MESSINA. Stavano “picchiettando” la facciata del celebre palazzo di via Catellammare una volta sede del Pci, per “tirare giù” gli intonaci ammalorati che di tanto in tanto, soprattutto in questi ultimi ventosissimi mesi, hanno fatto cadere calcinacci sul marciapiede. L’area era delimitata con il nastro bianco e rosso, ma il problema è che gli operai non erano provvisti con sé di autorizzazione.

La Polizia municipale ha così fermato i lavori in corso sulla facciata del palazzo di fronte alla Chiesa dei Catalani che si affaccia sulla Cesare Battisti, per anni sede della Sinistra giovanile, del Pci, poi del Pds e infine dei Ds, ma anche dei locali Guernica e Noa (tutt’ora operante). Da tempo, i balconi e le parti sporgenti dell’edificio erano state “confezionate” con la rete verde di protezione per evitare cadute di calcinacci.

“Devono mostrare l’autorizzazione per poter proseguire nei lavori”, spiegano dalla centrale operativa della Polizia municipale, “per questo i lavori sono stati fermati”. Sul posto era presente un responsabile della ditta che stava eseguendo i lavori: oltre a produrre documentazione per dimostrare che fossero autorizzati, dovranno provvedere a rimuovere i detriti.

Un palazzo, quello di via Castellammare, che reca una firma famosa, quella di Gino Coppedè, un artista eclettico che sviluppò un suo stile ornamentale che coincise, nella scelta di alcuni motivi, con i caratteri più immediati dello stile Liberty, ma non solo. Degli edifici messinesi da lui realizzati, quello dellʼex Pci è uno dei più conosciuti. Intorno al 2010, l’edificio, che comprende anche una soprelevazione fatta costruire proprio dagli esponenti del partito comunista messinese, fu messo in vendita.

 

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