MESSINA. Due giorni di allerta meteo rossa, con tutte le precauzioni del caso, ma Messina praticamente non se n’è accorta, bagnata come è stata dalla pioggia complessivamente solo per qualche ora in 48 ore, e mai con un’intensità e durata superiori a brevi e moderati rovesci. Un mezzo miracolo, visto cosa è successo nella provincia ionica e nel catanese, dove l’allerta rossa si è trasformata in tragedia.
In pratica, si è trattato di un ciclone che nel catanese ha in dodici ore scaricato al suolo quantitativi di pioggia che mediamente cadono in oltre 6 mesi, allagando mezza città.
Non solo: i mari ancora relativamente caldi fungono da serbatoio per le perturbazioni che giungono dal mare (come tutte, nel caso della Sicilia), in questo caso il ciclone si è formato sullo Ionio spostandosi in direzione dell’entroterra. A questo punto le catene montuose (Iblei, Etna, Peloritani e i versanti meridionali dei Nebrodi) creano il cosiddetto “effetto stau”, una barriera naturale che impedisce alle nuvole di “scavalcare” le catene montuose per cui le precipitazioni diventano persistenti e per molte ore consecutive piove sulle stesse località portando quantitativi eccezionali (in particolare nelle aree pedimontane). Si tratta delle cosiddette “celle temporalesche autorigeneranti”, una situazione non molto diversa dall’alluvione del 1 ottobre 2009 che ha colpito Scaletta e Giampilieri.
Pericolo scampato, quindi? No. Perchè il ciclone mediterraneo che si è abbattuto sulle coste orientali dell’isola, e che attualmente staziona a sud est di Catania, si affievolirà nella giornata di oggi, ma riprenderà piuttosto vigorosamente a partire dalla nottata, per ricominciare a soffiare con violenza da domani, con rotazione antioraria verso nord ovest, con particolare intensità nel settore ionico (da Taormina a Siracusa), e si sposterà nella giornata di venerdì verso Palermo, fino a che l’intera regione sarà al centro del vortice.
E Messina? Miracolosamente graziata a causa della posizione in “ombra pluviometrica”, dettata dalla conformazione geografica e dalla presenza di due catene montuose, Peloritani e Aspromonte, che la hanno “schermata”, in questo frangente, dalle precipitazioni che hanno invece colpito la costa ionica siciliana. Inoltre in quota vi è una confluenza tra correnti da sud est e correnti da nord est che crea una linea (immaginaria) al confine tra le province di Catania e Messina. La foto in basso indica Messina, nella zona “viola”, non toccata dalla perturbazione, in un’area di perfetta calma, mentre 70 km più a sud veniva flagellata dalla pioggia e dal vento che soffiava a oltre 50 kmh.
Come mai si è formato un uragano, il “medicane” proprio in mezzo al mar Mediterraneo, che in genere è estraneo a fenomeni del genere? Perchè, in due parole, il clima si sta estremizzando, e ogni anno vengono abbattuti nuovi record assoluti: di caldo, di freddo, di pioggia in 24 ore. A preoccupare è l’intervallo di tempo così ridotto tra un fenomeno violento e un altro: guardando indietro nei decenni si sono avuti altri eventi (anche peggiori) ma adesso la finestra temporale è ridotta, sempre di più.