MESSINA. È la festa più amata dai messinesi, trionfo di religiosità ma anche rito pagano, primordiale, precristiano, quella per la quale si è addirittura modificato il progetto originario del tram, l’opera che ha mutato per sempre il volto della città: è la Vara, la grande macchina votiva dedicata alla Madonna assunta, che viene portato in processione il 15 agosto di ogni anno, sin dal 1535, come culmine dei festeggiamenti in onore di Carlo V d’Asburgo, che dopo la conquista di Tunisi visitò Messina il 21 ottobre.
Il termine “vara” è la traslitterazione di “bara”, che sta ad indicare la bara dove giaceva il corpo della Dormitio Virginis (la Madonna Dormiente). La Vara è alta circa 13,5 metri e pesa sulle 8 tonnellate, ed è quasi certo che l’insigne scienziato Francesco Maurolico abbia suggerito alcuni dei meccanismi interni. La Vara infatti presenta al suo interno una serie di ingranaggi che, azionati manualmente, ne consentono i vari movimenti: viene portata in processione da centinaia di fedeli tramite delle lunghe corde che servono a farla trainare. Dette gomene, lunghe poco più di cento metri, sono tirate all’inizio da due gruppi di persone che fanno capo ai rispettivi capi corda; fino a qualche anno fa indossavano delle magliette di diverso colore (Blu e Marrone) ma adesso sono semplicemente di colore blu in onore della Madonna. Oggi la Vara parte da piazza Castronovo e prosegue nella via Garibaldi, mentre in passato transitava dalla Cortina del porto: tra i momenti più seguiti e suggestivi c’è la “girata”, il momento in cui la Vara si immette dalla Via Garibaldi in via I Settembre per giungere in Piazza Duomo e, a seconda della riuscita della manovra, si traggono auspici per tutto l’anno a seguire.
La “machina” è una grande struttura di forma piramidale che simboleggia l’assunzione in cielo della Vergine. Nella parte più bassa si trova la tomba della Madonna circondata dagli apostoli. Subito sopra vi sono degli angeli con dei ramoscelli d’ulivo in mano che girano insieme al sole e alla luna. Sulle loro teste, ancora altri angioletti e su di essi un globo stellato, che rappresenta il cielo, cinto dalla fascia dello zodiaco. Più sopra, infine, un cerchio con ancora altri angeli e in cima la figura di Gesù Cristo che tiene sul palmo della mano destra l’Alma Mater.
Anticamente gli angioletti della vara erano impersonati da bambini (spesso orfani degli istituti messinesi o figli di carcerati) mentre la Madonna in cima alla Vara era una ragazza vergine, scelta per sorteggio, che dopo avere completato il giro processionale senza cadere, aveva la possibilità di far liberare un condannato a morte. Anticamente, tutti i personaggi della Vara erano viventi: gli angeli erano nel ‘600 ben 150, ridotti ad un centinaio nel 1842 e solo dal 1866 vennero sostituiti con delle statue. Durante la processione del 1681 la piramide si ruppe: i due più in alto e quattro angeli caddero tra la folla restando miracolosamente illesi. Un episodio analogo si verificò nel 1738. A ricordo di questi avvenimenti alle spalle del Duomo fu edificato un monumento all’Immacolata tutt’ora esistente. Negli ultimi anni è stato ripreso l’uso di inserire alcuni personaggi viventi.
Giuseppe Pitrè, il più grande studioso di tradizioni popolari siciliano, così scriveva della Vara: “… Non vi ostinate a volerla tutta analizzare; contentatevi dell’insieme. La Bara va veduta mentre è in movimento; ferma, non vi da più che una pallida idea di se stessa. Quando cammina, gli interni congegni sono messi in moto, e le ruote girano in sensi diversi senza che voi possiate seguirne i particolari. Mentre in basso, nella piattaforma, un coro di angioletti percorre il gran disco, i dodici apostoli, senza muoversi attornano Maria, morta …”
Infine una curiosità: su Tripadvisor, la Vara ha ricevuto 211 recensioni. Non troppe, a dire la verità (l’orologio astronomico del duomo ne ha quasi 1400 e il duomo stesso veleggia ben oltre le mille, per esempio), ma tutte pressoché entusiastiche: le tre “pessimo” e l’unica “scarsa” (una e due stelle su cinque) provengono in massima parte da… messinesi.
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