MESSINA. «Ancora una volta trionfa la libertà di opinione sindacale e fallisce il becero tentativo di imbavagliare il sindacato che nella città di Messina sta raggiungendo pericolosi livelli di guardia che stanno mettendo pericolosamente a rischio l’agibilità e convivenza democratica». Così il segretario generale della Uil, Ivan Tripodi, e il segretario della Uiltrasporti, Michele Barresi, annunciano la richiesta di archiviazione, da parte della Procura della Repubblica di Messina, della querela che l’Atm aveva presentato contro il segretario aziendale della Uiltrasporti, Paolo Frigione.

«Il segretario e lavoratore Atm aveva “osato” criticare sui social l’operato dei vertici e del Cda di Atm. Questo gli era costato un provvedimento disciplinare (non ne aveva mai avuto uno in 40 anni di carriera) con 15 giorni di sospensione dalla retribuzione e una querela promossa dai dirigenti dell’azienda. La sospensione dal servizio e dello stipendio era scattata subito senza neanche dare al lavoratore la possibilità di difendersi. Quel provvedimento, che risale allo scorso mese di gennaio, fu poi annullato dal Consiglio di disciplina dell’azienda che ordinò ad Atm di restituire circa 900 euro indebitamente sottratti al dipendente prima che questo potesse avvalersi del diritto di difesa. Dando, di fatto, ragione al lavoratore», si legge sul comunicato.

«L’Atm, però, non si è accontentata del responso del suo stesso Consiglio di disciplina. E così è ha portato in Tribunale la querela nei confronti di Paolo Frigione. La Procura della Repubblica però ha chiesto l’archiviazione. Dando ragione per la seconda volta al lavoratore».

«Con soddisfazione possiamo dire che per ben due volte vincono libertà di pensiero e critica sindacale –ribadiscono i segretari Tripodi e Barresi – e vengono restituiti al mittente i tentativi di repressione di ogni forma di dissenso con cui  il nuovo management di Atm tenta di mantenere in silenzio i dipendenti. Siamo certi che anche in questo caso l’Atm continuerà ad opporsi agli esiti della Procura, forti del fatto che le inutili spese giudiziarie e legali si riversano sulle tasche dei cittadini e non su quelle dei manager nominati dal sindaco De Luca».

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