MESSINA. La vertenza si è conclusa, i cinquantuno dipendenti dell’Ato3, licenziati a fine settembre, (in liquidazione dal 2012) sono stati riassunti con tutte le garanzie di legge alla Srr, e da questa saranno smistati a MessinaServizi bene Comune. Dopo di loro toccherà ai colleghi di Messinambiente: stesse modalità, stessa destinazione. Cos’hanno in comune, oltre a lavorare nello stesso ambito? Che nessuno di loro è entrato per un regolare concorso. Nè all’Ato3 nè a Messinambiente (e quindi in MessinaServizi): destino che li accomuna ai dipendenti delle altre due partecipate del comune di Messina, Atm e Amam. Un esercito di oltre mille dipendenti. Quasi nessuno dei quali ha superato un esame per esserlo. Perché sembra che a Messina nella pubblica amministrazione, ma soprattutto nelle partecipate, si entra in ogni maniera tranne che per concorso pubblico.

MESSINAMBIENTE. Negli anni hanno fatto il loro ingresso a via Dogali poco meno di trecento ex Altecoen (originale partner privato della partecipata), una ventina provenienti dalla Galva, azienda che gestiva l’inceneritore di Pace, altri trenta ex dipendenti comunali, tre “miracolati” dalla chiusura dei rapporti tra comune di Messina e la Schipani (azienda che per trent’anni si è occupata della pubblica illuminazione) e poi transitati a Messinambiente, più o meno cinquanta ex Lsu (lavoratori socialmente utili) e centoventi trimestrali assunti poi a tempo indeterminato dopo sentenza da parte del giudice del lavoro, una settantina per chiamata diretta. E solo cinque assunti dopo un esame con la Silfaus. Sul fatto di essere una società di capitali sottoposta al diritto privato benché ad azionariato interamente pubblico, Messinambiente e tutte le partecipate, hanno fatto la fortuna dei partiti di riferimento. Che per l’azienda di via Dogali sono stati, ormai più di dieci anni fa, il Pds ed An. Nata come partecipata con partner privato al 49% (l’Altecoen di Enna), Messinambiente ha assorbito, come forza lavoro, i lavoratori delle coop che si occupavano del servizio di raccolta e spazzamento, Manutencoop in testa, inserendoli in quota Altecoen e poi, dopo la fuoriuscita di questa nel 2005, assumendoli direttamente. In tutto, oggi, sono cinquecento tondi. Concorsi? Zero.

ATO3. E zero concorsi anche all’Ato3: un disastro giuridico nato con legge regionale (quindi a tutti gli effetti società pubblica) ma Spa e quindi soggetta a contratti di diritto privato, l’Ato3 è nata con un pugno di lavoratori a tempo determinato per chiamata diretta e senza evidenza pubblica, poi stabilizzati (in 26, gli altri provenienti dal bacino Lsu o Puc) con la celebre delibera “natalizia” del 29 dicembre 2006. Nel calderone, parenti di politici, di magistrati e di sindacalisti, amministrazione di centrosinistra. Di fatto, l’Ato3 ha sempre operato come “stazione appaltante”, delegando i lavori di scerbatura e manutenzione che le competevano a cooperative esterne.

ATM. Una mosca bianca, l’Atm, in cui i concorsi, nonostante vecchi di decenni, ci sono stati: per l’azienda trasporti, (azienda speciale, non Spa) l’ultimo concorso pubblico, riservato agli autisti, risale al 1984, e si è trascinato fino a dieci anni dopo quando, nel 1994, è stato assunto l’ultimo gruppo di cinquanta autisti della graduatoria del concorsone. Nel 1998 è toccato agli Lsu, per concorso regionale “a categoria”, seguito nel 2001 dai Cfl (contratti di formazione lavoro, essenzialmente meccanici). Nel 2005, a far parte stabilmente dell’organigramma da 548 dipendenti dell’Atm, sono arrivati ex parcheggiatori delle coop private che in passato gestivano la sosta negli stalli blu, prima dell’entrata in vigore della Ztl. Più o meno 120, molti dei quali passati a fare amministrativi ed autisti. Nell’Atm, a fare bello e cattivo tempo, più che i partiti, sono stati sempre i sindacati.

AMAM. Anche la più “virtuosa” tra le partecipate del comune di Messina non si distacca dalla consuetudine. Riempita con ex addetti all’acquedotto e con una “mobilità volontaria” da palazzo Zanca verso la partecipata, anche all’Amam è arrivato un nutrito numero di dipendenti a chiamata diretta: operazione benedetta da tutto l’arco costituzionale, con prevalenza di Forza Italia. Quindi i letturisti di una coop hanno tentato la strada del tribunale del lavoro per garantirsi l’assunzione, ma i giudici hanno detto no. Da ultimi, una decina di dipendenti ex Feluca, altra partecipata del Comune, col partner privato, la coop Intermedia, in fallimento, ma dipendenti (soci o assunti dal privato) garantiti e smistati da Palazzo Zanca. Nel 2015 la dotazione organica dell’Amam era di 74 dipendenti.

 

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