Ok, è lunedì: nella lista delle tendenze social ci è imposto l’odio verso questa giornata, simbolo del rientro al lavoro, e questa playlist, come ormai saprete, ha il duro compito di indorarvi una pillola che però, qualora non esistesse, implicherebbe la fine del mondo.

Pensateci: un asteroide colpisce il sole, la stella delle stelle esplode e il mondo finisce. Non sono sicurissimo onestamente della fattibilità del tutto (fact-checking in vista, piani alti di LetteraEmme?) ma, insomma, forse adesso vedrete il lunedì con un occhio diverso; qualora, però, non fosse stato abbastanza, ecco qua cinque canzoni per sopravvivere a un’altra settimana di studio, lavoro o qualsiasi altra cosa facciate per occupare gli spazi del vostro Google calendar.

 

Yakamoto Kotzuga – All these things I used to have

 

 

Il nome inganna, la bravura forse pure: Yakamoto Kotzuga non ha gli occhi a mandorla, non viene dal continente asiatico, è italianissimo e, nonostante un talento già incredibile, è del 1994. La delicatezza del tocco crea atmosfere dal respiro internazionale, il gusto e la ricercatezza del suono impostano una struttura armonica, armoniosa e onirica tale da scomodare paragoni importanti con colleghi più anziani e di livello mondiale. All the things I used to have è un singolo del 2014, uscito un anno prima di Usually nowhere, il suo primo disco ufficiale. Giovedì scorso è uscito il nuovo pezzo di Mecna, Pratica, in cui ha confezionato la produzione (un altro gioiellino), ma per iniziare al meglio la settimana bisogna stare tranquilli e non sentire voci prima del decimo caffè.

 

Liberato – Me staje appennenn’ amò

 

 

Un bel po’ più casinaro, ma freschissimo — sia come suono che come uscita. Liberato non siamo ancora riusciti a capire chi sia davvero, se Livio Cori, Calcutta o Emanuele Cerullo, il poeta di Scampia; non ci siamo riusciti e probabilmente neanche ci importa saperlo, perché anche il quarto singolo ha fatto centro nei nostri cuori, cuori feriti dall’ennesima storia d’amore finita male dell’anonimo partenopeo che stava tutt’I love you e poi s’è trovato da solo. “‘Int”o core nun sent’ nient’ co’ volume d”e cuffiett’ a vint'” è un passaggio di fondamentale importanza, nonché il ritratto pressocché fedele di una generazione che sfoga il proprio malessere emotivo nel trittico Spotify-smartphone-cuffie.

 

The Zen Circus – Catene

 

 

“Manca il lieto fine”, esordisce Appino nel brano che segna il ritorno degli Zen Circus sulle scene. Catene anticipa Il fuoco in una stanza, disco in uscita il 2 marzo per Woodworm/La Tempesta, ritorno pesante dopo aver fatto scoppiare, nel settembre 2016, la terza guerra mondiale. Il brano è intriso di ruggente malinconia, è personale ma accessibile a tanti se non addirittura a tutti, ma richiede attenzione all’ascolto per non essere travolti da un fiume di parole senza sapersi orientare. In un momento in cui una parte di musica italiana si muove verso suoni asciutti e testi che sembrano haiku, serviva un brano simile per svegliare dal torpore chi, invece, non vedeva l’ora di sentirsi di nuovo emotivamente scosso.

 

…and you will know us by the trail of dead – Another morning stoner

 

 

È un rischio, se siete in ufficio magari non mettetela ad alto volume, non sareste capiti e il vostro collega vi ischerzerebbe tempo zero per il nome del gruppo che state ascoltando. Per comodità chiamiamoli Trail of dead, per semplicità fatevi prendere a schiaffoni da uno dei singoli del disco forse più famoso del gruppo, quello che nel 2002, sotto Interscope, ne segnò il successo: Source, tag & codes è l’album da metter su quando siete in macchina e state andando a guardare la vostra squadra del cuore, quando volete caricarvi in modo bestiale e cercate musica adatta per accompagnarvi. Certo, poi quando il collega vi chiede il nome del gruppo è problematico, ma voi a quel punto sarete pronti a ruggirglielo in faccia.

 

Jim Johnston – Are you ready?

 

 

Dopo esserci sfogati, è tempo di divertirci: lunedì scorso in America è andata in onda la puntata celebrativa del 25° anniversario di Raw, e questo brano della Chris Warren Band (benché il credito principale sia di Jim Johnston, il boss della musica in seno alla WWE) è quello che abbiamo scelto sia per celebrare noialtri il compleanno dello show, ma anche per chiudere la playlist. “Are you ready?”, ce lo chiediamo la mattina quando suona la sveglia, quando davanti allo specchio vediamo che ancora non siamo pronti e il tempo scorre. L’importante è ricordarsi che siamo nel mondo reale e non possiamo agire come la DX andando dal capo dicendo, in parole poverissime, dove può infilarsi il suo pensiero. Ma, per questo, confidiamo nel vostro buon senso.

 

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