MESSINA. Quasi ottanta alluvioni hanno minacciato il territorio messinese e la sua provincia in 500 anni, da quando cioè si è iniziato a registrare e raccontare i fenomeni meteorologici. È ciò che si estrae da “Il secondo flagello di Messina”, il riassunto dettagliato ricostruito grazie alle testimonianze rintracciate e raccolte da Giuseppe Giaimi, ex direttore dell’Azienda Foreste Demaniali, riguardo le alluvioni e le inondazioni che hanno coinvolto la provincia nella storia.

La prima alluvione che ha colpito Messina, di cui si ha traccia, risale al 1523 ed è citata da Domenico Ranieri in “Dei torrenti attraversanti Messina e dei mezzi diretti alla loro difesa”. Fino alla prima metà del ‘800 le testimonianze ritrovate sono tutte derivanti da storici e privati, da Caio Domenico Gallo a Gaetano Oliva. Dal 1863 le testimonianze cominciano a farsi più specifiche, e accanto ai racconti degli storici ci sono anche gli articoli estrapolati dai giornali, prima tra tutte, la testimonianza dell’alluvione del 14 novembre 1823. A parlare dell’evento, oltre gli storici del momento, anche “Politica e commercio”, testata fondata nel 1852 che raccontava: “la città dappertutto, al centro, ai lati, divenne una fiumara, le botteghe in tutte le vie furono allagate e interrate; il torrente Zaera ingombrò tutto il borgo sino alla Maddalena.

Sono 76 in tutto le alluvioni raccontate che in qualsiasi periodo dell’anno hanno travolto la città e i comuni della provincia: da Alì a Milazzo, passando per Messina, i comuni più colpiti sono sempre stati quelli vicini alle foci dei torrenti. Come Santa Teresa, che si trova al punto di arrivo del torrente della valle del Nisi e che più volte è stata coinvolta da forti inondazioni che hanno trasformato le vie in fiumi in piena. L’evento più drammatico per il comune è stata l’alluvione del 1972 quando: “dalle acque torrenziali dei due fiumi che dall’estremità a monte del paese pigiano sui muri di cinta che salvaguardano tutto il centro” la città ha rischiato per la prima volta di essere letteralmente travolta.

Stessa sorte per i comuni di Giampilieri, Scaletta e Briga, che l’1 ottobre 2009 hanno vissuto l’ennesima disastrosa alluvione della loro storia. Particolarmente distruttiva, infatti, è anche quella del 14-21 ottobre 1872, quando direttamente negli atti del consiglio comunale di Messina si legge in una relazione presentata dalla commissione designata dal comune per individuare le opere più urgenti da eseguire: “Gravi furono i danni prodotti quasi generalmente alla privata proprietà ed allo abitato di diversi villaggi. […] Guaste quasi tutte le strade intercomunali.” L’alluvione del 1872 però non ha coinvolto solo i paesi della costa ionica, ma anche la zona sud di Messina, infatti: “Rotti e lesionati taluni importantissimi argini, come quelli del torrente Larderia, da cui è garantito il villaggio Tremestieri” si legge nella relazione del consiglio.

Anche il centro di Messina infatti è stato più volte colpito da eventi simili, come durante l’alluvione del 17 ottobre 1917, quando, come raccontato dalla “Gazzetta di Messina e delle Calabrie”: “Un’alluvione di enorme proporzione si è scatenata durante la giornata e la notte di ieri sulla nostra città e sulle campagne circostanti. […] Lo scroscio della pioggia torrenziale si confondeva in un cupo fragore pauroso col rumore dei tuoni che, sempre più distinto e più forte, indicava l’avvicinarsi del temporale. Le vie si trasformavano in veri corsi d’acqua, mentre i numerosi torrenti della nostra città, divenuti gonfi di acque limacciose e violentissime nella corsa, sorpassavano gli argini e i ponti allagando le vie circostanti. I torrenti Basito, Zaera, Portalegni, Boccetta, Trapani, S. Francesco– continua l’articolo- scendevano con violenza vertiginosa trasportando giù dalle campagne tronchi d’albero, dei cavalli, dei buoi, dei muli e delle masserizie da varie specie; Dall’Arcivescovado, dalla via Porta Imperiale, da Meregrosso, dal Quartiere Lombardo, dal Quartiere Romano si invocava soccorso […] Ma ancora il disastro non era che al principio.”

Devastante, in tempi recenti, anche l’alluvione del 27 settembre 1998, come racconta l’edizione della Gazzetta del Sud del giorno dopo: “Un violento nubifragio durato quasi mezz’ora, attorno alle venti, ha messo in ginocchio la zona nord di Messina, il bilancio è quanto mai grave.” A perdere la vita durante il nubifragio tre persone: “In contrada Marotta, lungo la strada che congiunge il torrente Pace con Curcuraci, una frana ha sepolto un’auto, nella quale secondo una prima ricostruzione, si trovavano due immigrati dello Sri Lanka, uno tratto in salvo dai Vigili, l’altro disperso […] All’Annunziata alta, una famiglia, con alcuni bambini, è stata aiutata da una pattuglia delle Volanti a tirarsi fuori dai detriti e mettersi in salvo. [.…]. Altra situazione difficile in contrada Mandria dove un’intera palazzina è rimasta isolata per il crollo di un muraglione che proteggeva la strada di accesso.”

Tante le alluvioni anche in tempi più recenti, non solo la famosa del 2009 ma anche quella del febbraio 2010, che colpì San Fratello, Sant’Angelo di Brolo, Giosa Marea e Raccuja; a novembre 2011 invece a restare coinvolto in un evento simile è stato il versante tirrenico, da Saponara a Barcellona; mentre nel 2014 sono stati registrati danni in città.

Il 2015 è stato l’anno con più episodi. Infatti dopo i danni provocati dal maltempo di febbraio, l’8 agosto sono stati colpiti da un’improvvisa alluvione i comuni tra Giampilieri e Scaletta e a distanza di un mese esatto sono stati registrati danni nell’estrema periferia ionica fino a Giardini Naxos, con interi comuni isolati da frane. Un mese dopo, il 10 ottobre 2015 a causa del forte maltempo nuovi danni sono stati fatti a Santa Teresa di Riva e Furci Siculo, ma anche nella zona tirrenica, da Milazzo a Barcellona, fino a Lipari dove si è aperta una buca al centro della carreggiata di una strada principale.

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