Non tutto accade per caso e forse è per questo che il blu, colore che trasmette calma e serenità, tranquillità e sicurezza, colore dell’affettività, che va a simboleggiare dedizione e ricerca di senso d’ appartenenza, è il colore del mare ed il colore predominante in piscina. Lo sa bene Massimo Giacoppo, nato e cresciuto a Messina, classe ’83, ex atleta professionista, campione alle Olimpiadi di Londra 2012 e attualmente Presidente della Polisportiva Messina. Massimo inizia a nuotare all’ età di sei anni proprio nella piscina che lo porterà, successivamente, ad amare la pallanuoto così tanto da abbracciarla come scelta e filosofia di vita. Dal trampolino di lancio della Polisportiva Messina sono tante le squadre in cui gioca, come Ortigia, Pro Recco, Catania e Savoia, arrivando in Nazionale e vincendo la medaglia d’ argento alle Olimpiadi di Londra nel 2012. Numerossissimi, inoltre i trofei vinti ed i riconoscimenti ottenuti tra sei scudetti, sei Coppa Italia, quattro Euroleghe e tre Supercoppe Len. Ma quella di Massimo è una passione per il mondo dello sport a 360° che l’ha spronato, nel tempo, ad ampliare sempre di più le sue competenze con un percorso di studi che l’ha portato, una volta finito di giocare, a decidere di ritornare in riva allo Stretto per investire nel risollevare le sorti della Polisportiva Messina come allenatore, insegnate e gestore della struttura. Un compito non facile data la criticità e la tristezza che caratterizza, da un bel po’ di anni a questa parte, le condizioni degli impianti sportivi in città, ma che Massimo porta avanti con grande determinazione e cura insieme ai suoi compagni e compagne d’ avventura. La mission è quella di riportare a Messina lo sport d’ eccellenza e di regalare alla città, e agli amanti degli sport acquatici, agonistici e non, uno spazio dove potersi rilassare, conciliare benessere fisico e mentale, e godere della fortuna di vivere in una città che si divide tra la bellezza dei suoi mari e dei suoi monti.
Com’ è iniziato il tuo percorso nel mondo dello sport?
“Il mio percorso nasce proprio in questa piscina all’età di 6 anni: mia madre mi ha portato qui per imparare a nuotare perché era terrorizzata dall’acqua ed io ho imparato molto velocemente a nuotare. Dopodiché la mia istruttrice, Olga Fagioli, disse che ero portato per il nuoto e mi portò a fare nuoto agonistico e da lì, insomma, iniziò tutto il mio cammino sportivo che dopo tanti giri mi ha riportato, adesso, a tornare da dirigente nella piscina dove sono nato come atleta.”
La passione e il tuo impegno con la pallanuoto come e quando arrivano?
“Ho avuto subito una grande affinità con gli sport acquatici, con l’acqua in generale, quindi la scintilla è nata prima col nuoto e poi dopo 10 anni, quando avevo ormai 16 anni, dato che mi ero un po’ annoiato, ho scoperto la pallanuoto e lì è stato subito amore a prima vista. Ho continuato a fare per un anno tutte e due, nuoto e pallanuoto, per poi dedicarmi interamente alla pallanuoto.”
Qual era la situazione in città per quanto riguarda la pallanuoto in quegli anni?
“Sono stato abbastanza fortunato perché quando ho iniziato a giocare a pallanuoto, per l’appunto a 16 anni, la Polisportiva Messina era il A2. Ci allenavamo, con l’allenatore Carlo Scuderi, esattamente nella piscina dove adesso sono dirigente d’ estate e alla Cappuccini in inverno, e quando avevo 17 anni siamo saliti in A1 ed è stata una buona vetrina per me perché poi due anni dopo sono stato comprato dall’Ortigia e poi dalla Pro Recco, diciamo che da quel momento in poi, per 20 anni, ho girato squadre in tutta Italia. Sono entrato nel 2006, a 23 anni, in Nazionale e nel 2012 è arrivato il momento delle Olimpiadi con una convocazione molto sofferta seguita, però, dalla soddisfazione più grande assolutamente della mia carriera. E dopo le Olimpiadi ancora tanti altri anni di successi e di gioie, di sofferenze e di dolori perché lo sport è anche quello.”
Qual era il tuo ruolo in squadra?
“Ogni squadra entra in acqua con 7 giocatori: 1 in porta e 6 che vanno a creare un semicerchio. Quando si va in attacco si crea, appunto, questo semicerchio davanti alla porta, un po’ come nel basket, e dei giocatori che creano il semicerchio uno sta davanti alla porta, con le spalle alla porta, ed è quello che deve ricevere la palla ed è in generale il più massiccio. Il mio ruolo era il difensore, cioè dovevo marcare il giocatore più massiccio nonostante io, in ambito internazionale, non fossi così grande perché comunque sono alto 1,83 m e per la pallanuoto internazionale non ero per niente alto. Nella presentazione della finale, con la Croazia, che abbiamo fatto con le Olimpiadi, noi italiani passavamo accanto agli altri giocatori e sembravamo dei nani, loro erano tutti sui 2,05 metri. La scelta del ruolo è stata abbastanza naturale, penso che questi ruoli rispecchino anche un po’ il carattere: è un ruolo molto generoso quello del difensore dove magari devi fare tanto lavoro sporco che non si vede, mi ci sono trovato bene dall’inizio, poi negli ultimi anni della mia carriera sono diventato un po’ più attaccante. Diciamo che giocando per tanti anni ho ricoperto diversi ruoli, però quello che mi ha portato più soddisfazione è stato quello del difensore.”
Tre momenti indelebili delle tue Olimpiadi del 2012
“Inizierei dalla convocazione. La convocazione arriva al termine di un percorso molto lungo dove si inizia la preparazione in 30 giocatori circa ed esclusione dopo esclusione, ne restano solo 13. I 13 che appunto tra titolari e panchina fanno la squadra. La preparazione l’abbiamo svolta prevalentemente al Centro Federale di Ostia, ma si andava a dislocare anche in vari appuntamenti in giro per l’Italia e per il mondo. La mia tra l’altro è stata una convocazione molto sofferta perché l’anno prima avevo avuto un battibecco con l’allenatore ed ero stato escluso proprio nell’ anno in cui la Nazionale vinse i Mondiali, quindi il momento della convocazione me lo ricordo particolarmente…piansi per mezz’ ora di seguito perché ero emozionatissimo e felicissimo. Questo è sicuramente il primo ricordo più forte, poi direi appena sono arrivato a Londra: vedevo i 5 cerchi dappertutto è stato bellissimo perché le Olimpiadi si respiravano in qualsiasi angolo della città ed anche quello è stato emozionantissimo. Successivamente abbiamo vissuto un momento di apnea, come dentro ad una bolla, eravamo concentratissimi. Il villaggio era un posto meraviglioso, dove incontravi gli sportivi più importanti del mondo, però noi eravamo concentrati fino alla fine, perché la finale era l’ultimo giorno, quindi eravamo molto presi. E poi, appunto, il ricordo finale con la premiazione, quella sensazione quando finalmente il livello di tensione si abbassa e ci si rilassa. È un carico emotivo veramente fortissimo quello delle Olimpiadi.”
Da lì cos’ è successo?
“Da lì sono iniziati forse gli anni più belli della mia carriera, ho continuato a giocare, ho vinto un altro po’ di scudetti, Coppe Campioni, anche in Nazionale abbiamo vinto ancora. Ho giocato nella Pro Recco, che è la squadra più forte del mondo. Nel mentre la Polisportiva Messina navigava tra una scarsa 2, Serie B, fino a quando poi ha avuto un periodo di grave difficoltà, e gli ultimi anni praticamente non aveva più nessun tesserato, non aveva una squadra, una prima squadra, non aveva giovanili. Tutto ciò, tra l’altro, è coinciso con il fatto che io stavo per smettere di giocare, diciamo che avevo già tirato abbastanza lungo dato che si smette intorno ai 35 perché è uno sport molto faticoso, che va ad usurare tanto. Nel frattempo, inoltre, mi ero concentrato sullo studio: ho preso una Laurea in Economia del Turismo e un master in Diritto e Management dello Sport a Roma, proprio perché mi piaceva l’idea della gestione degli impianti sportivi. Successivamente mi sono concentrato e specializzato in neuroscienze, mindfulness e pratiche contemplative. E quindi adesso gestisco impianti sportivi e sono anche insegnante di mindfulness, ho abbracciato un po’ tutti i miei interessi.”
Perché sostanzialmente sei tornato a Messina?
“Il momento in cui ho consolidato ulteriormente le mie competenze ed ho smesso di giocare per età, è coinciso, come dicevo, con un momento di grande difficoltà della Polisportiva Messina, anche la struttura era messa un po’ maluccio, per cui mi sono sentito questa responsabilità e mi sono sentito anche in dovere di restituire quello che avevo ricevuto, dato che sono stato molto grato per quello che ho avuto. Tra l’altro questa è una struttura storica, mezza Messina ha imparato a nuotare qua, per cui è un onore ed un onore gestirla ed occuparmene. E gestire una piscina non è facile, non è un campo di calcio o un campo di tennis, la piscina ha molte criticità, però è il mio mondo, quindi sono contentissimo. Adesso è rientrata in famiglia anche Silvia Bosurgi, che è l’altra campionessa olimpica della pallanuoto di Messina, e quindi stiamo cercando di far ripartire tutto per bene puntando in alto.”
Attualmente qual è la situazione della pallanuoto a Messina?
“Siamo un po’ all’ anno zero, anno uno forse, vogliamo riportare sicuramente lo sport di eccellenza in città, perché purtroppo Messina in questo momento, a parte l’Accademia Sant’Anna di Pallavolo, non vive grandi eccellenze, e quindi questo è sicuramente il mio obiettivo. Però so che fare l’eccellenza da giocatore è un conto, farlo da dirigente è un altro, quindi c’è anche bisogno di fare rete con le realtà locali, che siano istituzioni, che siano aziende private, per cui c’è bisogno anche dell’apporto di tutti. Ci vuole collaborazione per portarsi in alto. Per il resto abbiamo una squadra di piccolini, siamo partiti proprio dagli under 12 e piano piano li stiamo portando avanti. Il nostro obiettivo è portare questi ragazzini ad essere i pilastri della squadra del futuro, che appunto vuole essere una squadra d’eccellenza, non vuole essere una squadra mediocre. Quindi lavoriamo molto su questi ragazzi, sulla tecnica individuale, ma soprattutto sul farli stare bene e farli divertire.”
Consiglieresti di far pallanuoto perché?
“Perché i ragazzi imparano non solo a nuotare e a giocare, ma imparano la disciplina. Imparano a comportarsi, imparano a gestire sconfitte e vittorie, imparano il rispetto dei compagni, degli avversari, dell’arbitro e soprattutto imparano il sacrificio, perché come dicevo prima, dobbiamo farli divertire, il nostro obiettivo è farli divertire, ma nel divertimento c’è sempre il sacrificio e viceversa, quindi è un sacrificio che ti pesa meno quando fai qualcosa che ti piace. Siamo tutti spinti da una forte passione nelle cose che facciamo, quindi vogliamo farli innamorare prima dello sport che fanno e poi il sacrificio verrà da sé. È uno sport molto formativo sotto tanti punti di vista, sotto quello salutare, sotto quello formativo, culturale.”
Quali attività si possono svolgere nella piscina di Sant’ Agata?
“Corsi di pallanuoto, nuoto, acqua fitness, TRX ed ovviamente nuoto libero. Tengo molto alla disciplina, alle regole. Chi viene in questa piscina lo sa, ci sono regole non scritte alle quali però teniamo tanto e tra tutte il comportamento e l’atteggiamento in primis. Abbiamo uno staff super propositivo e positivo, dai collaboratori agli insegnati ed allenatori, e di conseguenza si respira un’atmosfera positiva e rilassante. Penso che chi gestisce un impianto sportivo abbia responsabilità sotto due aspetti fondamentali che sono uno l’impatto agonistico e l’altro l’impatto sociale. E dunque da allenatori ed insegnanti abbiamo un ruolo importante, perché abbiamo la responsabilità di quello che insegniamo ai ragazzini e quello che insegniamo lo insegniamo soprattutto con l’esempio, sul sociale dobbiamo offrire un servizio che dia a 360° un beneficio all’utente. Tengo molto al fatto che l’utente venga qui a rilassarsi oltre che a fare sport, quindi a vivere un ambiente sano e quell’ambiente sano aiuta mentalmente. Quest’anno abbiamo anche il Lido perché vogliamo completare questo servizio. È anche un modo per tenere pulito e ben sistemato un tratto di spiaggia. Vogliamo creare questa connessione tra piscina e mare: penso che sia un coronamento dell’offerta che abbiamo perché ci piace che la famiglia possa passare qui anche tutta l’estate e che mentre i genitori sono al Lido i bambini possono stare su a giocare o comunque a vivere lo sport in maniera molto rilassata. Lo sport non è soltanto due ore di allenamento, un’ora di allenamento e basta, è un modo di vivere e per i ragazzini è importante non dover scappare a casa appena suona la campanella.”
Quant’ è importante il supporto emotivo dell’allenatore? E quanto è importante la connessione tra benessere fisico e mentale?
“Ovviamente credo tantissimo in questa connessione che può essere un po’ trasmessa dalla personalità dell’allenatore o dell’atteggiamento. Andando avanti con gli anni, soprattutto, è un aspetto che va curato tanto perché già gli sportivi si interfacciano con delle situazioni che una normale persona non sportiva non riscontra ad una certa età, 15-16 anni, perché sono costretti a vivere la tensione della gara, l’ansia della prestazione, la competizione, la timidezza, quindi devono superare tutti questi ostacoli. E un supporto emotivo fa tanto, soprattutto adesso, nella realtà che viviamo attualmente, in cui l’evoluzione ci ha portato ad avere dei ragazzi diversi da quelli che eravamo noi prima. Bisogna essere degli allenatori responsabili, anche l’allenatore deve evolversi in questo percorso, perché i ragazzi o i bambini sono solo vittime, sono figli della società, non hanno colpe se hanno più facilità ad avere tante distrazioni come il telefonino e di conseguenza noi allenatori dobbiamo adeguarci a loro e per farlo dobbiamo essere molto più olistici, non essere soltanto allenatori di nuoto o pallanuoto, ma capire i ragazzi sotto tutti i punti di vista, che non è affatto semplice.”
Qual è la situazione attuale delle piscine in città? Messina durante il tuo percorso ti ha aiutato o ostacolato?
“La situazione è molto critica, infatti, noi come società abbiamo bisogno di avere un impianto che ci possa ospitare anche durante la stagione invernale perché, come dicevo prima, per coronare i nostri progetti, per portare avanti i nostri progetti, abbiamo bisogno di una struttura da settembre fino a giugno dato che qui riusciamo a svolgere le attività solo da giugno a settembre e vorremmo che la città ci dia la possibilità di fare attività per come si deve anche nel periodo invernale, non chiediamo la luna. Quest’ inverno ci siamo allenati alla Piscina di Villa Dante che è riscaldata, ma è una realtà troppo piccola. La Piscina Cappuccini è la nostra speranza più grande, è stata una piscina importante per tutti i cittadini e per i nostri successi, e spereremmo che il Comune arrivi a gestirla in maniera tale che tutte le società possano usufruirne in maniera completa, noi siamo società sportive non abbiamo il capitale per farlo da sole. Nel mio percorso da sportivo la città di Messina mi ha sicuramente aiutato, grazie a quella finestra temporale in cui la squadra è stata in A1 ed in cui lo sport a Messina andava molto bene e c’era anche il calcio in Serie A. Adesso da dirigente non posso dire che mi stia aiutando, assolutamente no, ma sono molto fiducioso nel fatto che Messina voglia investire un po’ nei suoi gioielli. Io, Silvia Bosurgi, Valerio Vermiglio rappresentiamo un po’ lo sport d’eccellenza per Messina quindi è giusto che adesso ci sia anche la collaborazione da parte dell’amministrazione: noi vogliamo investire nello sport, non facciamo altro nella vita, vogliamo dedicarci totalmente a questo e vogliamo farlo qui. È un’occasione da sfruttare perché saremmo potuti andare altrove a fare gli allenatori, i dirigenti in altre squadre, ma noi abbiamo deciso di tornare e adesso però fateci restare consentendoci di fare bene il nostro lavoro. Non dobbiamo essere abbandonati perché lo sport non può vivere da solo, soprattutto sport come questi che sono molto costosi, una piscina è difficile da gestire per cui ci vuole sempre l’aiuto dell’amministrazione.”
I messinesi e la città di Messina sanno vivere il mare nel modo giusto?
“Bella domanda, bellissima, ho sempre pensato, da quando sono rientrato, che Messina è una città meravigliosa per chi vuole vivere la natura, perché noi abbiamo la possibilità di avere un mare meraviglioso a due passi dalla città e avere anche delle montagne bellissime: per esempio ogni tanto faccio mountain bike sui colli e penso che sia bellissimo, com’è bello anche fare windsurf, perché c’è sempre il vento, adesso stanno sorgendo tanti rami per gli sport acquatici, quindi piano piano la sta vivendo sempre meglio Messina. C’è un’apertura maggiore rispetto al passato, ci sono tanti locali zona mare che stanno aperti anche l’inverno, la città si sta sempre di più spostando verso la zona nord, adesso questa zona è popolatissima anche l’inverno.”
E per quanto riguarda il mondo del Mindfulness?
“Il Mindfulness è una disciplina basata sulla meditazione, che ha come obiettivo quello di strapparci dall’evoluzione mentale continua, dall’attività cognitiva esasperata, per riportarci sul vissuto del momento presente, quindi sull’esperienziale. Sono qui con te, non penso a cosa devo fare domani, cosa devo fare dopo, ma mi vivo il momento presente. Ci si concentra sul vivere il momento presente e calmare, rallentare, l’attività cognitiva, che per noi nel tempo d’oggi è il più grande dei mali, perché poi il benessere deriva anche dalla mancanza di quella serenità mentale, perché se ci facciamo caso siamo sempre là a rimuginare sul passato o a programmare il futuro, mentre ci sfugge il momento presente. Il protocollo di Mindful è fatto da otto incontri, durante i quali c’è una parte di pratiche, basate sempre sulla meditazione, e poi una parte discorsiva, per avere una comprensione, perché prima di tutto ci vuole una comprensione, poi le pratiche ti allenano, allenano la mente a pensare meno e soprattutto a vivere più il corpo. Quando ci spostiamo un po’ più nelle sensazioni corporee tutto diventa più bello. Ho iniziato, quindi, a insegnare agli sportivi e poi mi sono allargato a tutte le fasce d’ età e di attività.”
Qual è il tuo P.S. (Post Scriptum)?
“E’ molto importante seguire la propria passione, soprattutto nello sport, ma anche nella vita in generale, perché se si fa qualcosa che si sente col cuore diventa tutto più bello e i risultati arrivano. Vi ringrazio molto per aver dato spazio a tematiche che vanno al di là del campione che ha vinto una medaglia alla Olimpiadi, e che abbracciano argomenti di cui si parla troppo poco come la situazione attuale in città della pallanuoto e delle piscine.”