anno è caduta, in quanto il contratto dei 30 giovani a tempo determinato è stato revocato il 31 maggio 2020, poiché Atm spa, che sorgeva l’1 giugno, non ha ritenuto avvalersi di una loro prestazione. Gli autisti in servizio scendono così a 113, a cui bisogna sottrarre altri 22 pensionati (e quindi si contano 91 dipendenti alla guida).

L’1 giugno, quindi, l’Atm spa partiva con meno di 100 autisti e 130 turni. A questa mancanza si è sopperito con turnazioni spezzate (che comportano anche un’assenza della linea durante la “pausa” dell’autista) e con un eccessivo ricorso allo straordinario.

Dall’1 giugno al 31 luglio l’Azienda è stata retta sulle spalle di 81 autisti (altri 10 in meno perché sono andati in pensione nell’arco dei due mesi). Poi sono subentrati i primi 27 ragazzi con un bando di concorso di apprendistato e altri 37, sempre facenti parte dello stesso tipo di bando, sono entrati fra il 16 agosto e l’1 settembre.

Adesso il piano della nuova Atm spa, che ben poco ha del “pettine” che doveva ridurre corse e km, conta 145 autisti (non ci sono stati pensionati tra l’1 agosto e l’1 settembre). E sono sempre 20 in meno di quanti ne erano previsti. Inoltre gli apprendisti, almeno inizialmente, non possono guidare da soli: devono essere affiancati per un certo periodo di tempo, che dipende dal soggetto. Un po’ più di tempo per chi guiderà le linee di paese. Quindi, il turno spezzato potrebbe continuare anche dopo l’inizio dell’orario invernale, per cui si lavora due ore, poi si stacca e si diventa “libero” e infine si rimonta sul bus per un altro turno fino al raggiungimento di circa sei ore e mezza. Tutto per risparmiare organico.

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