È stata la settimana di Sanremo. Ve ne siete accorti? Vi ha appassionato? Bene, una volta che avrete risposto a queste due domande potremo cominciare a parlare di musica. No, dai: Sanremo è un evento totalmente irrinunciabile, ma proprio per questo qui nella playlist settimanale di LetteraEmme abbiamo deliberatamente evitato di parlarne la scorsa settimana e non intendiamo cambiare il nostro mood, anche perché chi verga queste righe si trova fuori dall’Italia da qualche giorno e tra qualche ora si andrà a vedere Kendrick Lamar e James Blake. Come affrontare quindi questo lunedì e, più in generale, tutta la settimana? È presto detto: con questi brani che vi aiuteranno a ritrovare la via di casa.
The Who – Behind Blue Eyes
Qui in Inghilterra fa frescone, un fresco che quando entra nelle ossa taglia in due. E a tagliare in due è anche l’atmosfera di Behind Blue Eyes, uno dei brani più famosi e riusciti degli Who, gruppo inglese che ha insegnato a mezzo mondo cosa fosse la musica. Nel 1971 esce come singolo, estratto da quel capolavoro di Who’s next, titolo che nella discografia del gruppo britannico si posiziona tra due opere rock come Tommy e Quadrophenia ma, anche in assenza di una trama che faccia da sfondo ai riff di Townshend, riesce pienamente a darci il benvenuto in questo assonnato lunedì, in cui ci sentiamo alla ricerca di qualcosa ma non sappiamo cosa.
Danger Mouse & Sparklehorse feat Suzanne Vega – The man who played God
Intendiamoci, qua il tempo è grigio quasi ogni giorno, anche quando c’è il sole. Eppure nulla sarà mai più scuro di Dark night of the soul, progetto di Danger Mouse e di quel genio di Sparklehorse (nome d’arte di Mark Linkous), un uomo che ha inserito elegantissima malinconia in ogni nota che abbia mai pubblicato. Qui, con Suzanne Vega alla voce, troviamo un brano delicato e armonioso, estratto da un disco che si è portato dietro tante polemiche e che, prima della morte di Linkous, incontrò molte difficoltà nell’essere commercializzato. Poi uscì ufficialmente e fu meraviglia, la meraviglia di una settimana aperta da questa melodia.
Andrea Nardinocchi – Un posto per me
Dicevamo di Sanremo nell’intro — qui andiamo un po’ indietro nel tempo. Andrea Nardinocchi ha partecipato a Sanremo Giovani qualche anno fa, poco dopo il riuscitissimo Un posto per me, primo singolo ufficiale uscito per l’etichetta Giada Mesi. Andrea poi ha inciso un altro disco nel 2015 e da allora si è preso qualche tempo, tornando di nuovo fuori negli scorsi giorni con Sanremo Amore Scusa, un brano con una storia importante dietro, a livello personale e non solo. Eppure qui ci mettiamo Un posto per me, perché anche il video ci fa capire come sì, in fondo in questa vita spesso niente è come sembra e dobbiamo essere noi bravi a trovare il modo giusto per leggere la nostra storia.
Kendrick Lamar – ELEMENT
Questa playlist sarà fuori mentre io sarò in coda alla O2 Arena, perché la prima data londinese del DAMN. tour è di lunedì, e questo fa capire come non tutti i lunedì siano uguali. Come Nardinocchi, alla ricerca di un posto per sé, Kendrick ha le idee limpide e in questa ELEMENT. lo ribadisce a chiare lettere: qualunque cosa succederà, qualunque sfida possa arrivare sulla sua strada nessuno riuscirà a cambiarlo, a portarlo via dal suo elemento. Uno dei momenti fondamentali del suo DAMN., che dopo l’incredibile To pimp a butterfly è uscito carico di aspettative. Spiazzante, con una musicalità completamente differente, ma sempre al top.
The Lonely Island – Finest Girl
La ricerca di noi attraverso la musica deve avere un fine. Siamo arrivati alla fine del nostro percorso, e come dei mattacchioni chiudiamo il tutto con la Bin Laden’s song, un brano esplicitamente satirico e boccaccesco come pochi, per chi mastica la lingua d’oltremanica. Ottenuto il successo con Jizz in my pants e I just had sex, i Lonely Island hanno pubblicato nel 2016 questo brano che fa parte della colonna sonora di un film chiamato Popstar: Never stop never popping. Non so onestamente di cosa tratti il film (una volta visto The Room perdi interesse in tutto il resto), ma il brano in cui una ragazza chiede al cantante di essere “fucked” come il governo americano “fucked Bin Laden” merita di essere presente nelle cinque canzoni per salvare il vostro lunedì perché alla fine del video Andy Samberg si rende conto di avere vissuto una realtà alternativa e, in fondo, il lunedì è la speranza di tutti noi.