MESSINA. C’è anche Messina tra i 183 comuni siciliani da sanzionare per mancata o parziale attivazione dei processi di democrazia partecipata nel 2021: la sanzione consiste nella restituzione, parziale o totale dei fondi non spesi. Messina dovrebbe ridare indietro qualche spicciolo in più di 103mila euro, totale della somma accreditata dalla Regione Siciliana per i processi di democrazia partecipata, e non spesa da Palazzo Zanca.
C’è un però: in realtà Messina i fondi li ha spesi eccome. Secondo il portale “spendiamoli insieme”, che si occupa del monitoraggio della spesa dei finanziamenti che arrivano ai comuni in virtù della legge sulla democrazia partecipata, il comune di Messina ha impegnato e mandato a gara i fondi per finanziare il rifacimento di un campetto di calcio nella zona di Cumia Superiore, “opera per la quale sono anche partiti i lavori poche settimane fa”, si legge sul portale, sul quale è disponibile tutta la documentazione in possesso della regione Siciliana. C’è anche un secondo progetto, la “messa in sicurezza della scalinata e del piazzale della Chiesa di Santa Maria di Mili”: sono i due più votati in base al regolamento dei processi di democrazia partecipata, che indica come i cittadini possano impegnare l’amministrazione comunale, tramite una serie di progetti da proporre e votare, a spendere il 2% dei trasferimenti regionali di parte corrente, così come prescrive la legge sulla democrazia partecipata, la 5 del 2014.
Non sarebbe la prima volta che da Palermo sbaglia la valutazione: l’anno scorso, relativamente alle sanzioni 2020, la Regione modificò tre volte la tabella con le sanzioni. Per il 2021, secondo le rilevazioni di “Spendiamoli Insieme”, sono 72 le città sanzionate che in realtà hanno svolto il processo di democrazia partecipata. Catania, per esempio, si trova nello stesso “limbo” di Messina: sanzionata e quindi costretta alla restituzione di poco meno di 200mila euro, in realtà i fondi li ha impegnati per un’area fitness nel parco Gioeni.
