Non siamo riusciti a tenere il conto di quanto successo nella settimana appena terminata. Siamo terribilmente confusi e per questo la playlist per tenere botta anche nei sette giorni appena partiti è tormentata, altalenante, passa dalla brusca realtà a momenti onirici e si impegna per tenere un profilo basso come un ladro di sogni, abusivamente intrufolatosi nella vostra testa nel giorno in cui a darvi il buongiorno è stata la sveglia del vostro iPhone. E invece, mentre maledite, in preda all’emicrania, il vostro superiore o quel collega che no cioè DAVVERO no, qui su LetteraEmme abbiamo saldato tra loro cinque brani per farvi scaricare le ultime tossine e rimettervi in forma. Oh, ma sia inteso: non c’è di che.

 

Cranberries – Animal instinct

 

Perché la scorsa settimana è iniziata male per tutti quelli che, almeno una volta nella vita, hanno canticchiato una canzone dei Cranberries. Non sono mai stati un gruppo simbolo di qualcosa ma hanno avuto un grande merito, quello di inserire in un contesto normale, un gruppo rock come ne nascevano tanti successivamente agli echi che arrivavano da Seattle, una voce molto particolare e probabilmente unica. Una voce che difficilmente poteva inserirsi in un contesto non-pop, qualora fosse mai stato un peccato essere accessibili a tutti. Dolores se n’è andata e la playlist di questa settimana non poteva non aprirla lei. Mancherai per sempre.

 

Ivan Graziani – Monna Lisa

 

 

Vocalità straordinaria mescolata ad apparente semplicità, un mix forte e importante specie se fanno da sfondo a un testo brillante, quello di Monna Lisa, brano che apre “Pigro”, disco pubblicato nel 1978 da Ivan Graziani, uno dei picchi più importanti di una carriera purtroppo mai decollata come avrebbe meritato. Monna Lisa racconta questa pseudo rapina del celebre dipinto, un episodio al limite del grottesco in cui emerge tutto lo spirito del cantautore che riempie la bocca del custode di biglietti del museo per farlo tacere e poi, incredibilmente, ritrovarsi quasi in trappola. Scenari che nascevano da una penna particolare, una penna troppo fuori dal suo tempo – ma non è mai troppo tardi per tributare il giusto e meritato applauso a un genio.

 

Manic Street Preachers – Your love alone is not enough (feat Nina Persson)

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Your love alone is not enough dei Manic Street Preachers (con la preziosa collaborazione di Nina Persson) è una canzone che a mio modo di vedere è la domenica delle canzoni. Il suono è aperto, la chitarra dipinge archi grintosi e assolutamente contrari a mollare, a cedere il passo; di contro, il testo già dal titolo, non richiama niente di buono. Si parte da una lettera di suicidio, ha confessato in un’intervista James Bradfield, il cantante dei Manics, una lettera che conteneva queste parole – il resto è venuto da sé. Come una domenica che è segnata di rosso, è giorno di festa, e poi magari ti riserva quel brutto pensiero che è finita la pacchia (però qui, anziché il collega di cui sopra, c’è la Persson).

Our Lady Peace – Hiding place for hearts

 

Dal Canada con furore e tanto amore: personalmente adoro gli Our Lady Peace, uno di quei gruppi che in più di vent’anni di carriera ha mostrato evoluzioni decise del proprio sound, correggendo qua e là errori emersi in corso d’opera. Somethingness EP vol I (fuori dalla scorsa estate) è un ottimo punto di incontro per i fan della prima ora innamorati del falsetto di Raine, vero marchio di fabbrica dei primi quattro dischi, e quelli che li hanno conosciuti con le hit più catchy, come quella Angels/Losing/Sleep che in Italia era la colonna sonora dello spot di un amaro. Hiding place for hearts, invece, è per tutti noi che in quel “never give up” ripetuto nel bridge cerchiamo nuova benzina per metterci all’opera. E così sia.

 

Chromatics – Shadow

 

Per chi ha amato l’ultima stagione di Twin Peaks, Shadow è diventato un istant classic. Le sonorità molto lynchane e la voce deliziosa di Ruth Radelet sono un ottimo modo per far calare definitivamente il sipario sulla settimana trascorsa e sperare che questa nuova sia migliore. Una chiusura/apertura soft, uno dei modi più eleganti al mondo per augurare bei sogni, per abbassare una saracinesca emotiva dentro la quale custodire cose buone e meno buone degli ultimi sette giorni perché, come detto a chiare lettere nel brano, la tua immagine è stata tolta dalla cornice e quel ricordo, ormai, è solo il sogno di un qualche sconosciuto che non abbiamo mai incontrato.

 

 

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