«Tra i nominativi degli iscritti alle logge massoniche della Calabria e della Sicilia ci sono alcuni condannati per 416 bis, quindi per associazione mafiosa». A dirlo è la presidente della commissione nazionale antimafia Rosy Bindi, che ha anticipato a “Presadiretta” i primi risultati dell’indagine sui rapporti fra mafia e massoneria.

«Non siamo ancora alle conclusioni definitive – prosegue la Bindi – ma i primi risultati del nostro lavoro mostrano un numero considerevole di situazioni giudiziarie in itinere, imputati, rinviati a giudizio, sia di reati di mafia che di quelli che comunemente chiamiamo i reati spia di comportamenti mafiosi o comunque di collusione con la mafia. Noi – puntualizza la presidente dell’Antimafia – non stiamo facendo un’inchiesta sulla massoneria, stiamo facendo un’inchiesta sui mafiosi massoni. Si parla di una sorta di nuova organizzazione delle mafie che vede insieme pezzi delle mafie, pezzi della massoneria, dello Stato e delle classi dirigenti del nostro Paese».

Risale allo scorso 1° marzo il sequestro degli elenchi di diverse logge della Sicilia e della Calabria disposto dalla commissione Antimafia, quando la Guardia di finanza ha portato via le liste delle associazioni Grande Oriente d’Italia, Gran Loggia Regolare d’Italia, Serenissima Gran Loggia d’Italia e Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori. L’intervento, ad opera degli uomini della “Scico”, è stata la diretta conseguenza di una serie di richieste rivolte direttamente alle logge massoniche e rimaste inevase. Nei mesi precedenti la commissione aveva tenuto diverse audizioni, tra le quali quella di Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia fino all’aprile del 1993, che aveva parlato di inquietanti rapporti con la criminalità organizzata.

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