MESSINA. Dopo quattro anni di silenzio, il parco Aldo Moro di viale Regina Margherita torna al centro delle cronache con l’annuncio da parte del sindaco Cateno De Luca di voler restituire l’area alla città, “grazie alla concessione in comodato gratuito di una parte del polmone verde per una durata di 29 anni“. Un accordo, preso nel dicembre 2017 dalla precedente amministrazione con l’Ingv, istituto nazionale di geologia e vulcanologia, che dispone delle aree, che per quattro anni era finito nel dimenticatoio.
Secondo De Luca, in quattro anni non è stato fatto nulla perché “una clausola contrattuale lo impedisce, dato che rende possibile, con un mero preavviso di 6 mesi che INGV rientri nel pieno possesso. Abbiamo eliminato quella clausola e rivisto i termini del contratto e pertanto oggi entreremo in possesso di quest’area”. In realtà la clausola originaria del 2017 non impediva alcunché, anzi indicava l’accordo come immediatamente esecutivo, sebbene potesse rappresentare un ostacolo per eventuali investimenti e risorse impiegate, come ha sostenuto De Luca nel corso della diretta di ieri.
Accordo del 2017
Anche la clausola dei sei mesi non è stata eliminata, come ha detto De Luca in un post. È stata però sostituita con un’altra, più favorevole al Comune, che allunga, portandolo a 24 mesi, il preavviso di recesso dall’accordo, con l’aggiunta della motivazione: solo ed esclusivamente nel caso in cui venga meno la destinazione convenuta, e cioè “parco urbano”. Quindi, a parco realizzato, per ventinove anni la struttura dovrebbe essere “intoccabile” da parte di Ingv.
Accordo del 2021
Cosa si potrà fare e soprattutto cosa no? Lo spiega la stessa convenzione: qualsiasi cosa non interferisca con le attività dell’Istituto, pena la rescissione immediata del contratto (circostanza che cozza un po’ con l’ipotesi dell’articolo 2). “Potrà liberamente disporre della parte di terreno su cui ricadono i ruderi di interesse archeologico – spiegava l’articolo 7 dell’accordo del 2017 – e che diverrà pertanto parco urbano fruibile dalla cittadinanza, compreso l’esistente fabbricato già adibito a locale deposito, sgombero ed alloggio custode”. L’area sarà fisicamente separata dai fabbricati in uso all’istituto.
Il nuovo accordo prevede anche una modifica alla planimetria, con la nuova che dovrebbe sostituire la vecchia. Mettendole fianco a fianco, però, non si notano differenze significative.
planimetria 2017
planimetria 2021
Cosa è successo fino a ieri? Che il parco in sostanza non è mai stato utilizzato dai messinesi, perché nel 1949 il Comune lo cedette gratuitamente all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia per realizzare un centro d’eccellenza che non ha praticamente mai visto la luce malgrado precise clausole contrattuali. Nel 2017, oltre settant’anni dopo quell’accordo, e dopo le numerose polemiche, con tanto di occupazione simbolica da parte dell’Unione Inquilini, il Parco Aldo Moro tornava parzialmente in mano al Comune di Messina, grazie alla concessione in comodato gratuito di una parte del polmone verde per una durata di 29 anni. In teoria, però, dato che fino al 2021 il protocollo è rimasto solo sulla carta, nonostante fosse valido sin dal secondo successivo alla stipula dell’accordo di comodato d’uso. Non però la proprietà: quella resta in capo all’Ingv, perché, si legge nel protocollo d’intesa, “il Comune di Messina ritiene necessario proseguire l’attività di collaborazione con l’Ingv“. Che da parte sua, dal 2012 ipotizzava un accordo con Palazzo Zanca, non trovando collaborazione.
Il documento, siglato il 22 dicembre 2017 dal sindaco Renato Accorinti e dal legale rappresentante dell’Ente, Carlo Doglioni, e ribadito dall’attuale sindaco De Luca con lo stesso Doglioni, prevede la concessione a Palazzo Zanca di un fabbricato e di una vasta area verde su cui ricadono dei “ruderi a valenza architettonica”, affidate al Dipartimento Cimiteri e Verde Pubblico, mentre resteranno nella disponibilità dell’Ingv due fabbricati, con i relativi accessi. Nel dettaglio, il fabbricato A, locale principale destinato ad osservatorio, restaurato nel 2011 e abbandonato da anni all’incuria, e il fabbricato C, interrato, resteranno all’Istituto di Vulcanologia, “in quanto rientrano nelle strutture a destinazione strategica d’interesse nazionale e regionale ai fini di protezione civile”, mentre il fabbricato B, utilizzato come deposito e come alloggio del custode, la parte con i ruderi a valenza architettonica e l’area che circonda il fabbricato A saranno a disposizione del Comune, “in quanto non più necessari all’espletamento del servizio istituzionale”. Le opere di recinzione dell’area dei ruderi, l’illuminazione degli stessi spazi, e i lavori di scerbatura del lotto destinato alla fruizione pubblica saranno a carico del Comune, che si impegna a richiedere alla Sovrintendenza “l’eventuale finanziamento per una campagna archeologica volta alla fruizione dei beni”.
Il parco, che si estende su una superficie di 13.760 mq a monte del viale Regina Margherita, fu messo gratuitamente a disposizione dell’Ingv il 5 novembre del 1949 per la costruzione ed il mantenimento di un Osservatorio geofisico principale. Un accordo in cui l’Istituto si impegnava “a dotare la città di Messina (…) di uno dei capisaldi della rete geofisica italiana, nell’intento di contribuire efficacemente allo sviluppo delle discipline geofisiche e nel contempo di dare alla città un centro li lavoro scientifico di primaria importanza”.
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