MESSINA. Si è svolto giovedì 8 novembre 2017, nell’aula magna del rettorato dell’Università degli Studi di Messina, il IV seminario organizzato nell’ambito del progetto “Le(g)ali si può”, incentrato su prevenzione, reclutamento e strategie di contrasto contro la mafia.

Fra le tematiche trattate: l’Unione Europea e la tutela dei minori, da parte di Caterina Chinnici, europarlamentare già a capo del dipartimento per la giustizia minorile, nonché figlia della vittima di mafia Rocco Chinnici; la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata (la confisca dei beni gestiti dalla mafia), a cura di Giovanni Moschella, presidente del “Centro Studi e ricerche sulla criminalità mafiosa e sui fenomeni di corruzione nella P.A.” dell’Università di Messina; la legalità e la giustizia, due termini assolutamente diversi analizzati da Dario Caroniti, presidente Cop-Centro per l’Orientamento e il Placement dell’ateneo peloritano; i giovani, la mafia e la socità civile, tre educazioni a confronto e in conflitto, di cui ha parlato Mario Schermi, formatore dell’Istituto centrale di formazione del dipartimento di Giustizia Minorile; i quartieri difficili, il ruolo dell’associazionismo e del volontariato per allontanare i ragazzi dalla mafia, illustrata da Angela Rizzo, presidente dell’Associazione Cameris; il supporto delle attività dei centri educativi per minori e famiglie, spiegato da Tino Cundari, vice-presidente della coop Cas. A moderare il dibattito, la giornalista di “Tempostretto”, Francesca Stornante.

«È stato un dibattito incentrato sull’analisi delle dinamiche peculiari delle organizzazioni mafiose – commenta una studentessa dell’Università degli Studi di Messina – impreziosito dall’esperienza personale dei referenti, che hanno portato le loro testimonianze sulle modalità con le quali stanno combattendo le logiche mafiose tramite la rieducazione e le associazioni culturali».

L’iniziativa, rivolta principalmente a giovani, studenti, operatori sociali, legali e avvocati, è stata promossa dall’Associazione Bios (ente capofila del progetto) e finanziata dal Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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