MESSINA. La Casa dello Studente “Matteo Bottari” di via Cesare Battisti prende di nuovo forma ed è (quasi) pronta per un restyling totale che la restituirà agli studenti. Fuorisede e non. Quando? È impossibile definire una data, perché la Regione Siciliana (guidata all’ora dal governatore Nello Musumeci) «finanzierà il progetto da 8,6 milioni di euro confondi FSC (Fondo per lo sviluppo e la coesione), che però in Sicilia non sono ancora arrivati», spiega il consigliere del cda dell’Ersu Kevin Bonasera. Quindi si è in attesa che arrivino i soldi, ma nel frattempo il progetto (già cantierabile) è stato redatto e la struttura si presenta con una palestra, una biblioteca, con stanze singole o doppie fornite di scrivanie e luoghi in comune. Pronta per ospitare 220 fuorisede, di cui 17 per disabili, incrementando così l’attuale disponibilità di posti dell’Ersu di Messina di oltre il 70% (considerando la Residenza di Papardo, quella di Annunziata e gli appartamenti di Gravitelli, attualmente l’Ersu dispone di 314 posti).

La struttura, secondo la scheda tecnica del progetto, si concentra su dei corridoi sui quali si affacciano le camere. I servizi residenziali collettivi sono concentrati in zone definite e separate dalle camere dei ragazzi che risiederanno all’interno della Casa. Secondo il progetto, però, anche gli studenti non residenti potranno usufruire e condividere i servizi culturali, didattici e ricreativi offerti. La Casa dello Studente è stata pensata per garantire la compresenza delle funzioni residenziali e dei servizi, in modo tale che siano ottemperate entrambe le esigenze di individualità e di socialità. Nello specifico, sono queste le aree funzionali: la residenza, che comprende le funzioni residenziali per gli studenti; i servizi culturali e didattici, che comprendono le funzioni di studio, ricerca, documentazione, lettura e riunione che lo studente compie in forma individuale o di gruppo anche al di fuori del proprio ambito residenziale; i servizi ricreativi, che comprendono le funzioni di tempo libero finalizzate allo svago, alla formazione culturale non istituzionale, alla cultura fisica, alla conoscenza interpersonale e socializzazione dello studente; i servizi di supporto, gestionali e amministrativi, che comprendono le funzioni che supportano la funzione residenziale dello studente e le funzioni esercitate dal personale di gestione in ordine al corretto funzionamento della struttura residenziale.

Più nel dettaglio, «nel piano seminterrato sarà realizzata un’area Attività Sportive e Fitness, comprendente palestra con relativi spogliatoi e una sala massaggi. Una significativa parte degli spazi al piano terra è destinata alla realizzazione di un’area con aule didattiche, biblioteca e sala lettura, area caffè e soggiornoAi vari piani, a servizio degli alloggi, con camere singole e doppie, sono previste sale per attività e studioIn copertura si prevede la realizzazione di spazi comuni, di socializzazione, per attività culturali e di ristoro, utilizzabili dagli ospiti della struttura o per iniziative rivolte ad un pubblico esterno, mediante la riconversione degli spazi esistenti, l’ampliamento di superfici coperte e la riqualificazione degli spazi aperti della terrazza panoramica esposta a nord ovest», continua la scheda.

Punto di forza della Casa dello Studente di via Cesare Battisti, e l’Ersu ne è a conoscenza, è sicuramente la sua posizione: «Il plesso della Casa dello Studente “Matteo Bottari” di via Cesare Battisti si trova nella zona centrale della città e, pertanto, offre agli studenti ospiti la possibilità di poter fruire appieno di ogni tipologia di servizio, sia per quanto riguarda le attività relative agli studi che per quelle relative al tempo libero. Dalla residenza è facilmente raggiungibile a piedi la sede centrale dell’Università degli Studi e le relative segreterie, mentre per raggiungere le facoltà decentrate gli studenti potranno fruire dei mezzi di trasporto pubblici le cui fermate sono poste nelle vicinanze».

Ma nella stesura del progetto si è pensato anche all’impronta “green”, e infatti «l’immobile, una volta ultimati i lavori di completamento e rifunzionalizzazione, sarà dotato di soluzioni atte a limitare i consumi di energia, anche con fonti energetiche rinnovabili grazie all’installazione di campi fotovoltaici, mentre il microclima locale sarà termoregolato grazie ad un impianto di aria condizionata centralizzato», spiegano nella scheda.

Il progetto, che fa parte di un programma avviato grazie al lavoro del dirigente Giovanni Anastasio, del direttore Santi Trovato e del geometra Massimo De Luca, si pone come obiettivo l’apertura alla libera fruizione di spazi con funzioni di valenza socio culturale come la biblioteca, le sale convegno, la palestra, i punti ristoro e gli spazi culturali interdisciplinari. «L’edificio (classificato di tipo “ad albergo”, ndr), uno dei primi ad essere edificato in Italia con la specifica destinazione d’uso, si sviluppa su quattro elevazioni fuori terra, aventi uno sviluppo di circa mq 1.400 per piano, oltre al piano cantinato ed al piano attico – si legge nella scheda – La sua collocazione, nel centro della città ed in prossimità della sede centrale dell’Università, la rende particolarmente attraente per la popolazione studentesca e molto funzionale».

La travagliata storia della struttura di via Cesare Battisti affonda le sue radici nel 2007, quando era stata definitivamente chiusa (qui tutta la storia dal 1933). Da allora sono stati innumerevoli gli ostacoli che ne hanno procrastinato la riapertura. I motivi che hanno generato i ritardi nascono anche dagli attriti all’interno dell’Ersu stesso: da un lato il professore Pierangelo Grimaudo, ex presidente dell’Ente Regionale per il diritto allo Studio (oggi sostituito dalla dottoressa Giovanna Cuttitta), accusava di “gravi inadempienti e gravi ritardi” il Rup Enrico Zaccone (ai tempi anche direttore dell’Ersu), con la conseguenza di generare “intoppi burocratici” interni all’Ente che non consentivano l’ufficializzazione della scheda tecnico-finanziaria. Dall’altro si respingevano le accuse al mittente, con il responsabile unico del procedimento che precisava di seguire le procedure e lamentando “notevoli e continue intromissioni da parte dell’organo politico”. Ma i problemi non finivano qui: a creare una frattura all’interno dell’Ersu era stata anche la scelta di dove reperire i milioni necessari al restyling dell’immobile. Secondo Grimaudo la Regione Siciliana si era già resa disponibile ad uno stanziamento, mentre una nota dell’assessorato invitava in realtà l’Ente a fare richiesta di cofinanziamento sulla base della legge 338 che sfrutterebbe il Pnrr, verso cui spingevano tre consiglieri su cinque. Ancora oggi la questione è calda: «Si poteva utilizzare il PNRR, strada che non avrebbe precluso quella verso i fondi FSC, ma non è stato fatto in passato e ora non è più possibile – asserisce il consigliere Kevin Bonasera – Tutti gli Ersu della Sicilia lo hanno fatto, noi consiglieri, insieme ad una dirigente, lo abbiamo proposto ma il vecchio presidente non ci ha mai dato seguito» (qui per approfondire la vicenda).

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