MESSINA. Sta rientrando in Italia il costruttore Carlo Borella, ex presidente dell’Ance di Messina, che inizialmente non era stato rintracciato nell’ambito dell’operazione “Beta”. I carabinieri non gli avevano potuto notificare l’ordinanza che dispone i domiciliari perché si trovava all’estero. “La misura non è stata eseguita solo perché si trovava all’estero per motivi di lavoro” precisano gli avvocati Alberto Gullino e Isabella Barone, suoi difensori.

“Una volta appreso dell’emissione della misura – chiariscono i legali – il costruttore ha comunicato all’Autorità giudiziaria di essersi attivato per il rientro in Italia nel più breve tempo possibile, al fine di costituirsi e rendere interrogatorio innanzi al Giudice a chiarimento della sua totale estraneità ai fatti contestati”.

Salgono dunque a 30 gli arrestati del maxi blitz dei carabinieri. Ieri sera tardi si era costituito all’aeroporto di Fontanarossa Fabio Lo Turco, anche lui si trovava fuori Italia.
Intanto ieri sono cominciati gli interrogatori delle 18 persone ristrette in carcere, per altre 12 sono stati disposti i domiciliari. Il gip Salvatore Mastroeni si è recato nel carcere di Gazzi per sentire un primo gruppo ma praticamente quasi tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Non ha risposto Vincenzo Romeo, nipote del boss catanese Nitto Santapaola considerato uno dei personaggi chiave dell’inchiesta. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Antonello Scordo, in questa fase ha scelto di fare scena muta. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche Benedetto Romeo, Pasquale Romeo e Antonio Romeo che sono difesi dall’avvocato Tancredi Traclò. Anche loro per il momento hanno deciso di tacere. Infine si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche Antonio Lipari e Salvatore Lipari, nella difesa sono impegnati gli avvocati Tancredi Traclò e Roberto Materia.

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