MESSINA. L’ex assessore alla Cultura e alla Scuola del comune di Messina Roberto Vincenzo Trimarchi, che ha rassegnato le dimissioni il 30 luglio per motivi familiari “non più conciliabili con la carica rivestita” ed è stato sostituito da Laura Tringali, è diventato esperto di Palazzo Zanca per le politiche scolastiche.

La motivazione dell’incarico (a titolo gratuito: “dal conferimento del suddetto incarico non scaturiscono oneri economici a carico del Comune“, specifica il decreto firmato dal sindaco Cateno De Luca) è che Trimarchi “ha svolto l’attività professionale di dirigente scolastico maturando una significativa esperienza in materia di istruzione e formazione scolastica e di politiche e di sistemi volti a garantire e migliorare la qualità dell’istruzione”, e che “il Comune è carente di figure professionali con elevata competenza nelle materie oggetto del presente incarico”.

Trimarchi, nel ruolo di assessore, continua il decreto, “ha maturato altresì una esperienza fondamentale per individuare i punti di debolezza delle scuole cittadine, ma anche per cogliere i punti di forza di quelle che stanno agendo bene e che stanno ottenendo buoni risultati, nonché per l’avvio del prossimo anno scolastico, tenendo conto della situazione di emergenza epidemiologica attualmente esistente; per l’edilizia scolastica, con riferimento anche a nuove soluzioni in tema di logistica e per l’innovazione digitale, anche con lo scopo di rafforzare contenuti e modalità di utilizzo delle nuove metodologie di didattica a distanza”, spiega il documento.

Ancora, “l’individuazione da parte dell’organo politico del soggetto cui conferire l’incarico si fonda essenzialmente su valutazioni di carattere fiduciario” e, si legge nel decreto, “ad oggi è stato nominato un solo esperto a titolo oneroso e numerosi esperti a titolo gratuito“. In riferimento a questo passaggio, nel decreto si cita una legge regionale del 1992 che disciplina gli incarichi da esperto, secondo cui nei comuni di dimensione demografica fino a 250.000 abitanti il loro numero non può essere superiore a tre. La stessa legge prescrive che “è corrisposto un compenso pari a quello globale, previsto per i dipendenti in possesso della seconda qualifica dirigenziale”.

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