MESSINA. Si terrà oggi alle 15 la videoconferenza su “Liberi di scegliere”, il progetto patrocinato dall’Università di Messina e organizzato dalle associazioni universitarie “Orione”, “Figli di Ippocrate” e “Claud” con lo scopo di studiare e approfondire il legame che intercorre tra il fenomeno mafioso e i minori, predisponendo processi di riscatto e di emancipazione.

Sarà possibile seguire la diretta in streaming sulle pagine Facebook delle associazioni e verranno accreditati 0,25 cfu agli studenti che vi prenderanno parte (basterà seguire le indicazioni date durante il seminario).

Ad intervenire saranno: Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale minorile di Catania; la dottoressa Monica Zapelli; la dottoressa Maria Baronello; Girolamo Lo Verso, professore ordinario di psicoterapia e psicologia del fenomeno mafioso dell’Università di Palermo; Stefano Ruggeri, professore ordinario di Procedura Penale; e Alessio Lo Giudice, professore ordinario di Filosofia del diritto.

“Violenza, onore, omertà sono i codici della ‘ndrangheta. All’interno delle famiglie rispettarli è un dovere che non si discute. Le madri crescono i figli per consegnargli un mondo fondato su questi valori, i figli sanno che un giorno dovranno fare il mestiere dei padri. Una catena familiare che si tramanda solida, affidabile, generazione dopo generazione”, si legge nella descrizione dell’iniziativa.

“Roberto Di Bella, giudice minorile di Reggio Calabria, in venticinque anni ha processato prima i padri e poi i loro figli. Sempre per gli stessi reati. Ha visto ragazzi che avevano avuto una luce nello sguardo procedere inesorabilmente verso una vita adulta fatta di violenza e carcere duro ed ha capito due cose. La prima è che la ‘ndrangheta non si sceglie, si eredita. La seconda è che non voleva più stare a guardare”, prosegue la nota.

“Bisognava dare a questi ragazzi un’opportunità. Farli tornare liberi di scegliere. Mostrare loro altri mondi, altre vite, un futuro ritagliato sui loro sogni e non sulle richieste di una società criminale. E l’unico modo per farlo era allontanarli dalla Calabria, dalla ragnatela di ricatti, repressione, allusioni che il loro nucleo familiare avrebbe messo in atto. Un percorso non sempre semplice, anzi, spesso faticoso e doloroso – spiegano i promotori del convegno – ma che ha restituito a molti ragazzi la possibilità concreta di una vita diversa da quella segnata dal carcere e della violenza dei loro padri”.

“Che possibilità ha un ragazzo, che nasce e cresce in una famiglia che fa parte di un contesto mafioso, di estraniarsi dall’ambiente dall’ambiente di provenienza? Attraverso le analisi del Professore Ruggeri, del Professore Lo Giudice e del Professore Lo Verso, l’intervento documentario della della Dottoressa Monica Zapelli, e grazie all’intuito, da parte del Giudice Di Bella, della operatività Dottoressa Baronello, cercheremo di dare una risposta a questa delicata domanda”, conclude la nota.

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