MESSINA. “Il Consiglio Comunale ha approvato ad unanimità questa mattina la delibera di sostegno al DDL Zan che contrasta l’omobitransfobia e che, assieme ad altri colleghi, avevamo presentato un mese fa”. Così scrive il consigliere Alessandro Russo su Facebook, che infatti il 30 settembre aveva presentato insieme ad Antonella RussoCristina CannistràFelice Calabrò e Gaetano Gennaro un ordine del giorno in Consigli comunale con l’obiettivo di sollecitare il Legislatore del ddl Zan e impegnare la Giunta comunale a “promuovere azioni volte a favorire l’adozione di norme che tutelino la piena libertà e parità delle persone LGBT”.

“La Città di Messina si mette al fianco compattamente di quanti soffrono violenza, odio e soprusi solo per avere la “colpa” di amare o di essere donne. Si mette al fianco di quanti, tanti, in silenzio, nelle famiglie, nelle scuole, nei posti di lavoro, ovunque, in silenzio da troppo tempo subiscono odio o violenza solo per essere se stessi senza avere la possibilità di parlare e difendersi”, scrive ancora nel post.

“La Città di Messina – sottolineavano i consiglieri comunali nella premessa dell’ordine del giorno – è una comunità inclusiva e tollerante, che ha fatto dell’accoglienza e del rispetto verso le varie scelte di vita degli individui un obiettivo costante della propria azione politica ed amministrativa. La storia della nostra Città è tradizionalmente una storia di rispetto e di inclusione verso le diversità di qualsiasi natura, siano di provenienza geografica, che di credo, che di personale scelta di vita degli individui e che ha sempre rifiutato le discriminazioni cercando di agevolare l’inserimento nel contesto messinese di chiunque si trovasse in condizioni di emarginazione e di minorità sociale”.

“La comunità messinese intende ribadire il proprio rigetto di ogni forma di discriminazione basata sul genere delle persone e sulle proprie scelte di vita, contrastando gli atti di violenza, di intolleranza e di razzismo che abbiano ad oggetto le donne, i soggetti della comunità LGBTI e chiunque si trovi in situazione di minorità sociale ritenendo essenziale intervenire con chiarezza a tutela degli individui che versino in queste condizioni soprattutto alla luce dei fatti di violenza e di intolleranza di matrice omolesbobitransfobica che sono emersi con sempre maggiore clamore negli ultimi mesi”, proseguivano.

“La Convenzione di Istanbul (di cui l’Italia è firmataria dal 2013) impone agli Stati sottoscrittori di prevedere nei propri ordinamenti la previsione di fattispecie che criminalizzino le condotte sessiste che portino a fattispecie di violenza, ovvero lesive di diritti fondamentali e discriminatorie nel senso precisato dalla Convenzione medesima”, ricordavano ancora gli esponenti del civico consesso sempre nel documento.

“La presente mozione di indirizzo nasce da un’iniziativa condivisa a livello nazionale da alcuni partner della Rete RE.A.DY, di cui il Comune di Messina è parte aderente. La rete RE.A.DY (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), che attualmente conta 172 partner, è nata a Torino nell’ambito del Pride nazionale del 2006, quando la Città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, ha riunito rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni, tra Regioni ed Enti Locali da tutta Italia, con l’obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti; la Carta d’Intenti, che tutti i partner sottoscrivono al momento dell’adesione alla Rete, prevede che la Rete medesima si ponga  “come soggetto attivo per il riconoscimento dei diritti delle persone lgbt nei confronti del Governo centrale, sulla base delle numerose affermazioni contenute nelle risoluzioni e nei trattati dell’Unione Europea”; la presentazione congiunta e condivisa di questa mozione di indirizzo va in questa direzione”, tenevano a sottolineare.

“Il Comune di Messina, nel suo Statuto, riconosce come valore fondamentale della Comunità locale l’uguaglianza dei cittadini (intesa formalmente e sostanzialmente) senza alcuna distinzione di genere, di provenienza, di inclinazione o di credo religioso, impegnandosi ad informare le attività amministrative dell’Ente al rigoroso rispetto di questo valore fondamentale“, concludevano nel documento Alessandro Russo, Antonella Russo, Cristina Cannistrà, Felice Calabrò e Gaetano Gennaro.

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